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prevenire burnout badante roma

Prevenire il Burnout per le Badanti a Roma

La cura personale è fondamentale per prevenire il burnout.

Le badanti dovrebbero fare attenzione alla propria salute fisica e mentale. Le badanti devono imparare a gestire lo stress in modo efficace.

È importante che le badanti a Roma si sentano a proprio agio nel comunicare apertamente con la persona a cui prestano assistenza o con i familiari.

Poiché queste figure professionali possono trovarsi a dover affrontare situazioni emotivamente difficili, devono avere una rete di supporto su cui fare affidamento, come amici, familiari o gruppi di supporto.

Le badanti possono beneficiare di programmi di formazione e aggiornamento professionale. Questi corsi possono fornire loro nuove competenze e strumenti per affrontare le sfide quotidiane del lavoro. La formazione può includere argomenti come la gestione del tempo, le tecniche di comunicazione efficace, la gestione dello stress e la salute mentale.

Favorire l’autonomia e l’indipendenza della persona assistita può alleviare il carico di lavoro della badante.

Ciò può includere l’insegnamento di abilità di base per svolgere alcune attività quotidiane da parte della persona assistita stessa o l’uso di dispositivi di assistenza tecnologica per ridurre la dipendenza costante dalla badante.

Il riconoscimento del duro lavoro e dell’impegno delle badanti è fondamentale per mantenere alto il loro morale e ridurre il rischio di burnout.

Un ringraziamento sincero, un complimento per un lavoro ben fatto o un piccolo gesto di gentilezza possono fare molto per migliorare la soddisfazione lavorativa e l’autostima delle badanti.

Un ambiente di lavoro sano e positivo può contribuire a ridurre il rischio di burnout.

Questo può includere condizioni di lavoro sicure, un buon rapporto con la persona assistita e la sua famiglia, e un’atmosfera di rispetto e comprensione reciproca.

Una buona pianificazione e organizzazione può aiutare a ridurre il carico di lavoro e lo stress.

Ciò può includere la creazione di un programma di attività quotidiane, l’organizzazione del tempo in modo efficace, e la delega di alcune attività a altre persone quando possibile.

Le badanti spesso si prendono cura sia della persona assistita che della propria famiglia. È importante trovare un equilibrio tra queste responsabilità. Ciò può includere l’organizzazione di un programma che tenga conto sia delle esigenze della persona assistita che di quelle della propria famiglia.

Ovviamente non esiste una soluzione unica per tutti per prevenire il burnout.

Ogni badante è unica e ciò che funziona per una persona potrebbe non funzionare per un’altra.

Tuttavia, seguendo questi consigli, le badanti possono aumentare le loro possibilità di evitare il burnout e mantenere la propria salute e benessere.

 

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Roma, come funziona la malattia per la badante livello CS

Affrontiamo un argomento molto importante che riguarda tutte le tipologie di badante a Roma, ma sappiamo bene che la maggior parte delle collaboratrici lavora come convivente.

La badante convivente livello Cs, da contratto nazionale ha diritto come tutti i lavoratori alla malattie e/o infortunio.

Ecco specificate direttamente dal contratto nazionale delle badanti la parte relativa al caso di infortunio sul lavoro o malattia professionale; spetta al lavoratore, convivente o non convivente, la conservazione del posto per i seguenti periodi:

  1. per anzianità fino a sei mesi, superato il periodo di prova, 10 giorni di calendario;
  2. per anzianità da più di sei mesi a due anni, 45 giorni di calendario;
  3. per anzianità oltre i due anni, 180 giorni di calendario.

I periodi relativi alla conservazione del posto di lavoro si calcolano nell’anno solare.

Al lavoratore, nel caso di infortunio sul lavoro o malattia professionale, spettano le prestazioni previste del D.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni e integrazioni.
Le prestazioni vengono erogate dall’INAIL, al quale il datore di lavoro deve denunciare tutti gli infortuni o malattie professionali nei seguenti termini:

  • entro le 24 ore e telegraficamente per quelli mortali o presunti tali;
  • entro due giorni dalla ricezione del relativo certificato di infortunio o di malattia professionale, per gli eventi prognosticati non guaribili entro tre giorni;
  • entro due giorni dalla ricezione del relativo certificato di prosecuzione, per gli eventi inizialmente prognosticati guaribili entro tre giorni ma non guariti entro tale termine.

