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Roma: La Disoccupazione e le Naspi per le Badanti

“Badante” è un termine italiano che viene utilizzato anche a Roma per descrivere una persona che si occupa del sostegno e dell’assistenza di individui che non sono in grado di prendersi cura di se stessi a causa di età avanzata, malattia o disabilità.

Questo può includere l’assistenza con le attività quotidiane come il cibo, la pulizia, i bagni e la mobilità, nonché la compagnia e il supporto emotivo.

Alcune badanti a Roma vengono assunte per gestire la persona alcune ore durante la giornata (Badante a Ore), in base a quali sono le esigenze ed il momento di maggiore necessità; alcune badanti vivono con la persona di cui si prendono cura (Badante convivente), altre ancora lavorano durante la notte (Badante notturna) per le problematiche della persona da assistere.

Il termine “badante” si riferisce specificamente a coloro che forniscono questo tipo di assistenza in un ambiente domestico, piuttosto che in un ospedale o in una struttura di assistenza a lungo termine.

Detto questo trattiamo l’argomento della disoccupazione e della richiesta della Naspi.

Spieghiamo che il governo, con decreto legislativo del 4 marzo 2015, n.22, ha previsto l’entrata in vigore della nuova assicurazione sociale per l’impiego chiamata NASPI, che è operativa per gli eventi di disoccupazione che si verificano a decorrere dal 1° maggio.

Vediamo come deve essere presentata la domanda di disoccupazione:

il collaboratore domestico appena licenziato dovrebbe subito rivolgersi al centro per l’impiego per sottoscrivere il DID ovvero la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro.

Di conseguenza chi ha diritto a ricevere la Naspi sono i badanti che hanno perduto involontariamente il lavoro  e che presentano questi tutti questi requisiti:

  • Stato di disoccupazione involontaria (licenziamento), se un lavoratore si dimette o risolve il rapporto consensualmente non può ricevere l’indennità di disoccupazione
  • Almeno 13 settimane di contributi nei ultimi 4 anni precedenti alla disoccupazione
  • 30 giorni di lavoro effettivo nei 12 mesi prima della disoccupazione (come da circolari inps num 142 e 194 del 2015)

La Naspi sarà rapportata alla retribuzione imponibile previdenziale degli ultimi 4 anni di impiego (anche non consecutivi).

L’importo verrà calcolato dividendo tale retribuzione per le settimane contributive e moltiplicate per 4.33 con questi limiti:

  • se la retribuzione non supera i 1.195 euro mensili, l’indennità mensile sarà uguale al 75% della retribuzione
  • se la retribuzione supera i 1.195 euro mensili, l’indennità mensile sarà uguale al 75% della retribuzione + il 25% della differenza tra retribuzione e 1.195
  • l’ importo massimo è comunque di 1300 euro (per il 2015)

Per i collaboratori domestici la retribuzione su cui si basa il calcolo della Naspi non è quella percepita mensilmente ma la retribuzione convenzionale che si basa sui contributi versati che, solitamente, risulta più bassa rispetto alla retribuzione totale percepita.

 

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Roma, il Licenziamento della Badante durante la Gravidanza

“Badante” è un termine italiano che viene utilizzato per descrivere una persona che si occupa del sostegno e dell’assistenza di individui che non sono in grado di prendersi cura di se stessi a causa di età avanzata, malattia o disabilità.

Questo può includere l’assistenza con le attività quotidiane come il cibo, la pulizia, i bagni e la mobilità, nonché la compagnia e il supporto emotivo.

Alcune badanti a Roma vengono assunte per gestire la persona alcune ore durante la giornata (Badante a Ore), in base a quali sono le esigenze ed il momento di maggiore necessità; alcune badanti vivono con la persona di cui si prendono cura (Badante convivente), altre ancora lavorano durante la notte (Badante notturna) per le problematiche della persona da assistere.

Il termine “badante” si riferisce specificamente a coloro che forniscono questo tipo di assistenza in un ambiente domestico, piuttosto che in un ospedale o in una struttura di assistenza a lungo termine.

