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La Luce Positiva: il Ruolo della Collaboratrice Domestica dell’Assistenza agli Anziani a Roma

Nella nostra società invecchiata, le figure professionali dedite all’assistenza degli anziani assumono un ruolo sempre più importante.

Tra queste, la badante a Roma spicca per l’impatto vitale e positivo che può avere sulla vita delle persone anziane.

Lavorando spesso a stretto contatto con l’assistito, la badante convivente può offrire non solo un aiuto pratico, ma anche un sostegno emotivo fondamentale.

Il ruolo della badante va ben oltre le mansioni di base come l’assistenza nelle attività quotidiane, l’igiene personale o la preparazione dei pasti.

Infatti, la badante può diventare un faro di positività, un punto di riferimento emotivo e sociale per la persona anziana.

In primo luogo, la presenza anche di una badante a ore può aiutare a combattere la solitudine, uno dei problemi più comuni tra gli anziani, vivere da soli o lontani dai propri cari può infatti essere alienante e portare a sentimenti di isolamento.

La badante, con la sua presenza costante e rassicurante, può aiutare a alleviare questi sentimenti, offrendo compagnia e conforto.

La mera presenza di qualcuno che ascolta, parla e condivide parti significative della giornata può portare una luce luminosa nella vita di una persona anziana.

Inoltre, la badante può essere un potente stimolo cognitivo. Attraverso la conversazione, la lettura, la condivisione di storie o persino la risoluzione di semplici enigmi o giochi, la badante Alzheimer può aiutare a mantenere viva la mente dell’anziano e a ritardare l’insorgenza di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

La badante può anche incoraggiare un maggiore livello di attività fisica.

Non si tratta necessariamente di fare esercizio in senso tradizionale, ma piuttosto di incoraggiare l’anziano a muoversi di più, che si tratti di passeggiare in giardino, fare piccole faccende domestiche o semplicemente alzarsi e camminare più volte al giorno.

Questo non solo può migliorare la salute fisica, ma può anche portare a un aumento della positività e del benessere mentale.

Infine, la badante può essere un ponte tra l’anziano e il resto del mondo.

Può aiutare a mantenere i contatti sociali, organizzare visite di amici o parenti, o facilitare le comunicazioni a distanza attraverso strumenti digitali. In questo modo, l’anziano non solo si sentirà meno isolato, ma avrà anche l’opportunità di rimanere attivamente coinvolto nella sua rete sociale.

Ma, va sottolineato, l’impatto positivo non è unidirezionale.

Anche la badante può trarre grande soddisfazione dal suo lavoro. Aiutare qualcuno a vivere con dignità e felicità, assistere i progressi, piccoli o grandi che siano, e costruire un rapporto di fiducia e rispetto reciproco può essere immensamente gratificante.

Tuttavia, per svolgere al meglio il loro ruolo, le badanti hanno bisogno di essere sostenute e formate adeguatamente.

Questo include una formazione adeguata sulle specifiche necessità degli anziani, l’accesso a risorse per la gestione dello stress e il benessere mentale, e un riconoscimento adeguato del loro valore e del loro contributo alla società.

Inoltre, è essenziale che vengano trattate con rispetto e dignità, con un’adeguata retribuzione per il loro lavoro e condizioni di lavoro eque.

 

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Roma, Intervista alla Badante ad Ore

Raccontiamo la storia della badante a Roma Olena.

Intervistatore: Ciao, grazie per aver accettato di parlare del tuo lavoro oggi. Puoi presentarti brevemente?

Badante: Certo, ciao. Mi chiamo Olena e sono una badante a ore. Attualmente lavoro per un gentiluomo, il signor Giuseppe, che ha la demenza.

Intervistatore: Grazie Olena. Potresti descrivere una normale giornata di lavoro con il signor Giuseppe?

Badante: Arrivo a casa del signor M. alle 8 del mattino. Iniziamo la giornata con una colazione equilibrata, che preparo per lui secondo le sue preferenze e i consigli del suo dietologo. Questo è seguito da un periodo di igiene personale, durante il quale lo aiuto a lavarsi, vestirsi e, se necessario, curare la sua barba.Dopo, mi occupo delle faccende domestiche, come pulire la casa, fare il bucato, e a volte fare anche la spesa. Preparo poi il pranzo, tenendo conto delle sue esigenze dietetiche. Dopo pranzo, aiuto il signor M. a riposarsi, e a volte leggiamo insieme o guardiamo la televisione.

Intervistatore:Mi sembra che tu abbia una routine abbastanza impegnativa. Come gestisci le sfide di assistenza che la demenza comporta?