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L’infortunio e la malattia professionale

L’ infortunio e la malattia professionale in periodo di prova o di preavviso sospendono la decorrenza degli stessi.
Per quanto riguarda invece la malattia standard, il lavoratore dovrà avvertire tempestivamente il datore di lavoro salvo cause di forza maggiore o obbiettivi impedimenti, entro l’orario contrattualmente previsto per l’inizio della prestazione lavorativa. dovrà successivamente far pervenire al datore di lavoro il relativo certificato medico, rilasciato entro il giorno successivo all’inizio della malattia. Il certificato, indicante la prognosi di inabilità al lavoro, deve essere consegnato o inviato mediante raccomandata al datore di lavoro entro due giorni dal relativo rilascio.
Per i lavoratori conviventi non è necessario l’invio del certificato medico.

In caso di malattia, al lavoratore, convivente o non convivente, spetta la conservazione del posto per i seguenti periodi:

  1. per anzianità fino a 6 mesi, superato il periodo di prova, 10 giorni di calendario;
  2. per anzianità da più di 6 mesi a 2 anni, 45 giorni di calendario;
  3. per anzianità oltre i 2 anni, 180 giorni di calendario

I periodi relativi alla conservazione del posto di lavoro si calcolano nell’anno solare, intendendosi per tale il periodo di 365 giorni decorrenti dall’evento. I periodi di cui al comma 4 saranno aumentati del 50% in caso di malattia oncologica, documentata dalla competente ASL. La malattia in periodo di prova o di preavviso sospende la decorrenza degli stessi.

 

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L’uso Eccessivo del Cellulare, a Roma la Storia di Elisa

Ai giorni nostri l’unica cosa immancabile in mano ad ogni persona, giovane o anziana, è il cellulare.

Strumento utilissimo in molti casi: chiamare soccorsi, sentirsi con i figli lontani, comunicare con la propria badante a Roma.

Ma purtroppo a volte il cellulare viene usato troppo, anche sul luogo di lavoro.

L’uso eccessivo del cellulare può avere vari effetti negativi sulla nostra salute e benessere.

Stare a lungo davanti a uno schermo può causare affaticamento visivo, secchezza o arrossamento degli occhi, dolore agli occhi e mal di testa.

Inoltre, la luce blu emessa dagli schermi può interferire con il nostro ritmo circadiano, rendendo più difficile addormentarsi, ecco perché mai usare il cellulare pensando di prendere sonno.

Può portare a dolori al collo, alle spalle e alle mani. Questo è spesso dovuto a posture scorrette o a movimenti ripetitivi.

Se passiamo troppo tempo seduti ad usare il cellulare, ciò può contribuire a uno stile di vita sedentario, che è associato a vari problemi di salute, come l’obesità, le malattie cardiache e il diabete.

Può portare a una dipendenza da internet o dai social media, limitando le attività quotidiane, il lavoro, la scuola e le relazioni personali.

Alcuni studi suggeriscono addirittura un legame tra l’uso eccessivo dei social media e problemi di salute mentale come ansia, depressione e bassa autostima.

Ciò non significa che non possiamo usarlo anche come svago, ma per ridurre questi rischi, è importante fare pause regolari, cercare di mantenere una postura corretta, limitare l’uso dello schermo prima di andare a letto e cercare di equilibrare il tempo trascorso online con attività offline, come l’esercizio fisico e le interazioni sociali.

Ora , il problema di usare il cellulare sul posto di lavoro anche per le badanti può diventare motivo di licenziamento per mancanze che possono succedere.

La storia di Elisa può essere da monito.

La badante Elisa ha svolto moltissimi lavori come badante presso svariate case con anziani con vari problemi.

Ultimo lavoro in una casa di riposo a Napoli, Elisa aveva una vera passione per la tecnologia e i social media.

Trascorreva molte ore al giorno a scorrere le notizie, a chattare con gli amici e a postare foto su Instagram.

Questo, tuttavia, iniziò a influenzare il suo lavoro.

Essendo responsabile della cura di diversi anziani, per cui si occupava di tutto, dal preparare i pasti alla somministrazione dei medicinali.

Ma la sua dipendenza dal cellulare iniziò a interferire con i suoi doveri. Gli altri collaboratori iniziarono a notare la sua mancanza di attenzione. Le fu detto più volte di limitare l’uso del suo cellulare durante l’orario di lavoro, ma Elisa non sembrava prendere sul serio questi avvertimenti.

Sentiva che era in grado di gestire sia il suo lavoro che la sua vita sui social media.

Un giorno, un anziano signore, cadde mentre Elisa era distratta dal suo telefono.