Detto questo trattiamo l’argomento del licenziamento in gravidanza.

Innanzitutto dobbiamo conoscere il periodo di astensione obbligatoria previsto dalla legge, dove la badante ha diritto a conservare il posto di lavoro.

Dall’inizio della gestazione fino al momento della astensione obbligatoria dal lavoro, la badante può essere licenziata solo per mancanze gravi che non consentono la prosecuzione del rapporto, nemmeno in via provvisoria.

La tutela non è imposta dalla legge ma dal contratto collettivo.

Periodo in cui vige il divieto:

  • durante i due mesi precedenti la data presunta del parto
  • durante il periodo che va dalla data presunta a quella effettiva del parto
  • durante i 3 mesi successivi al parto

Vediamo ora, prendendo spunto da sentenze del tribunale di Roma, un licenziamento particolare ovvero il licenziamento comunicato oralmente.

Con una sentenza del 20 ottobre 2015 n. 8965 in materia di licenziamento di una badante in gravidanza ha precisato che il licenziamento orale della lavoratrice domestica in gravidanza non porta alla reintegrazione nel posto di lavoro considerato che il rapporto di lavoro domestico è escluso dalla tutela dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Il licenziamento in questione porta invece al diritto del risarcimento dei danni, pari alla retribuzione non percepita nei cinque mesi in cui opera, il divieto di licenziamento della badante.

Per quanto sopra si ricorda che il CCNL lavoro domestico, all’art. 25, comma 3, prevede che “dall’inizio della gravidanza, purché intervenuta nel corso del rapporto di lavoro, e fino alla cessazione del congedo di maternità, la lavoratrice non può essere licenziata, salvo che per giusta causa. Le dimissioni rassegnate dalla lavoratrice in tale periodo sono inefficaci ed improduttive di effetti se non comunicate in forma scritta o se non intervenute nelle sedi di cui all’art. 2113, 4° comma del codice civile.
Le assenze non giustificate entro i cinque giorni, ove non si verifichino cause di forza maggiore, sono da considerare giusta causa di licenziamento della lavoratrice.”

Si fa presente che per il lavoro domestico si applica l’articolo 62, comma 1, del D.Lgs. 151/2001 che prevede espressamente il pagamento del congedo di maternità obbligatoria.

 

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Il Sostegno dello Stato alle Famiglie: l’Importanza di una Badante in Regola a Roma

La cura degli anziani è un aspetto cruciale della società, soprattutto nelle nazioni con un’alta percentuale di popolazione in età avanzata, come l’Italia.

In molti casi, le famiglie con un anziano in casa trovano difficoltà a sostenere le spese per assicurare le cure necessarie.

Molti si rivolgono a badanti a Roma, ma i costi per un  servizio di assistenza anziani regolare e di qualità possono essere proibitivi.

Ecco perché è indispensabile un sostegno più sostanziale da parte dello Stato.

Attualmente, l’Italia offre già sussidi per l’assistenza agli anziani, come l’indennità di accompagnamento.

Tuttavia, questi aiuti non sono sempre sufficienti a coprire i costi di una badante convivente in regola.

Inoltre, l’attuale sistema di sussidi non tiene conto della variabilità delle esigenze individuali e delle diverse condizioni economiche delle famiglie.

Lo Stato dovrebbe avere un ruolo centrale nell’assistenza agli anziani, non solo attraverso la fornitura diretta di servizi, ma anche sostenendo le famiglie nel loro ruolo di caregiver e di possibilità di poter usufruire di un servizio di assistenza competente come la badante.

