Un Consiglio da Manuale a Roma: Quando forse è Meglio non Prendere la Badante
A volte le famiglie rendendosi conto di non poter più seguire da sole il congiunto, decidono di prendere una badante, molto controvoglia.
Dapprima si rivolgono al passaparola e hanno un’esperienza pessima, la badante di Roma li lascia dopo pochi giorni e allora si rivolgono a un’agenzia, ritenendo sicuramente a ragione, che abbiano personale più selezionato e competente.
Queste famiglie si sono rivolte all’agenzia perché prima sono passati da una badante in nero, si sono trovati male ed è nato il senso di colpa di colpa e quindi si sono rivolte all’agenzia, pensando che fosse tutto più facile perché sono professionisti.
Va male con la prima, ne provano una seconda, poi una terza e poi una quarta finché capiscono che non è colpa delle badanti, né delle agenzie, ma che è il momento di inserire l’anziano in RSA.
Ed ecco che la famiglia si arrabbia: la badante è cattiva e, se c’è di mezzo l’agenzia, la colpa sarà sicuramente dell’agenzia.
Quando c’è necessità di trovare un cattivo, un capro espiatorio, sarà la badante o ancor meglio l’agenzia.
La famiglia deve rendersi conto che, per poterlo tenere in casa e affidarlo a una badante, l’anziano deve essere di un certo tipo, ma è difficile arrendersi all’evidenza: non è mai colpa dell’anziano, lui è una persona ottima, è colpa della badante che non lo sa capire che lo fa innervosire, che è incompetente.
Questo è dovuto, in parte, allo scatenarsi di quei sensi di colpa visti in precedenza.
Ebbene, il senso di colpa è fisiologico, fa parte della natura umana.
Uno può essere duro o superficiale, ma se il genitore sta male è naturale che voglia stargli accanto e inizia la dinamica tra un po’ se ne andrà, è arrivato il momento in cui mio papà non sta più bene, sta diventando vecchio, ora tocca a me aver cura di lui, io non riesco perché lavoro e sono ingabbiato nella società crudele.
La famiglia, il figlio è costretto a chiedere aiuto, vuole il meglio, ma è necessario anche fare i conti col portafoglio: né la badante, né tantomeno le strutture, almeno le buone strutture, sono alla portata di tutti, anche se si hanno dei buoni stipendi.
Arrendersi all’evidenza, con tutto ciò che comporta, è sempre dura, non è cosa che si può decidere in un giorno, a meno che non succeda qualcosa di veramente grave.
Se l’anziano è instabile, se rifiuta di mangiare nonostante la badante, se sputa le medicine e diventa violento, non si può continuare a tenerlo in casa.
Succede non così di rado che l’anziano minacci la badante col coltello.
In genere non succede niente di grave, veramente, ma è sempre un pericolo.
La badante deve chiudersi nella sua stanza chiamare immediatamente il 118 e poi la famiglia.
Se c’è un problema psichico, se l’assistito diventa violento, non si può pensare di continuare a lasciarlo a casa.
La famiglia deve essere sempre chiara sulla situazione, spiegare esattamente alla badante cosa deve fare e come deve comportarsi, preparando un protocollo da seguire, in modo da prevenire situazioni estreme.
La famiglia deve assolutamente informare la badante se esiste una possibilità di questo tipo.
Dire: «Mio papà si agita» non vuol dire niente.
Che significa? Si agita e gli si alza la pressione, ha crisi di ansia, oppure diventa in qualche modo aggressivo, verbalmente o addirittura fisicamente?
È possibile gestire la violenza verbale: ci sono un sacco di anziani che prendono a parolacce la badante, ma se si riesce a trovare la badante che, avvisata dalla famiglia, si fa scivolare queste cose, allora si può fare, ma se diventa aggressivo fisicamente, prende il bastone e lo dà addosso alle persone, se prende il coltello e minaccia, non si può lasciare in casa, agenzia o badante non possono prendere il servizio, l’anziano va in struttura.
Se l’anziano con Alzheimer scappa, non si può pensare di affidarlo a una singola persona, per quanto preparata, e va in struttura.
La badante non può chiudere l’anziano in casa perché è sequestro di persona, ma allo stesso tempo diventa legalmente pericoloso se la badante se lo perde.
Così come non si può prendere un anziano terminale: si è già ripetuto che la badante non è un’infermiera, quindi l’anziano terminale deve andare in struttura, dove ci sono cure palliative ed è assistito ventiquattro ore su ventiquattro ma, se ha veramente poco da vivere, vicino a lui è giusto che rimanga la famiglia.
Se l’anziano viene nutrito col sondino, non parla o è in stato vegetativo, la badante non serve.
L’anziano non deve essere accompagnato nei suoi ultimi momenti da un estraneo.
Bisogna accettare che, se il proprio familiare ha bisogno di un contenimento diverso da quello della badante, non gli si sta facendo del male a metterlo in struttura, gli si sta salvando la vita.
Quindi bisogna sempre tenere presente che ci sono casi in cui la badante non è la soluzione.
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