Fortunatamente non si fece male gravemente, ma l’incidente fece capire a tutti la gravità della situazione.

L’incidente fu segnalato, le spiegarono che la sua distrazione aveva causato un incidente e che non potevano più tollerare il suo comportamento.

Elisa fu licenziata sul posto. Fu un duro colpo per lei, ma capì che aveva sbagliato.

Dopo essere stata licenziata, Elisa si ritrovò a riflettere sul suo comportamento.

Si rese conto che la sua dipendenza dal cellulare aveva avuto effetti negativi non solo sul suo lavoro, ma anche sulla sua vita personale.

Decise di fare un cambiamento.

Tornò a lavorare come badante presso una famiglia con due persone anziane, marito e moglie da assistere dove poté mettere a frutto le sue competenze e professionalità.

 

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Il Benessere della Badante a Roma: Prevenzione della Burnout

La collaboratrice domestica viene assunta dalle famiglie per essere aiutate nella gestione di un loro caro, qualcuno a cui tengono, di cui conoscono ogni aspetto.

Entrare in una famiglia per la badante di Roma è già solo questo un compito delicato.

Sono tutte persone che si devono abituare l’una all’altra; per questo il benessere delle badanti è di fondamentale importanza per garantire una corretta assistenza agli anziani e alle persone che necessitano di cure.

La prevenzione del burnout è un aspetto cruciale per promuovere il benessere e la salute mentale delle badanti.

Prevenire il burnout significa fornire alle badanti un ambiente di lavoro sicuro, confortevole e stimolante. Assicurarsi che abbiano accesso a strumenti e risorse necessarie per svolgere il loro lavoro in modo efficace.

Esse possono affrontare situazioni complesse e stressanti nel loro lavoro quotidiano ed è fondamentale riconoscere che il lavoro delle collaboratrici domestiche può essere impegnativo e richiedere molte ore di lavoro.

È importante promuovere un equilibrio sano tra il tempo dedicato al lavoro e il tempo libero, incoraggiando le badanti a prendersi cura di sé stesse e delle proprie esigenze personali; a prendersi cura di sé stesse fisicamente, emotivamente e mentalmente .

Prevenire il burnout delle badanti richiede un approccio olistico che comprenda un ambiente di lavoro sano, il supporto emotivo, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, la formazione continua, il riconoscimento e l’apprezzamento e le attività di auto-cura.

La storia che riportiamo riguarda proprio questo aspetto nella quale qualsiasi lavoratore può incappare.

Maria era una badante dedicata e compassionevole che si occupava di una signora anziana affetta da demenza.

Aveva scelto questo lavoro perché amava prendersi cura degli altri e sentiva che poteva fare la differenza nella vita delle persone che assisteva.

Col passare del tempo, le responsabilità aumentarono notevolmente, infatti la signora richiedeva sempre più attenzione e assistenza, e Maria si trovava costantemente sotto pressione per garantire il suo benessere e sicurezza.

Si svegliava presto al mattino per preparare la colazione, fare la doccia, aiutarla a vestirsi e assisterla nelle attività quotidiane.

Durante il giorno doveva gestire le sue continue dimenticanze, confusione e momenti di agitazione.

La sera era responsabile di somministrare i farmaci e di aiutarla a prepararsi per la notte.

Nonostante il suo impegno le giornate diventavano sempre più pesanti e il suo entusiasmo iniziale svaniva lentamente, tanto che la badante iniziò a provare ansia e depressione e il suo rendimento sul lavoro ne risentì.

La situazione raggiunse un punto critico quando Maria si ammalò a causa dello stress accumulato.

Era esausta, fisicamente e mentalmente esausta.

Capì che aveva bisogno di prendersi cura di sé stessa e di affrontare la situazione in modo diverso.

Maria decise di cercare aiuto e supporto.

Parlò con il suo datore di lavoro e condivise le sue difficoltà e il suo stato emotivo.

Fortunatamente, il suo datore di lavoro si dimostrò comprensivo e collaborativo.

Insieme trovarono soluzioni per alleviare il carico di lavoro di Maria.

Assunsero un’altra badante per condividere le responsabilità e stabilirono orari di lavoro più flessibili.

 

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Roma, la Badante in Malattia si può Licenziare?

Spieghiamo anche a Roma in che modalità si può interrompere il rapporto di lavoro con una badante.

In particolare durante la malattia, si può? No… o meglio dipende.

Di certo non è come un normale contratto di lavoro quello che stabilisce il contratto delle badanti.