Questo potrebbe essere realizzato attraverso diversi meccanismi, ad esempio:

  • Potrebbe essere necessario rivedere l’importo dei sussidi attuali per assicurarsi che coprano i costi reali di una badante
  • Lo Stato potrebbe offrire detrazioni fiscali o crediti d’imposta aggiuntivi a quello già esistente alle famiglie che assumono una badante in regola
  • Lo Stato potrebbe investire nella formazione e certificazione delle badanti, garantendo che le famiglie abbiano accesso a servizi di alta qualità e contribuendo alla professionalizzazione del settore
  • Lo Stato potrebbe introdurre misure per aiutare le persone che si occupano di un anziano a conciliare il loro ruolo di caregiver con le esigenze lavorative
  • Una soluzione a lungo termine potrebbe essere l’implementazione di un’assicurazione a lungo termine obbligatoria, simile a quella esistente in altri paesi, che copra i costi dell’assistenza agli anziani

È importante ricordare che qualsiasi politica pubblica deve essere inclusiva e rispettare la dignità e l’autonomia degli anziani.

Per farlo, è essenziale coinvolgere gli anziani e le loro famiglie nella formulazione delle politiche, assicurandosi che le loro esigenze e preferenze siano al centro delle decisioni.

La cura degli anziani è una questione di grande importanza che richiede un approccio olistico.

Non si tratta solo di garantire servizi di assistenza adeguati, ma anche di riconoscere e sostenere il ruolo cruciale che le famiglie svolgono in questa assistenza.

L’obiettivo deve essere quello di creare un sistema che permetta a tutti gli anziani di vivere con dignità e rispetto, sostenuti da una rete di cura che include sia i professionisti che le famiglie.

È tempo che lo Stato riconosca pienamente l’importanza di questo problema e agisca per garantire che tutte le famiglie siano in grado di fornire l’assistenza di cui i loro cari anziani hanno bisogno.

La cura degli anziani non è solo un problema individuale o familiare, ma una questione di interesse sociale e, come tale, richiede una risposta collettiva.

L’implementazione di politiche pubbliche adeguate e sostenibili può aiutare a garantire che nessuno sia lasciato indietro.

 

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Roma, Decreto Flussi Badanti 2023-2025

Argomento tratto da ciò che è stato riportato sulla G.U. n. 231/2023 e che può essere d’interesse per le badanti a Roma:

è stato pubblicato il DPCM 27 settembre 2023 che, attuando l’art. 1 del DL 20/2023 (convertito nella Legge 50/2023), determina per il triennio 2023-2025 i flussi d’ingresso di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale e per lavoro autonomo, sia nell’ambito delle quote che al di fuori di esse.

A fine di contrastare l’immigrazione clandestina e semplificare l’ingresso legale dei lavoratori stranieri, il Governo italiano ha adottato d’urgenza il DL 10/03/2023 n.20 (in G.U. n. 59/2023) che, in deroga all’art. 3 del T.U. immigrazione, prevede che le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio italiano per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale e per lavoro autonomo, non siano più solo fissate annualmente, ma per il triennio 2023-2025.

Detto decreto viene sempre approvato dal Consiglio dei Ministri, con la novità che viene chiesto un parere anche alle competenti Commissioni parlamentari, da rendersi entro il termine di 30 giorni dal ricevimento della richiesta. Se al termine dei 30 giorni il parere non è stato reso, il decreto viene comunque adottato.

Il decreto stabilisce le quote d’ingresso per ciascuno dei tre anni, tenendo conto dell’analisi dei fabbisogni del mercato del lavoro effettuata dal Ministero del lavoro, previo confronto con le organizzazioni sindacali.

Anche se le quote d’ingresso sono definite per un triennio, nel caso in cui se ne ravvisi la necessità, verranno adottati ulteriori decreti.

In via generale, il DPCM prevede che sono ammessi in Italia, per motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo, i cittadini stranieri residenti all’estero entro le seguenti quote complessive: 136.000 unità per l’anno 2023, 151.000 unità per l’anno 2024 e 165.000 unità per l’anno 2025.

Tra le novità di maggior rilievo contenute nel DPCM 27 settembre 2023, si segnala che vengono riattivate le quote specifiche riservate a colf e badanti (9.500 unità per ogni anno del triennio).

Le istanze di nulla osta per lavoro subordinato o autonomo riservate ai lavoratori stranieri che provengono da uno degli specifici Paesi sopra citati dovranno essere inoltrate a decorrere dalle ore 9.00 di sabato 2 dicembre 2023.