Badante: La demenza può essere molto difficile da gestire, è vero. Ma la chiave è la pazienza e la comprensione. Ho frequentato diversi corsi di formazione su come assistere le persone con demenza, e ho imparato che mantenere una routine quotidiana può aiutarli a sentirsi più sicuri e meno ansiosi. Inoltre, mi assicuro sempre di comunicare con lui in modo chiaro e semplice, e di mostrare empatia per i suoi sentimenti.

Intervistatore:Mi hai accennato che ti piace fare passeggiate con il signor M. Puoi parlarci un po’ di più di questi momenti?

Badante: Certo, le passeggiate sono una parte molto importante della nostra routine. Il signor M. adora il parco vicino alla sua casa e lo aiuta a rimanere attivo. Durante le nostre passeggiate, parliamo di varie cose: a volte dei suoi ricordi, altre volte delle persone che vediamo o dei fiori che sbocciano. Questi momenti aiutano a stimolare la sua mente e a mantenerlo coinvolto con il mondo esterno. Per me, queste passeggiate sono un modo per connettermi con lui su un livello personale, e a volte sono i momenti più gratificanti del mio lavoro.

Intervistatore: Questo suona molto bello Olena. Qual è la parte più gratificante del tuo lavoro?

Badante: Beh, ci sono molti aspetti gratificanti nel mio lavoro. Ma penso che la cosa più gratificante sia sapere che sto facendo la differenza nella vita di una persona ogni giorno. Lavorare con il signor M. non è solo un lavoro, ma un’opportunità per arricchire la sua vita con cura e compagnia. Quando vedo che sorride, quando sento che apprezza la mia presenza e il mio aiuto, è veramente gratificante. Nonostante le sfide, sapere di essere un sostegno per qualcuno che non può prendersi cura di sé è un sentimento molto potente.

Intervistatore: Si può percepire la tua dedizione e il tuo amore per quello che fai. Come gestisci i momenti più difficili?

Badante: È inevitabile che ci siano momenti difficili. A volte, il signor M. può diventare confuso o agitato, e può essere emotivamente impegnativo. In quei momenti, cerco di rimanere calma e paziente, assicurandomi che sia al sicuro. Cerco inoltre di ricordare che il suo comportamento è un sintomo della sua condizione, non una riflessione su di me o su di lui come persona. Quando è particolarmente difficile, trovo conforto nel sapere che posso chiedere aiuto e consigli ai professionisti della salute e ad altre persone che hanno esperienze simili.

Intervistatore:Quella è sicuramente una prospettiva molto matura e comprensiva. Hai qualche consiglio per coloro che potrebbero considerare un lavoro simile al tuo?

Badante: Sì, direi che se stai considerando un lavoro come badante, è importante che tu abbia una vera passione per aiutare gli altri. È un lavoro che richiede molta pazienza, empatia e resistenza emotiva. La formazione è anche molto importante. Imparare il più possibile sulla demenza e su come fornire cure efficaci può fare una grande differenza. Infine, ricorda di prenderti cura di te stesso. Il burnout può essere un problema reale in questo campo, quindi è importante trovare un equilibrio e prendere tempo per rilassarsi e recuperare.

Intervistatore:Grazie Olena. È stato molto illuminante parlare con te e apprezziamo il tuo prezioso lavoro.

Badante: Grazie a te. Mi sento molto fortunata a fare quello che faccio e spero che la mia esperienza possa aiutare gli altri a capire meglio cosa significa essere una badante.

 

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Anziano con Demenza Senile a Roma: le Cure della Badante assunta in Regola

La demenza senile è una condizione medica complessa che colpisce principalmente gli anziani, causando una progressiva perdita di memoria, capacità cognitive e funzioni quotidiane.

La gestione da parte di una badante a Roma  di un anziano affetto da demenza senile richiede una comprensione approfondita della malattia e un approccio olistico che tenga conto delle esigenze fisiche, emotive e sociali del paziente.

In questo articolo, esploreremo nel dettaglio la demenza senile, i sintomi associati e forniremo indicazioni alle badanti conviventi su come gestire al meglio questa condizione.

La demenza senile, nota anche come demenza tipo Alzheimer, è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dalla progressiva perdita delle funzioni cognitive.

Colpisce principalmente gli anziani, ma può manifestarsi anche in persone più giovani.

La causa esatta della demenza senile non è ancora chiara, ma si ritiene che sia il risultato di una combinazione di fattori genetici, ambientali e dello stile di vita.

La malattia provoca danni alle cellule cerebrali, interferendo con la trasmissione dei segnali neurali e causando la morte delle cellule stesse.

I sintomi della demenza senile possono variare da persona a persona, ma di solito includono:

  • Perdita di memoria a breve termine
  • Difficoltà nel pensiero astratto
  • Difficoltà nella comunicazione
  • Cambiamenti nell’umore e nel comportamento
  • Perdita delle capacità di svolgere attività quotidiane

Detto questo la gestione di un anziano con demenza senile richiede un approccio comprensivo e adattabile.