Innanzitutto precisiamo che per il contratto nazionale dei collaboratori domestici, il datore di lavoro può licenziare la propria badante senza motivo dando regolare preavviso, o pagando l’indennità sostitutiva, mentre con il contratto a tempo determinato non è possibile licenziare la lavoratrice prima del termine, se non con giusta causa.

Se la badante è in malattia, il datore di lavoro non può licenziarla, neppure dandole un termine di preavviso, salvo non superi il periodo di comporto.

Il periodo di comporto è il tempo massimo di conservazione del posto di lavoro durante la assenza per malattia della badante e viene calcolato secondo tempi stabiliti:

  • con una anzianità di servizio fino a 6 mesi ha diritto a conservare il posto di lavoro fino a 10 giorni
  • con una anzianità di servizio fino a due anni, ha diritto a 45 giorni di conservazione del posto di lavoro
  • con una  anzianità di servizio oltre i 2 anni ha diritto a 180 giorni di conservazione del posto di lavoro

Il comma 6 dell’articolo 26 aggiunge che : “tali periodi sono soggetti a un incremento pari al 50% in caso di malattia oncologica, a patto che questa venga documentata dall’ASL competente”.

Naturalmente durante la malattia il datore di lavoro è obbligato a corrispondere la retribuzione alla badante per un periodo massimo di :

  • 8 giorni complessivi nell’anno, per una anzianità  di servizio fino a 6 mesi
  • 10 giorni complessivi nell’anno, per una anzianità di servizio da 6 mesi a 2 anni
  • 15 giorni complessivi nell’anno, per anzianità di servizio oltre i 2 anni

Il CCNL stabilisce che i giorni di malattia vanno calcolati all’interno dell’anno solare.

Pertanto, il periodo per la conservazione del posto di lavoro non riparte daccapo per ogni malattia, ma va conteggiato come somma di più malattie.

Il datore deve contare il numero di giorni di malattia di cui ha usufruito la collaboratrice nei 365 giorni di calendario che precedono la malattia in corso.

Se la malattia subentra nel periodo di prova o di preavviso, ne sospende la decorrenza.

 

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Assistenza Sanitaria Badanti Straniere a Roma

Assistenza Sanitaria Badanti Straniere a Roma

Per i cittadini stranieri a Roma, comunitari e non, l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) garantisce tutta l’assistenza sanitaria prevista dal nostro ordinamento e comporta parità di trattamento rispetto ai cittadini italiani, per quanto attiene all’obbligo contributivo, all’assistenza erogata in Italia dallo stesso S.S.N. ed alla sua validità temporale.

Chi ha l’obbligo di iscriversi al S.S.N.:

  •  I cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno che svolgono regolare attività di lavoro subordinato, autonomo o che siano iscritti alle liste di collocamento;
  •  i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti o quelli che abbiano chiesto il rinnovo del permesso di soggiorno, per lavoro subordinato, per lavoro autonomo, per motivi familiari, per asilo, per richiesta di asilo, per attesa adozione, per affidamento, per acquisto della cittadinanza o per motivi religiosi;
  •  i familiari a carico (regolarmente soggiornanti) dei cittadini stranieri rientranti nelle categorie sopra indicate.
    Non hanno obbligo di iscriversi al S.S.N. i cittadini stranieri non rientranti fra le suddette categorie, anche se devono assicurarsi contro il rischio di malattie, infortunio e maternità mediante stipula di polizza assicurativa valida sul territorio italiano, anche per i familiari a carico.

Se non sei in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, hai diritto comunque alle cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o essenziali, anche se continuative, per malattia e infortunio, nelle strutture pubbliche o private convenzionate.
A tal fine dovrai richiedere presso qualsiasi A.S.L. un tesserino, chiamato S.T.P. (Straniero Temporaneamente Presente), valido sei mesi ma rinnovabile. Per ottenerlo dovrai dichiarare:
– le tue generalità
– di non possedere risorse economiche sufficienti.

 

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L’alcolismo e la badante a Roma

Più volte si sente dire la frase “chi non riesce a badare a sé stesso, non può badare agli altri” – ed in parte è vero; ma c’è un’altra parte, però, che viene trascurata: una badante fino a che punto può essere brava, professionale e diligente nel proprio lavoro, e allo stesso tempo cedere a vizi e difetti com’è quello dell’alcolismo?