Invece, i termini per la presentazione delle richieste di nulla osta al lavoro per gli anni 2024 e 2025 decorreranno dal 5, dal 7 e dal 12 febbraio di ciascun anno per le varie tipologie di ingressi.

La data ultima in tutti i casi è il 31 dicembre di ogni anno, salvo che le quote non si esauriscano prima.

 

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Roma, la Lontananza dal Paese d’Origine, le Badanti e la Sindrome Italia

Anche a Roma la sindrome Italia, in relazione al dramma delle badanti straniere, rappresenta una serie di problematiche profonde e complesse che riguardano l’impiego delle badanti provenienti da paesi stranieri in Italia.

Queste difficoltà sono spesso associate a condizioni di lavoro precarie, mancanza di diritti e protezioni adeguate, nonché il rischio di sfruttamento e abusi.

In Italia, molte persone anziane, disabili o con esigenze di assistenza quotidiana dipendono dalle badanti straniere per la cura e l’assistenza a domicilio.

Uno dei principali problemi è rappresentato dal lavoro irregolare e sommerso.

Molte badanti straniere lavorano senza contratti regolari, in nero, senza benefici o protezioni previste dalla legge.

Questa situazione le espone a una grande vulnerabilità, in quanto i datori di lavoro possono sfruttare la loro posizione di svantaggio per pagare salari bassi, imporre orari di lavoro eccessivi o privarle di diritti fondamentali.

Le badanti che vengono da paesi extracomunitari si trovano ad affrontare difficoltà nell’ottenere i permessi di lavoro e di soggiorno in Italia.

Questo crea una situazione di instabilità e incertezza legale, che le rende facilmente sfruttabili.

Alcuni datori di lavoro disonesti possono minacciare di denunciarle alle autorità per costringerle a lavorare in condizioni ingiuste o a basso costo.

È importante sottolineare che non tutte le esperienze di badanti straniere in Italia sono negative.

Ci sono datori di lavoro che trattano le badanti con rispetto, garantendo loro stipendi adeguati e rispettando i loro diritti.

Per affrontare questa situazione complessa, sono necessari sforzi coordinati da parte delle istituzioni, delle organizzazioni della società civile e della comunità nel suo complesso. È fondamentale che le istituzioni italiane si impegnino a garantire la protezione dei diritti dei lavoratori stranieri, comprese le badanti.

Ciò potrebbe comportare l’introduzione di leggi e regolamenti più rigorosi che disciplinano l’impiego delle badanti, garantendo loro condizioni di lavoro dignitose, salari adeguati e benefici previsti dalla normativa.

È altrettanto cruciale migliorare il sistema di concessione dei permessi di lavoro e di soggiorno per le badanti straniere, semplificando le procedure e riducendo gli ostacoli burocratici.

Ciò contribuirebbe a garantire una maggiore stabilità e sicurezza per le badanti, consentendo loro di lavorare in condizioni più favorevoli e di godere di diritti adeguati.

Parallelamente, è importante promuovere una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione sulle problematiche legate all’impiego delle badanti straniere in Italia.

Questo può aiutare a combattere gli stereotipi e la discriminazione nei confronti di queste lavoratrici, promuovendo una maggiore solidarietà e accoglienza nella società italiana.

Infine, è fondamentale collaborare con le organizzazioni della società civile, le associazioni di categoria e gli esperti del settore per affrontare in modo efficace le problematiche legate alle badanti straniere in Italia.

Queste organizzazioni possono svolgere un ruolo fondamentale nel fornire assistenza legale, consulenza e sostegno alle badanti, e nel promuovere un dialogo costruttivo con le istituzioni per migliorare la legislazione e le politiche in materia di lavoro domestico.

La sindrome Italia riguardante le badanti straniere è un problema complesso che richiede soluzioni integrate e un impegno a lungo termine.

È essenziale lavorare insieme per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori stranieri e creare un ambiente di lavoro dignitoso e giusto per le badanti in Italia.