Ecco alcune linee guida utili allo svolgimento di un lavoro per una badante Alzheimer il più adeguato possibile.

  1. Educazione e comprensione: le badanti devono informarsi sulla demenza senile per comprendere meglio i sintomi, le sfide e le strategie di gestione.
  2.  Ambiente sicuro: creare un ambiente sicuro e familiare per ridurre i rischi di cadute, incidenti domestici e confusione.
  3. Routine strutturata: stabilire una routine giornaliera prevedibile può aiutare a ridurre l’ansietà e la confusione nel paziente. Mantenere una routine per le attività quotidiane come il sonno, l’alimentazione e l’igiene personale può favorire un senso di sicurezza e stabilità.
  4. Comunicazione chiara e semplice: parlare in modo chiaro, utilizzando frasi brevi e semplici, può facilitare la comprensione del paziente. Evitare di affrettarsi o di sovraccaricare di informazioni può contribuire a mantenere una comunicazione efficace.
  5. Stimolazione cognitiva: incoraggiare attività che stimolino la mente del paziente, come giochi di memoria, puzzle o lettura. Questo può aiutare a mantenere attive le funzioni cognitive e ritardare il declino cognitivo.
  6. Assistenza medica e farmacologica: consultare un medico specializzato nella gestione della demenza senile è fondamentale. Il medico può raccomandare farmaci per controllare i sintomi e offrire suggerimenti per affrontare specifiche sfide mediche.

 

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Stimolazione Cognitiva e l’Aiuto delle Badanti a Roma

La stimolazione cognitiva e sociale degli anziani di Roma da parte delle badanti è estremamente importante per promuovere un benessere complessivo e mantenere la qualità della vita degli anziani.

Queste attività non solo aiutano a mantenere attiva la mente degli anziani, ma favoriscono anche l’interazione sociale, che è essenziale per il loro benessere emotivo.

La demenza e altre condizioni cognitive possono portare a una perdita di memoria, confusione e difficoltà nel mantenere le abilità cognitive.

Le attività di stimolazione cognitiva possono aiutare a rallentare il declino cognitivo e migliorare la funzione cerebrale residua.

Esistono molti giochi e attività progettati specificamente per stimolare la memoria, l’attenzione, il ragionamento e altre funzioni cognitive:

  • I puzzle possono aiutare a migliorare la capacità di problem solving e la concentrazione, mentre i cruciverba possono stimolare la memoria lessicale e l’abilità di associazione.
  • Le attività creative, come il disegno, la pittura o il fare lavori manuali, sono ottime per stimolare la creatività e favorire l’espressione personale, oppure si può coinvolgere gli anziani in attività di giardinaggio.
  • La lettura e la scrittura sono altre attività che possono offrire stimolazione cognitiva agli anziani; di libri, giornali o riviste può mantenere la mente attiva e aiutare a migliorare la memoria, l’attenzione e le capacità di comprensione.
  • La musica e la danza sono forme di attività che coinvolgono sia la mente che il corpo. Ascoltare la musica preferita può evocare ricordi e stimolare l’umore positivo.
  • Fare esercizi semplici e sicuri, come le camminate, lo yoga o la ginnastica dolce, possono offrire questi benefici.
  • Le attività sociali sono un altro elemento cruciale nella cura degli anziani. La solitudine e l’isolamento possono portare a problemi di salute mentale come la depressione e l’ansia. Partecipare a eventi sociali, come gruppi di hobby, club del libro o incontri religiosi, possono fornire opportunità per interagire con gli altri, condividere interessi e mantenere le competenze comunicative.
  • Le visite regolari di amici e parenti possono anche migliorare il benessere emotivo.
  • coinvolgere gli anziani nelle attività quotidiane può dare loro un senso di indipendenza e autostima. Questo può includere attività come cucinare, fare le pulizie o fare la spesa. Soprattutto per gli anziani con demenza, le routine quotidiane possono offrire un senso di struttura e sicurezza.

Naturalmente ogni individuo è unico, quindi è importante personalizzare queste attività in base ai loro interessi, capacità e limitazioni fisiche.

Le badanti dovrebbero sempre cercare di promuovere un ambiente di rispetto e di pazienza, incoraggiando gli anziani a partecipare alle attività nel loro ritmo e nel rispetto dei loro limiti.

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Roma, la Badante e la Demenza Senile

Quando si tratta di gestione degli anziani dobbiamo sempre tenere presente che essi presenteranno delle patologie e che quindi la badante a Roma debba conoscerle e sapere come gestirle.

Parliamo di una patologia, la demenza senile.

