Roma: datori di lavoro, badanti e contenzioso giudiziale
Il rapporto tra datore di lavoro e badanti a Roma non è sempre idilliaco e, talvolta, può rendersi necessario intraprendere un contenzioso giudiziale.
Se il datore di lavoro si vede notificare un atto giudiziario relativo ad un ricorso, l’intervento dell’avvocato diventa inevitabile, perché a quel punto sarà necessario difendersi nell’aula di un tribunale.
Il lavoratore nel ricorso dettaglia tutte le sue pretese ed elenca i testimoni che si riserva di presentare al giudice. Il datore di lavoro dovrà a sua volta – almeno 10 giorni prima dell’udienza iniziale – presentare la propria memoria e citare almeno due testimoni che confermino le proprie affermazioni. In sostanza tutta la causa è delineata ancor prima della prima udienza e il giudice monocratico valuterà la congruità della richiesta sulla base delle memorie e, se necessario, ascoltando i testimoni. Anche lì sarà necessario che il datore di lavoro valuti preliminarmente se le richieste del lavoratore hanno fondamento oppure no. Se le richieste appaiono fondate, sarà opportuno prevedere una strategia processuale che favorisca la conciliazione in prima udienza. Fino al 2010 datore di lavoro e lavoratore erano obbligati a tentare una conciliazione preliminare presso la Direzione Provinciale del Lavoro. L’obbligo si traduceva in uno sterile rito in cui l’accordo difficilmente si raggiungeva, se non mai.
Conciliazione tra badante e datore di lavoro
Attualmente è la prima udienza del processo che viene utilizzata per tentare la conciliazione: il giudice possiede infatti una maggiore “capacità persuasiva” nei confronti delle parti e, qualora ravveda una immotivata scarsa disponibilità da parte di una di esse, non manca mai di sanzionare tale reticenza a livello di sentenza finale. Questo potere discrezionale del giudice produce chiaramente i suoi positivi effetti.
Va inoltre precisato che, a differenza del passato, si è smesso di pensare che “il lavoratore ha sempre ragione”. I moltissimi ricorsi del lavoro ha spinto invece i giudici a trattare la materia con molto più disincanto ideologico e con un sano pragmatismo. Non è più così raro infatti il caso in cui il lavoratore non solo non veda riconosciute le proprie pretese ma venga anche condannato alla copertura delle spese legali e processuali.
Insomma, il datore di lavoro-vittima è un po’ più tutelato dalla giustizia, sempre fermo restante l’esigenza di un buon avvocato che abbia esperienza nel campo e che conosca le leggi da applicare al caso concreto per prevenire contenziosi inutili.
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