 

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Roma, il Permesso di Soggiorno della Badante

Il lavoro della badante a Roma è prevalentemente composto da persone provenienti da paesi esteri.

Molte figure sono dell’Europa mentre altre provengono da Stati extraeuropei.

Da qui la necessità, per procedere con l’assunzione in regola del contratto nazionale dei collaboratori domestici, di avere tra i documenti in regola anche il permesso di soggiorno.

Vediamo nello specifico proprio di cosa si tratta:

innanzitutto i permessi sono sempre con scadenza, a parte quelli di soggiornante di lungo periodo Ue.

Ma da quest’anno anche le badanti con il permesso illimitato dovranno recarsi presso la Questura per rinnovare il permesso.

Infatti a seguito della legge 238/2021 il permesso UE per soggiornanti di lungo periodo non riporta più la dicitura “durata illimitata”, ma indica la durata di dieci anni (cinque per i minori di anni diciotto). Questa durata è riferita esclusivamente alla validità del documento e non alla regolarità del soggiorno. Nei contenuti invece il permesso attribuisce ancora il diritto permanente al soggiorno.

Occorre tenere a mente però che dal 3 agosto 2023 coloro che abbiano ancora il vecchio modello devono chiederne la sostituzione, ovvero l’aggiornamento.

Infatti a seguito della modifica, il nuovo art. 9 del T.U. Immigrazione prevede espressamente: “il permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo rilasciato da oltre dieci anni alla data di entrata in vigore della presente legge non e’ più valido per l’attestazione del regolare soggiorno nel territorio dello Stato”.

I cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo emesso da più di 10 anni devono richiedere l’aggiornamento del titolo recandosi presso gli uffici di Poste Italiane e compilando il kit da inviare in Questura.

La normativa ha introdotto alcune novità anche con riferimento alle carte di soggiorno per i familiari di cittadini dell’Unione Europea:

infatti i documenti di soggiorno cartacei in circolazione cessano di avere validità il 3 agosto 2023 e dovranno essere sostituiti con il nuovo permesso di soggiorno in formato elettronico.

Anche in questo caso si tratta di un semplice aggiornamento del titolo di soggiorno già posseduto, che potrà essere effettuato con due modalità alternative: lo straniero potrà recarsi presso l’ufficio postale e compilare il kit da inviare in Questura.

Vediamo ora come si procede per rinnovare il permesso di soggiorno:

vi sono i kit postali che si trovano presso gli uffici postali, più precisamente presso lo Sportello Amico di Poste Italiane.

È importante tenere presente che non tutti gli uffici postali dispongono dei kit per la richiesta del permesso di soggiorno, ma solo quelli abilitati e contenenti il cd. Sportello Amico. In genere si trovano negli uffici centrali/più grandi di ogni città.

È necessario scrivere in stampatello con penna nera, rigorosamente all’interno degli appositi spazi, seguendo le istruzioni contenute nel kit e sarà inoltre necessario allegare:

  • il passaporto in corso di validità o qualsiasi documento di viaggio equipollente
  • copia dei documenti a supporto della domanda per il tipo di permesso di soggiorno richiesto
  • prova di assicurazione sanitaria. In alcuni casi si ha diritto all’assistenza sanitaria gratuita, mentre in altri è necessario pagare una quota annuale.

Con il kit compilato e i documenti richiesti, è necessario presentarsi allo Sportello Amico, portando con sé anche i documenti originali nel caso sia necessario verificarli.

Assicurati di non firmare la domanda e soprattutto di non chiudere la busta: gli impiegati postali dovranno prima esaminare la tua domanda.

L’ufficio postale rilascerà una ricevuta, che dovrà essere conservata come prova della richiesta del permesso di soggiorno.

La ricevuta, unita all’originale del permesso scaduto o al visto d’ingresso (se si tratta di primo rilascio), deve essere conservata accuratamente.