La demenza senile si manifesta con un deterioramento globale, progressivo e legato ad alterazioni organiche del cervello, di tutte le attività psichiche e del comportamento, con particolare cedimento delle funzioni intellettive, affettive e volitive. L’insorgenza della malattia, eccetto i casi che fanno seguito a un grave trauma, è insidiosa e l’andamento di solito, ma non necessariamente, è cronico e irreversibile.

È caratterizzata dal costante deterioramento delle capacità intellettive, delle abilità psicomotorie, comprese la scrittura e il linguaggio, del controllo degli sfinteri e da un declino cognitivo.

Le modificazioni patologiche a livello dell’encefalo sono:

  • perdita neuronale
  • atrofia generalizzata 
  • comparsa di nuovi elementi strutturali, quali le placche senili
  • la degenerazione granulo vacuolare
  • gli intrecci neurofibrillari neuronali

La prima cosa da fare è educare la badante sulla demenza senile; è fondamentale che la badante convivente comprenda appieno la demenza senile.

Ciò include conoscere i sintomi tipici, come la perdita di memoria, la confusione, i problemi di linguaggio, l’aggressività e la depressione.

La comunicazione con una persona con demenza può essere difficile a causa dei problemi di linguaggio e di comprensione.

La badante dovrebbe utilizzare un linguaggio semplice e chiaro, parlare lentamente e fornire istruzioni step-by-step.

È importante anche ascoltare attentamente e mostrare pazienza e rispetto durante le conversazioni.

Le persone con demenza beneficiano di una routine stabile e prevedibile.

Possono essere soggette a cadute e incidenti domestici a causa della perdita di equilibrio e della confusione, quindi la badante dovrebbe assicurarsi che l’ambiente in cui il paziente vive sia sicuro.

La badante deve sapere che le persone con demenza possono dimenticare di mangiare o bere e di conseguenza devono assicurarsi che il paziente riceva pasti nutrienti e che sia adeguatamente idratato.

Oltre magari a preparare cibi facili da masticare o assistere durante i pasti, se necessario.

È importante incoraggiare l’indipendenza e rispettare la dignità del paziente, consentendo loro di fare quello che possono autonomamente e offrendo assistenza solo quando necessario, quindi la badante aiuta il paziente durante il bagno, l’igiene personale, il vestirsi e il pettinarsi, magari non sovrapponendosi a lui ma con un iniziale controllo.

Le persone con demenza possono trarre beneficio da attività che stimolano la mente e mantengono l’interesse e l’engagement; l’assistente badante può organizzare attività come puzzle, giochi da tavolo, lettura, ascolto di musica, guardare vecchi album di foto o fare passeggiate all’aperto.

La demenza può manifestarsi attraverso dei comportamenti problematici come l’aggressività, l’agitazione, l’errare senza meta o l’irrequietezza , la badante deve saper gestire tali comportamenti in modo efficace; per esempio può includere tecniche di distrazione, creare un ambiente calmo e sicuro, offrire comfort e rassicurazione, o utilizzare la terapia occupazionale.

Naturalmente alla fine di tutto si sa che essere una badante di una persona con demenza può essere estenuante e stressante; per questo deve riuscire ad avere il suo spazio e il suo riposo, dove potersi prendersi cura di sé stessa per evitare l’esaurimento fisico e emotivo.

 

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Un Consiglio da Manuale a Roma: Quando forse è Meglio non Prendere la Badante

A volte le famiglie rendendosi conto di non poter più seguire da sole il congiunto, decidono di prendere una badante, molto controvoglia.

Dapprima si rivolgono al passaparola e hanno un’esperienza pessima, la badante di Roma li lascia dopo pochi giorni e allora si rivolgono a un’agenzia, ritenendo sicuramente a ragione, che abbiano personale più selezionato e competente.

Queste famiglie si sono rivolte all’agenzia perché prima sono passati da una badante in nero, si sono trovati male ed è nato il senso di colpa di colpa e quindi si sono rivolte all’agenzia, pensando che fosse tutto più facile perché sono professionisti.

Va male con la prima, ne provano una seconda, poi una terza e poi una quarta finché capiscono che non è colpa delle badanti, né delle agenzie, ma che è il momento di inserire l’anziano in RSA.

Ed ecco che la famiglia si arrabbia: la badante è cattiva e, se c’è di mezzo l’agenzia, la colpa sarà sicuramente dell’agenzia.

Quando c’è necessità di trovare un cattivo, un capro espiatorio, sarà la badante o ancor meglio l’agenzia.

La famiglia deve rendersi conto che, per poterlo tenere in casa e affidarlo a una badante, l’anziano deve essere di un certo tipo, ma è difficile arrendersi all’evidenza: non è mai colpa dell’anziano, lui è una persona ottima, è colpa della badante che non lo sa capire che lo fa innervosire, che è incompetente.

