Roma: Reati Verificabili nel Lavoro Domestico
Conoscendo il mondo delle badanti possiamo purtroppo dire che anche a Roma ancor oggi la percentuale del lavoro domestico è in nero.
Purtroppo perché c’è ancora poca cultura della badante vista come vero lavoratore.
Le associazioni come Aes Domicilio si prodiga ogni giorno per estirpare questa piaga del lavoro nero o con mezzi poco leciti di assunzione.
Da questo ne può derivare che si creino dei conflitti poco gestibili tra badante e famiglia.
Per meglio comprendere le problematiche delle famiglie italiane legate alle esperienze di furti o reati commessi dai lavoratori domestici, abbiamo trovato un articolo interessante che qui riportiamo.
Si tratta della Fondazione Leone Moressa che ha condotto un’indagine a campione rivolta alle famiglie associate con DOMINA.
Il campione comprende circa 400 famiglie che hanno o hanno avuto un lavoratore domestico: il campione si concentra prevalentemente al Centro-Nord.
Entrando nel merito della questione legale, oltre la metà dei rispondenti (56%) dichiara di aver subito furti da parte dei lavoratori domestici. Si tratta prevalentemente di generi alimentari (41,1%) o vestiario e biancheria (37,2%). Meno frequente invece il caso di furto di denaro o oggetti preziosi (21,7%).
Per quanto riguarda i reati penali, solo il 14,5% del campione dice di aver subito episodi di questo tipo.
Si tratta, per citarne alcuni, di violazione di domicilio da parte di terzi, stalking o minacce, truffa ai beni di famiglia (circonvenzione d’incapace – testamenti viziati – intestazione di beni di famiglia – depauperazione del patrimonio di famiglia), ricatti per segreti personali o di famiglia, prelievo non autorizzato con il bancomat o con la carta di credito.
Di nuovo abbastanza frequente (48,9%), invece, il verificarsi di altri fatti gravi quali:
- abbandono dell’assistito
- maltrattamenti fisici
- segregazione della persona non autosufficiente
- tentato omicidio
- molestie
La percentuale di denunce è molto bassa nel caso dei furti (6,3%), mentre sale per i reati (18,9%) e gli altri fatti gravi (40,8%).
Piuttosto consistente (dal 30 al 50%) la quota di licenziamenti a seguito di evento criminoso.
Significativa invece la percentuale di famiglie che non prende alcun provvedimento: circa una su due nel caso dei furti e una su tre nel caso dei reati.
Vista la bassa percentuale di denunce, è interessante chiedere alle famiglie quali siano i fattori principali che spingono il datore di lavoro a non procedere.
La risposta più frequente (46,9% dei casi) è “non ne vale la pena”: si tratta infatti di importi poco cospicui (nel caso di 12 furto) o fatti non così rilevanti.
Un altro fattore deterrente è rappresentato dalla mancanza di prove (25,4%).
Una quota significativa di datori di lavoro non ha denunciato il furto o il reato per timore di essere ricattato per irregolarità relative al rapporto di lavoro: si tratta in primo luogo di lavoratori domestici irregolari o della cosiddetta “zona grigia”, in cui oltre alla componente regolare esiste una integrazione non dichiarata.
L’indagine a campione illustrata in questo capitolo ha dimostrato come la maggior parte delle famiglie (56%) abbia subito almeno una volta un furto da parte del lavoratore domestico.
Il rischio è naturalmente molto alto, dato che il lavoratore domestico (in questo caso non solo badante) lavora in casa, generalmente in assenza del proprietario.
Il fatto che in casa vi siano molti oggetti di valore, anche di piccole dimensioni, porta in molti casi il datore a non accorgersi subito della mancanza, per cui in molti casi è difficile poter accusare proprio il lavoratore.
Va detto, per correttezza, che per lo stesso motivo alcune volte il lavoratore diventa il capro espiatorio per lo smarrimento di oggetti da parte del proprietario.
In generale, è importante curare fin da subito il rapporto di fiducia tra lavoratore e datore di lavoro, improntandolo sulla trasparenza e sulla lealtà.
Inoltre, come detto, la rete familiare svolge un ruolo di prevenzione molto importante.
Allo stesso modo, il supporto da parte di associazioni e consulenti può aiutare nella gestione dei singoli casi, condividendo esperienze altrui e mettendo in comune le proprie necessità.
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