Infatti, i tempi di attesa di rilascio del permesso di soggiorno sono molto lunghi e la ricevuta costituisce prova di inoltro della domanda, dimostrando quindi di essere legalmente soggiornanti nel territorio italiano.

Successivamente l’interessato riceverà una comunicazione di convocazione nella quale sarà indicato il giorno in cui dovrà presentarsi in Questura munito di fotografie, per essere sottoposto ai rilievi fotodattiloscopici.

 

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Roma, nascita del contratto nazionale dei collaboratori domestici

Le badanti a Roma svolgono un ruolo cruciale nelle famiglie, in particolare quando ci sono membri della famiglia che necessitano di assistenza a causa di malattia, disabilità o età avanzata.

Le badanti aiutano le persone a svolgere le attività quotidiane come mangiare, vestirsi, fare il bagno e usare il bagno. Questo supporto è fondamentale per le persone anziane le quali possono non essere in grado di svolgere queste attività da sole.

Alcune badanti sono competenti anche per svolgere compiti come come somministrare i farmaci, monitorare i sintomi e aiutare con gli esercizi di fisioterapia, possono agire come collegamento tra il paziente e il medico, comunicando eventuali cambiamenti nel benessere del paziente.

Avere una badante in famiglia può fornire un senso di sicurezza e comfort sia per la persona che necessita di assistenza sia per gli altri membri della famiglia. Sapere che c’è qualcuno che può rispondere immediatamente alle necessità della persona amata può ridurre lo stress e l’ansia.
Molte volte, i membri della famiglia assumono il ruolo di caregiver; ma questo può essere emotivamente e fisicamente stressante.
Le badanti non forniscono solo assistenza fisica, ma offrono anche compagnia. Questo può essere particolarmente importante per le persone anziane che possono sentirsi sole o isolate.
Infatti molti persone preferiscono vivere nella propria casa il più a lungo possibile ed è per questo che la badante può fornire il livello di assistenza necessario per permettere a queste persone di mantenere la loro indipendenza.

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Come è stato riconosciuto il contratto delle badanti?

Vediamo come è stato riconosciuto il contratto delle badanti.

Un primo riconoscimento del lavoro domestico avviene nel 1942 con il nuovo Codice Civile italiano, che dedica sette articoli al rapporto di lavoro domestico (artt. 2240-2246), introducendo le ferie retribuite e, seppur in casi circoscritti, l’indennità di fine rapporto. Tra il 1950 e il 1953 vengono introdotti l’assegno di maternità, l’assicurazione malattia e la tredicesima mensilità.
Nel 1958 arriva la prima legge organica sul lavoro domestico, Legge n. 339 del 2.4.1958: vengono regolamentati il collocamento e l’avviamento al lavoro, l’assunzione, il periodo di prova, i diritti e i doveri del lavoratore e del datore di lavoro, il riposo settimanale, l’orario di lavoro e il riposo, i giorni festivi, le ferie, il congedo matrimoniale, il preavviso, l’indennità di anzianità, l’indennità in caso di morte e la tredicesima. Il preludio al Contratto Collettivo di categoria, firmato il 22 maggio 1974 presso il Ministero del Lavoro.

Nel CCNL vengono recepite le norme legislative della legge del 1958 con la specifica che si applica a tutti coloro che svolgono con continuità tale lavoro, a prescindere dalla prestazione minima di 4 ore giornaliere previste dalla legge.
Viene inoltre definita una classificazione suddivisa in tre categorie, con diversi livelli di competenza professionale e, di conseguenza, di autonomia e responsabilità.
L’orario massimo settimanale, viene fissato in 11 ore giornaliere e 66 ore settimanali, superando la precedente norma che fissava solamente il diritto ad un periodo di riposo adeguato.
Dal 1974 il CCNL è stato rinnovato periodicamente, apportando di volta in volta alcune novità richieste dalle parti sociali e dai mutamenti in corso nel mercato del lavoro domestico.

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La Badante di Roma e la Possibilità di Avere Finanziamenti o Prestiti

Anche le badanti di Roma hanno come tutti ad un certo momento, bisogno di richiedere un prestito, ma è possibile farlo con il loro lavoro?