Questo è dovuto, in parte, allo scatenarsi di quei sensi di colpa visti in precedenza.

Ebbene, il senso di colpa è fisiologico, fa parte della natura umana.

Uno può essere duro o superficiale, ma se il genitore sta male è naturale che voglia stargli accanto e inizia la dinamica tra un po’ se ne andrà, è arrivato il momento in cui mio papà non sta più bene, sta diventando vecchio, ora tocca a me aver cura di lui, io non riesco perché lavoro e sono ingabbiato nella società crudele.

La famiglia, il figlio è costretto a chiedere aiuto, vuole il meglio, ma è necessario anche fare i conti col portafoglio: né la badante, né tantomeno le strutture, almeno le buone strutture, sono alla portata di tutti, anche se si hanno dei buoni stipendi.

Arrendersi all’evidenza, con tutto ciò che comporta, è sempre dura, non è cosa che si può decidere in un giorno, a meno che non succeda qualcosa di veramente grave.

Se l’anziano è instabile, se rifiuta di mangiare nonostante la badante, se sputa le medicine e diventa violento, non si può continuare a tenerlo in casa.

Succede non così di rado che l’anziano minacci la badante col coltello.

In genere non succede niente di grave, veramente, ma è sempre un pericolo.

La badante deve chiudersi nella sua stanza chiamare immediatamente il 118 e poi la famiglia.

Se c’è un problema psichico, se l’assistito diventa violento, non si può pensare di continuare a lasciarlo a casa.

La famiglia deve essere sempre chiara sulla situazione, spiegare esattamente alla badante cosa deve fare e come deve comportarsi, preparando un protocollo da seguire, in modo da prevenire situazioni estreme.

La famiglia deve assolutamente informare la badante se esiste una possibilità di questo tipo.

Dire: «Mio papà si agita» non vuol dire niente.

Che significa? Si agita e gli si alza la pressione, ha crisi di ansia, oppure diventa in qualche modo aggressivo, verbalmente o addirittura fisicamente?

È possibile gestire la violenza verbale: ci sono un sacco di anziani che prendono a parolacce la badante, ma se si riesce a trovare la badante che, avvisata dalla famiglia, si fa scivolare queste cose, allora si può fare, ma se diventa aggressivo fisicamente, prende il bastone e lo dà addosso alle persone, se prende il coltello e minaccia, non si può lasciare in casa, agenzia o badante non possono prendere il servizio, l’anziano va in struttura.

Se l’anziano con Alzheimer scappa, non si può pensare di affidarlo a una singola persona, per quanto preparata, e va in struttura.

La badante non può chiudere l’anziano in casa perché è sequestro di persona, ma allo stesso tempo diventa legalmente pericoloso se la badante se lo perde.

Così come non si può prendere un anziano terminale: si è già ripetuto che la badante non è un’infermiera, quindi l’anziano terminale deve andare in struttura, dove ci sono cure palliative ed è assistito ventiquattro ore su ventiquattro ma, se ha veramente poco da vivere, vicino a lui è giusto che rimanga la famiglia.

Se l’anziano viene nutrito col sondino, non parla o è in stato vegetativo, la badante non serve.

L’anziano non deve essere accompagnato nei suoi ultimi momenti da un estraneo.

Bisogna accettare che, se il proprio familiare ha bisogno di un contenimento diverso da quello della badante, non gli si sta facendo del male a metterlo in struttura, gli si sta salvando la vita.

Quindi bisogna sempre tenere presente che ci sono casi in cui la badante non è la soluzione.

 

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Il Manuale della Badante a Roma: la Gestione del Malato di Demenza

Di seguito un piccolo vademecum per la gestione quotidiana del malato di Alzheimer non in fase terminale che può aiutare la badante di Roma a organizzare al meglio il suo prezioso lavoro di accudimento:

  1. Procurarsi delle lavagnette o dei bloc-notes a quadretti dove annotare l’elenco delle cose da fare ogni giorno e gli orari, meglio se in stampatello e a colori, e posizionarle in bella vista. Si potrà quindi definire una sorta di routine della giornata (colazione, passeggiata, esercizi, pranzo, medicine, di nuovo passeggiata ecc.)
  2. Eliminare dagli ambienti domestici tutti gli elementi che potrebbero causare danno all’assistito, un po’ come si fa per i bambini piccoli, e cercare di precludere loro l’uso di cucina, gas, fornelli ecc. Anche la rimozione degli specchi può essere molto utile: infatti i pazienti affetti d’Alzheimer tendono a non riconoscersi allo specchio e l’immagine può provocare molta agitazione
  3. Tenere una luce accesa di notte può favorire un clima più distensivo che può conciliare maggiormente il sonno.
  4. Sistemare in zone protette (off limits per l’assistito) medicine e prodotti potenzialmente tossici, inclusi i detersivi.
  5. Attenzione anche al bagno: mai permettere loro di chiudersi in bagno o di lavarsi da soli.
  6. Lasciare l’incombenza della spesa a familiari o a terza persona, quindi avere sempre una lista pronta e cucinare una o due volte alla settimana porzionando le pietanze e sistemandole in congelatore. Se l’assistito/a è in grado di uscire, si può andare insieme a fare la spesa. Le persone con Alzheimer perdono presto il gusto del cibo e diventano inappetenti, per questo è utile studiare dei menù semplici ma gustosi, che possano stuzzicare l’appetito, magari facendo leva sulla memoria. In questo i familiari potranno essere di grande aiuto, sia per suggerire alla badante delle ricette, che portando al congiunto i suoi piatti preferiti di persona.
  7. Per dare una spinta emotiva e tenere al fresco la mente non limitare il paziente quando questi vuole fare qualcosa, piuttosto può essere utile coinvolgerlo nelle faccende quotidiane. Ad esempio svolgere piccoli lavoretti d’aiuto in casa come indicargli dove mettere a posto le tovaglie, ecc. Questi banali gesti quotidiano possono aiutare tantissimo l’anziano a far riaffiorare ricordi passati, e siccome il ricordo è “contagioso” il ricordare un episodio può scatenare un meccanismo a catena che faccia ricordare altri episodi.
  8. Non stravolgere la sua vita quotidiana, né la disposizione della casa: i punti di riferimento spaziali sono importantissimi agli occhi di un malato di Alzheimer: una sedia che è sempre stata in un posto, se spostata in un altro posto smetterà di “essere una sedia”, non la riconoscerà più, né riconoscerà essere quella una sedia, quindi limitate i cambiamenti.
  9. Tenere foto e oggetti importanti della vita dell’anziano ben in evidenza affinché nel guardarli possa ricordare qualcosa e tenere presente le persone care; magari ristampandole in un formato più grande, mettendovi delle etichette sopra per farlo orientare meglio.
  10. E utile anche mettere dei segnali particolari alle porte delle diverse stanze per renderle più riconoscibili.
  11. Far fare attività motoria all’anziano è importantissimo: infatti mantenere vivo il corpo può essere un fattore fondamentale per favorire anche la memoria , una semplice passeggiata, questo comporterà sicuramente un maggiore clima di serenità.
  12. I piccoli gesti ripetuti, le abitudini e i vari momenti del vissuto quotidiano possono aiutare l’anziano a restare calmo e a non perdere il suo senso dell’orientamento. Mutamenti improvvisi di abitudini o ambienti possono facilmente turbare l’anziano e farlo agitare, facendogli perdere il senso della quotidianità.
  13. Poiché, come tutti sanno, la malattia di Alzheimer incide prepotentemente sulla memoria a breve termine, è necessario dare la massima importanza al dialogo. La badante deve formulare frasi brevi e semplici, in modo che l’anziano non abbia grosse difficoltà a ricordarle, ripetere con dolcezza e con un tono pacato il concetto che si vuole esprimere. Sarà molto importante accettare gli eventuali tempi di risposta, spesso lunghi, ripetere attirando l’attenzione dell’assistito facendo attenzione anche al linguaggio del corpo. Soprattutto si dovrà dare importanza alla RI-CAPITOLAZIONE, cioè riprendere il più possibile le fila di un discorso senza dare per scontato ciò che si è detto un attimo prima.
  14. Un altro punto importante è il contatto fisico. Se viene gradito è importante che la badante dimostri affetto al paziente toccandolo mentre gli parla, così da farlo sentire accudito e risvegliare la sua attenzione.

 

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Assistenza con Badante al Malato di Alzheimer a Roma

Le badanti svolgono un lavoro a volte molto faticoso: hanno a che fare con i nostri familiari malati che necessitano assistenza, controllo e compagnia tutto il giorno.

Una badante di Roma che lavora con una persona malata di Alzheimer deve avere molte esperienze e preparazioni.

Fornire assistenza a una persona che soffre di morbo di Alzheimer o di altre forme di demenza può essere gratificante e stimolante: nelle fasi iniziali della demenza, un individuo può rimanere indipendente e richiedere pochissima assistenza, tuttavia, quando la malattia progredisce, i bisogni si intensificano, portando infine alla necessità di un’assistenza costante, 24 ore su 24.

Spesso le persone che assistono l’anziano e i suoi familiari dicono che uno degli aspetti più sconvolgenti del morbo di Alzheimer sono i cambiamenti che provoca nel comportamento.