Affidare i propri cari che di solito sono persone ultraottantenni e deboli in molti aspetti della vita, affidarli a persone altrettanto deboli e non in grado di fronteggiare le difficoltà è come affidare dei bambini ad altri bambini. È per questo che si deve intervenire subito per arginare questo fenomeno, e farlo portandolo a conoscenza. Mettersi in casa una persona alcoolista è davvero un rischio altissimo soprattutto se si ritrova ad operare con persone fragili che dipendono in tutto e per tutto da questa.

La Cassazione parte dalla premessa che il lavoratore spesso ubriaco mette a rischio la propria persona, poiché l’abuso di alcolici limita la sua capacità di comprendere e prevenire i pericoli e attenua i riflessi. Ciò determina un rischio aggiuntivo sia per sé stesso, sia per i colleghi che in gruppo prestano la propria opera. Per cui, al fine di evitare ciò, laddove non riesca a convincere il lavoratore a Cassazione un episodio isolato non può giustificare la sanzione estrema del licenziamento. È necessario che la condotta sia ripetuta o abituale perché costituisca giusta causa di licenziamento (il singolo episodio, infatti, non è di per sé inteso come violazione disciplinare). In tal senso Cassazione sez. lav. 10.09.2010, n. 19361, ha ritenuto legittimo il licenziamento per giusta causa di un lavoratore al quale era stato contestato in ben 12 occasioni lo stato di ebbrezza sul posto di lavoro.

In precedenza, per Cassazione, Sez. lav., 26/05/2001, n. 7192, nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato, la dipendenza da alcool non è di per sé motivo sufficiente a far venire meno la fiducia del datore di lavoro, essendo necessario accertare di volta in volta la condotta del dipendente, nella concretezza dello svolgimento del rapporto, così come per ogni altro lavoratore, alla stregua degli ordinari criteri stabiliti dalla legge e dal contratto collettivo, al fine di valutare la legittimità o meno della sanzione irrogata (nella specie, la sentenza di merito, confermata dalla Cassazione, aveva ritenuto legittimo il licenziamento irrogato ad un dipendente bancario, avendo accertato che il provvedimento non era stato adottato per il fatto in sé della patologia da cui questi era affetto, ma per taluni comportamenti particolarmente gravi dello stesso dipendente che, ancorché favoriti dal suo stato psichico, avevano comportato discredito e disordine anche nei confronti della clientela).

Cassazione, Sez. lav., 13/02/1997, n. 1314 aveva affermato anche che, nel rapporto di lavoro subordinato, l’assenza dal servizio e l’inosservanza dell’obbligo di comunicazione della medesima non possono costituire giustificato motivo soggettivo di licenziamento quando sono dovute, non già a stati episodici di ubriachezza, bensì a un danno cerebrale, costituente l’esito della prolungata assunzione dell’alcol e dei suoi effetti tossici, poiché in tal caso si verificano le condizioni impeditive dell’adempimento tipiche della malattia. Nella specie, la consulenza tecnica svolta nel giudizio di merito aveva accertato che nel lavoratore si era determinato uno stato di alterazione psichica e di rallentamento dei processi cognitivi, prodromici dell’insorgenza della cosiddetta demenza alcolica.

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Roma e la badante in salute

Perché è importante la salute ed il benessere psico-fisico della tua badante, oltre che dell’anziano che accudisce? Sicuramente affidarsi ad un’Associazione come Aes Domicilio, che seleziona il personale preparato e ti aiuta a cercare e trovare la badante giusta per le tue esigenze.

La badante convivente, badante ad ore o badante di condominio non è un lavoro composto solo ed esclusivamente  dal “far compagnia all’anziano”, ma si configura di una molteplicità di mansioni che investono l’intera vita quotidiana e non.

Quando ci si rivolge ad una badante bisogna tener ben presente le mansioni che dovrà svolgere, e tenerle presenti significa dichiararle in modo preliminare; non si può pensare di assumere una badante in casa propria e volere che diventi una sorta di “tutto-fare” domestico.

La badante convivente o badante a ore che si dovrebbe “far compagnia all’anziano” ma prima di tutto “assisterlo” cioè offrirgli le cure di cui necessita.

Le badanti assistono per lo più persone non autosufficienti dal punto di vista fisico e mentale , solo il 19,1% lavora per persone completamente autosufficienti.  Le badanti si fanno carico di assistere quelle persone che, per le famiglie, rappresentano un vero “rebus assistenziale” poiché hanno bisogni di cura complessi e costanti.