Innanzitutto capiamo quali tipi di prestito esistono.

Non tutti i tipi di prestito per il credito al consumo sono uguali.

All’interno di questa categoria analizziamo tutte le tipologie di prestito bancario tra cui troviamo:

  • prestiti personali
  • prestiti finalizzati per l’acquisto di determinati beni o servizi
  • prestiti non finalizzati
  • carte di credito revolving
  • cessione del quinto dello stipendio o della pensione

Solitamente il più richiesto è il prestito personale, che è una tipologia di finanziamento non finalizzata (quindi senza uno scopo predeterminato) erogato ai privati da una banca o da una società finanziaria, utilizzabile per spese come l’acquisto dell’auto, degli elettrodomestici, di corsi o master o in caso di necessità di liquidità.

La somma ricevuta in prestito viene rimborsata con rate mensili in un lasso di tempo prestabilito.

Per una badante il  prestito può avvenire con numerosissime soluzioni online di grande valore oggi:

l’unica cosa che si deve sapere è che la posizione a livello contrattuale influirà e non poco sulla richiesta del prestito,  l’erogazione della somma e sui tassi di interesse della rata da restituire.

Per una badante con un regolare contratto di lavoro, ottenere un finanziamento con la cessione del quinto oppure richiedere un prestito personale badanti senza garanzie è piuttosto facile.

Per quanto riguarda la cessione del quinto significherebbe ottenere un finanziamento le cui rate di rimborso non potranno superare un quinto del tuo stipendio.

Ovviamente non è solo la cessione del quinto l’unico prestito disponibile per le badanti in possesso di un contratto regolare.

Oltre al tipico prestito un’interessante soluzione può essere quello di una carta revolving, è una tipologia di carta prepagata che può essere richiesta presso la maggior parte degli istituti di credito.

Una volta ottenuta, ecco che è possibile ricaricarla con un importo generalmente non superiore ai 3.000 euro.

Questo credito può essere usato liberamente dal proprietario della carta e soprattutto al momento della restituzione ecco che quest’ultimo dovrà pagare gli interessi solo per quella parte che effettivamente ha utilizzato.

Il prestito può essere richiesto anche direttamente al datore di lavoro, il quale chiaramente può decidere di non darlo.

Qualora invece accetti, quindi il datore dovesse concedere un prestito alla badante consigliamo innanzitutto di fare un accordo scritto nel quale sarà importante indicare l’importo totale del prestito oltre al numero e l’importo delle rate mensili utili all’estinzione del prestito.

Successivamente viene inserito in busta paga il totale del prestito e ogni mese inserire in busta paga l’importo mensile concordato da trattenere.

 

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Roma, Regole per l’Assunzione di una Badante

Assumere una badante convivente comporta una serie di passaggi e obblighi legali da rispettare per assicurarsi che l’assunzione sia in regola e conforme alle leggi vigenti nel paese in cui si vive.

In questo esempio, assumiamo che l’assunzione avvenga in Italia.

Prima di tutto è importante identificare le esigenze specifiche per cui si sta cercando una badante a Roma convivente, quindi contattare AES Domicilio per avere alle spalle una società che aiuti nella selezione in base proprio alle necessità.

Aes Domicilio, individuata la badante, naturalmente verifica che questa possieda i requisiti richiesti dalla legge per svolgere il lavoro di assistenza domiciliare, oltre che verificare eventuali referenze e esperienze pregresse nel settore.

Per assumere una badante convivente in regola è necessario stipulare un contratto di lavoro scritto che dovrà essere firmato sia dal datore di lavoro (familiare assistito o suo delegato) sia dalla badante.

Il contratto dovrà indicare, tra le altre cose, le mansioni da svolgere, la durata della prestazione lavorativa, la retribuzione, le ferie e i riposi settimanali.

Viene quindi iscritta la badante all’ INPS e all’Inail entro 5 giorni dalla data di inizio del rapporto di lavoro.