Prendersi cura di una persona malata di Alzheimer è, a ben vedere, un impegno a tempo pieno che richiede qualità umane e organizzative non comuni.

La badante, convivente o a ore, dovrà imparare a capire le esigenze del suo assistito anche quando questo non sarà in grado di esprimerlo e dovrà essere dotata di molta pazienza e sangue freddo.

Con il tempo che andrà sempre avanti, la badante non potrà perderlo di vista un attimo, dovrà aiutarlo a mangiare, vestirsi, alzarsi dal letto e coricarsi, a prendere le medicine, fare gli esercizi per la memoria se previsti dal suo piano terapeutico, confortarlo nei momenti di angoscia acuta.

Il paziente Alzheimer ha improvvisi sprazzi di lucidità in cui torna, per forse pochi minuti, ad essere pienamente se stesso e in quei momenti prova sensazioni di disperazione e malinconia intense.

E’ l’aspetto più doloroso di questa malattia, più del vedere il congiunto non riconoscere i figli, i parenti, le persone che lo circondano.

In quel momento il paziente è in un mondo suo, fatto di oblio per cui non può fare i conti con ciò che è diventato o ciò che ha perso.

A volte è rabbioso o violento, ha comportamenti compulsivi o di apatia, ma non è se stesso, non è consapevole di quello che gli sta succedendo, soprattutto nelle fasi più avanzate della malattia.

I momenti di lucidità sono invece i più devastanti per il paziente stesso e per chi è accanto a lui in quei frangenti.

L’Alzheimer è probabilmente la più crudele delle malattie, in tutte le sue forme.

Vedere il proprio congiunto cambiare sotto i propri occhi, diventare, a volte, aggressivo e cattivo, o apatico, incapace di riconoscere la famiglia porta a un senso di disperazione e solitudine che probabilmente nessun’altra malattia provoca nelle famiglie.

La ricerca oggi sta facendo qualche progresso, ma poiché le cause scatenanti della malattia non sono a oggi note, le terapie si concentrano sul suo rallentamento.

Dal 2020 è in sperimentazione un farmaco, l’Aducanumab, che agisce riducendo la quantità di proteina amiloide nei tessuti cerebrali delle persone affette dalla patologia.

L’accumulo di questa proteina è infatti un marker chiave dell’Alzheimer ed è coinvolto nel processo di degenerazione nervosa, sebbene in modi ancora in parte da comprendere.

Parallelamente a questo farmaco, al San Raffaele di Milano, è partita la sperimentazione su un farmaco, il GV-971 estratto da un’alga e già approvato in Cina che agisce sul microbiota intestinale.

Studi recenti hanno inoltre dimostrato che il sistema immunitario dei topi è in grado di rimuovere i peptidi beta-amiloidi, principale causa delle placche nel cervello che provocano l’Alzheimer, ma è ancora più attuale la dimostrazione di come questo avvenga anche negli esseri umani: aumentando la risposta immunitaria dell’organismo potrebbe essere possibile curare i sintomi della patologia neurodegenerativa.

Questo è quanto è emerso da uno studio pubblicato sulla rivista Rejuvenation Research.

 

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Le 5 Patologie Geriatriche che deve Conoscere la Badante a Roma

Per la  badante di Roma è importante avere una conoscenza di base sulle patologie geriatriche per essere preparati a fornire un’adeguata assistenza ai tuoi assistiti anziani.

Tra le molte patologie che possono interessare gli anziani, alcune sono più comuni e possono richiedere cure speciali.

Ecco cinque patologie geriatriche comuni da conoscere.

La prima è una malattia al giorno d’oggi molto conosciuta e si tratta dell’Alzheimer e altre forme di demenza:

queste condizioni possono causare confusione, perdita di memoria e difficoltà nelle funzioni cognitive.

È importante comprendere i sintomi della demenza, come la perdita di memoria, la confusione mentale, l’alterazione del linguaggio e i cambiamenti comportamentali proprio perché le badanti possono essere poi formate per aiutare i pazienti a gestire questi sintomi e per fornire la stimolazione e la cura necessarie.

Un’altra malattia sempre molto conosciuta è il Parkinson:

è una patologia neurodegenerativa caratterizzata da tremori, rigidità muscolare, lentezza dei movimenti e problemi di equilibrio. I pazienti affetti da Parkinson possono avere difficoltà nel camminare e nell’eseguire compiti quotidiani.

Vi sono poi le malattie cardiovascolari:

includono l’ipertensione, l’insufficienza cardiaca e l’angina.

Le badanti dovrebbero essere a conoscenza dei sintomi di queste condizioni e sapere come gestire eventuali farmaci necessari.

È fondamentale monitorare la pressione sanguigna, il battito cardiaco e seguire le raccomandazioni del medico per una corretta gestione della salute cardiaca.

