badante Roma no vax

Badanti no vax a Roma? Attenzione.

Badante no-vax anche a Roma? Attenzione alla legalità.
È giusto che una badante che assiste un anziano fragile non autosufficiente rifiuti di vaccinarsi contro il Covid?

Al di là della questione meramente ideologica (nella quale volutamente non vogliamo entrare) è indubbio che ne esista un’altra, ancora più urgente, che ha a che fare con l’incolumità delle persone più a rischio e con la sicurezza della privata abitazione.

Se l’obiettivo resta quello di tutelare le categorie più fragili, appare allora evidente come il tema del lavoro domestico non possa essere più lasciato indietro, come invece avvenuto in questi mesi. La discussione sull’obbligatorietà del vaccino anti Covid e sul Green pass per alcune categorie di lavoratori, a cominciare da quelli impiegati nella sanità e nelle residenze sanitarie, deve necessariamente comprendere l’assistenza a 360 gradi, e quindi anche quella che viene svolta a domicilio. Stiamo parlando di circa 2 milioni di lavoratori, nella maggior parte dei casi impiegati in nero, senza contratto o, quando stranieri non comunitari, anche senza un regolare permesso di soggiorno. In attesa (o nell’auspicio) che il governo faccia la sua parte: siamo stati costretti a mettere in campo un piano B. L’idea è quella di inserire nei nuovi contratti di assunzione una specifica clausola che punti ad attestare la volontà dell’assistente familiare, colf, badante convivente o baby sitter, a vaccinarsi o a garantire il possesso di un green pass valido.

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La stessa cosa può essere fatta modificando i contratti di assunzione nei rapporti di lavoro già in essere. Al momento si tratta dell’unica soluzione valida per tutelare le famiglie nelle quali vivono persone fragili, le stesse che in questi mesi, numerosissime, ci hanno contattato per chiedere indicazioni su come gestire il rapporto di lavoro divenuto ‘problematico’ con il proprio domestico che non intendeva vaccinarsi.

Ricordiamo che nella maggior parte dei casi di assistenza a persone non autosufficienti non è possibile garantire il distanziamento o imporre l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. In tutte queste situazioni, che sono molto comuni, la vaccinazione è l’unico strumento per abbattere concretamente il rischio di trasmissione del virus e per tutelare datore e lavoratore.

Infine, qualora la volontà del domestico a non vaccinarsi (con tutti i rischi a essa connessa) rappresenti motivo di mancata fiducia, condizione sulla quale necessariamente deve basarsi un rapporto di lavoro domestico, ricordiamo che è sempre possibile interrompere il contratto in qualsiasi momento e procedere con il licenziamento del lavoratore, ovviamente nel rispetto del periodo di preavviso previsto.