Sempre entro 5 giorni dall’inizio del rapporto di lavoro.

Il datore di lavoro, attraverso la gestione effettuata da Aes Domicilio, è tenuto a versare i contributi previdenziali e assistenziali dovuti per la badante convivente.

Nel caso di una badante convivente è necessario stipulare un contratto di alloggio che regoli le condizioni di convivenza, come ad esempio la sistemazione abitativa, l’uso dei servizi e le regole di convivenza.

La badante convivente ha diritto a ferie annuali retribuite e a riposi settimanali.

Le ferie spettanti sono generalmente di 26 giorni all’anno, mentre il riposo settimanale deve essere di almeno 24 ore consecutive, di norma coincidente con la domenica.

È importante garantire che questi diritti siano rispettati e concordare in anticipo le tempistiche e le modalità di fruizione delle ferie e dei riposi.

Nel caso in cui la badante si ammali o subisca un infortunio sul lavoro, il datore di lavoro deve essere informato tempestivamente e fornire le necessarie coperture e sostegni previsti dalla legge.

In caso di malattia, il lavoratore ha diritto a una copertura economica da parte dell’INPS, mentre in caso di infortunio sul lavoro, la copertura è garantita dall’INAIL.

Quando il rapporto di lavoro con la badante convivente giunge al termine, per qualsiasi motivo (ad esempio dimissioni, risoluzione consensuale o licenziamento) è necessario provvedere a comunicare la cessazione del rapporto all’INPS e all’INAIL, nonché a liquidare eventuali ratei di stipendio, TFR e ferie non godute.

 

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La Badante e la Gestione dei Permessi Legge 104 a Roma

Nell’ambito dell’assistenza agli anziani vi è legge 104 che fa riferimento alla legge quadro risalente al febbraio 1992 introdotta con lo scopo di assicurare adeguato sostegno sia all’individuo disabile/ anziano di Roma che ai familiari chiamati a prendersi cura di loro.

Rispetto a questa legge noi vogliamo capire se si può fruire dei permessi retribuiti per assistere un familiare malato se in casa con lui è presente una badante a Roma.

Quindi che cosa dice la normativa in merito a permessi con la Legge 104 e badante: la Legge 104/1992 dà la possibilità ai lavoratori del settore privato e pubblico di ottenere 3 giorni di permessi mensili retribuiti, frazionabili anche a ore, per assistere i familiari portatori di handicap grave.

Detto questo la stessa non fa riferimento alla possibilità di richiedere i permessi con la Legge 104 e badante.

Ma vi è stato un intervento della Corte di Cassazione che ha risposto a questa domanda, stabilendo che il lavoratore dipendente che gode della 104 ha diritto a tutti i benefici elencati dalla legge anche se il familiare con handicap grave è assistito per la maggior parte del tempo da una badante.

Oltre tutto dall’ agosto del 2022, la possibilità di usufruire della legge 104 è stata estesa a più familiari, sottolineando che è necessario che ogni familiare presti assistenza e cura al disabile durante la giornata in cui richiede il permesso.

Ad esempio, se due figli si occupano di una madre disabile, entrambi avranno diritto ai permessi, mantenendo comunque il limite di 3 giorni totali al mese.

Questa novità è stata introdotta dal Decreto Legislativo n. 105/2022, che, tra le altre cose, estende il diritto al congedo straordinario anche al convivente di fatto.

Naturalmente vi sono anche dei controlli sulla legge 104 per verificare che non ci si approfitti delle agevolazioni di cui si gode.

Una prima fase di controllo riguarda l’accertamento dello stato di handicap, procedendo con la Commissione medica legale dell’Asl, e una seconda fase è legata agli abusi dei permessi 104 da parte dei beneficiari.

Se questo dovesse avvenire, significa che la persona incaricata di assistere il disabile grave durante le ore o i giorni di permesso retribuito, utilizza questo tempo a disposizione per fare tutt’altre attività, e di conseguenza entro 60 giorni dalla data di notifica della visita, scatta la revoca di tutti i benefici.

 

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