Conosciamo poi il diabete:

è una malattia cronica che richiede un monitoraggio regolare dei livelli di zucchero nel sangue e una buona gestione della dieta.

Gli anziani possono sviluppare diabete di tipo 2, che è spesso correlato a uno stile di vita poco salutare.

Come badante, è importante aiutare i tuoi assistiti a seguire una dieta equilibrata, a fare attività fisica regolare e a prendersi cura della gestione del diabete.

L’ osteoporosi è una condizione che può rendere le ossa fragili e più suscettibili alle fratture:

si tratta di una diminuzione della densità minerale ossea. Gli anziani sono particolarmente a rischio di osteoporosi, quindi è importante prestare attenzione alla prevenzione delle cadute e promuovere uno stile di vita sano per mantenere la salute delle ossa.

Oltre a queste, ci sono molte altre patologie/ malattie che possono interessare gli anziani come il cancro, la malattia renale cronica, la depressione e le malattie respiratorie croniche.

Le badanti dovrebbero essere formate su come riconoscere i sintomi di queste e altre condizioni e su come fornire la cura appropriata.

Ricordiamo che queste sono solo alcune delle patologie geriatriche più comuni e ogni persona può presentare una combinazione di diverse condizioni.

 

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La Badante a Roma e l’Assistenza Domiciliare con Anziana Malata di Demenza

La badante di Roma si chiamava Larysa ed era una donna di mezza età con una grande esperienza nella cura degli anziani.

Aveva passato gran parte della sua vita a prendersi cura di persone malate e aveva acquisito una grande conoscenza nel campo della geriatria.

Un giorno, durante una ricerca di lavoro, Larysa incontrò una famiglia che cercava una badante per la madre anziana, una signora di nome Anna, che soffriva di demenza senile.

Anna era una signora dolce e gentile, ma la sua malattia aveva fatto sì che fosse diventata sempre più confusa e dimenticava spesso le cose.

Larysa iniziò subito a lavorare cercando di creare un ambiente confortevole per Anna e di aiutarla a gestire le sue giornate.

Larysa capì subito che Anna aveva bisogno di una routine stabile per sentirsi sicura e tranquilla. La badante pianificò quindi una routine giornaliera per Anna, che includeva attività come la lettura, la musica, la ginnastica dolce e la cucina.

Cercava di coinvolgere Anna in tutte le attività possibili, per mantenerla attiva e stimolata.

Tuttavia, Anna spesso si sentiva confusa e disorientata, soprattutto durante la notte.

Larysa decise di dormire nella stanza accanto a quella di Anna per poterla assistere in caso di bisogno.

Durante la notte, cercava di calmare Anna quando era agitata e disorientata, cantandole canzoni e raccontandole storie.

Anna aveva bisogno di prendere molti farmaci e Larysa si assicurava che li prendesse regolarmente e nel giusto dosaggio.

Inoltre, faceva attenzione alla sua alimentazione, preparando pasti sani e gustosi.

Con il passare del tempo, Larysa sviluppò una forte connessione con Anna.

Nonostante la malattia Anna era ancora in grado di comunicare e di esprimere la sua gratitudine per l’attenzione e la cura di Larysa.

La badante trascorreva ore a parlare con Anna, ascoltando le sue storie e i suoi ricordi.

Tuttavia, non tutto era sempre facile: Anna aveva spesso momenti di confusione e di agitazione, che mettevano alla prova la pazienza e la professionalità della badante.

Dopo alcuni mesi, la salute di Anna peggiorò e fu necessario ricoverarla in ospedale.

Larysa accompagnò Anna all’ ospedale e rimase con lei e durante tutto il ricovero passò molte ore al suo fianco , tenendole compagnia e assicurandosi che ricevesse le cure necessarie.

Non appena Anna tornò a casa Larysa si prese cura di lei con ancora maggior dedizione.

Un giorno, Anna si addormentò e non si svegliò più. Era arrivato il momento della sua dipartita.

Larysa fu molto colpita dalla morte di Anna.

Aveva trascorso tanto tempo con lei e le era diventata molto affezionata.

Sentiva la mancanza di Anna e del suo sorriso gentile, ma sapeva che aveva fatto tutto il possibile per farla sentire amata e curata.

La malattia di demenza senile è una malattia difficile da gestire, ma Larysa aveva dimostrato di avere tutte le qualità necessarie per diventare una grande badante.

La sua pazienza, la sua dedizione e la sua capacità di creare un ambiente confortevole e sicuro per Anna avevano fatto la differenza.

La sua esperienza e la sua professionalità erano state decisive per alleviare le sofferenze di Anna e per far sì che trascorresse gli ultimi mesi della sua vita in serenità e tranquillità.

 

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