Un dato fondamentale per comprendere la situazione lavorativa delle badanti è il supporto di altre figure assistenziali come assistenti domiciliari, infermieri/e, assistenti sociali. Al riguardo, il 60% delle lavoratrici afferma di occuparsi completamente da sola dell’assistenza. Il dato restituisce uno scenario preoccupante: le badanti che assistono persone con gravi problemi psico-fisici, in un caso su due, sono sole.

C’è poi il logoramento psicologico: il 39,4% soffre di insonnia, mentre il 33,9% delle donne intervistate afferma di soffrire di ansia o depressione. Bisogna aggiungere che una badante su tre, nell’ultimo anno, non è mai andata da un medico a controllare il proprio stato di salute.

Dunque, se da una parte, la badante è colei che tutela la salute dell’anziano dall’altra spetta a noi accorgerci della salute della badante; ovvero, di “badare alla badante”, affinché possa svolgere nel miglior modo possibile, cioè serenamente il proprio lavoro, senza che la si abbandoni a quel brutto ruolo di “tutto-fare” domestico, che poi finisce per rendere inefficiente il servizio della badante.

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Roma, badante in malattia per coronavirus? Cosa dice la legge

In base a quanto stabilito dal DPCM del 17 marzo 2020 all’art. 26 in merito alla malattia coronavirus colf e badanti, per i lavoratori costretti a quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria (in quanto risultati positivi al covid-19 o in condizioni sanitarie di rischio), tale periodo di quarantena è equiparato al ricovero ospedaliero, ovvero alla malattia ordinaria e quindi retribuito.

Per i periodi di quarantena il medico curante dovrà redigere il certificato di malattia con gli estremi del provvedimento che ha dato origine alla quarantena stessa, sia che la quarantena sia soltanto preventiva, che per effettivo contagio. Una volta ricevuto tale certificato medico, il datore di lavoro potrà indicare nell’inserimento mensile la causale MC di Malattia covid-19 per TUTTI i giorni di calendario compresi nel certificato, siano essi giorni lavorativi, non lavorativi o domeniche.

 Il periodo di malattia indicato con MC non dovrà essere conteggiato ai fini della conservazione del posto di lavoro quindi non é possibile licenziare la collaboratrice in malattia covid. Il datore di lavoro potrà fare richiesta all’ente previdenziale affinché le spese a suo carico per il periodo di malattia da covid-19 siano sostenute dallo Stato.

Per sostenere tali oneri, lo Stato rispetterà il limite massimo di spesa di 130 milioni di euro per il 2020; una volta raggiunto il limite di spesa prestabilito, gli enti previdenziali non prenderanno in considerazione ulteriori domande. Non sono ancora state rese note le modalità per effettuare la richiesta all’ente previdenziale; siamo in attesa di ulteriori specifiche nella legge di conversione o in successivi provvedimenti normativi.

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La Famiglia di Roma puó Obbligare la Badante a Vaccinarsi?

La Famiglia di Roma puó Obbligare la Badante a Vaccinarsi?

La domanda che dà il titolo al nostro intervento è una domanda ormai frequentissima da ascoltare per chi vive il mondo delle badanti. Anche a Roma.

L’arrivo di Settembre segna per molte famiglie di Roma, con la ripresa della scuola e delle attività extrascolastiche, ove possibili, il momento di ricerca di una baby sitter per i figli. Per queste figure, però, a differenza che per le insegnanti, non c’è alcun obbligo di green pass, né di vaccinazione anti-Covid.

I lavoratori domestici di Roma – badanti, colf e baby sitter – non hanno avuto alcuna corsia preferenziale nelle vaccinazioni e hanno dovuto prenotarle man mano che si apriva la possibilità di accedere, nelle Regioni, per le varie fasce di età. Si tratta di una platea di due milioni di lavoratori, al servizio delle famiglie: 920.722 sono in regola, ovvero iscritti all’Inps, gli altri si stima che lavorino in nero.

Tra i lavoratori censiti dall’Inps, 437mila prestano assistenza ad anziani e persone non autosufficienti, per età o per patologia, anche in regime di convivenza.

Per questo l’associazione datoriale Assindatcolf consiglia alle famiglie di inserire nei nuovi contratti di lavoro la disponibilità dei domestici a vaccinarsi contro il Covid (o la validità del green pass) come condizione necessaria per l’assunzione, soprattutto nel caso di assistenza a persone fragili.

Vuoi sapere quanto costa una badante?

«Non si mette in dubbio la libertà dei singoli di vaccinarsi o meno – spiega il presidente di Assindatcolf Andrea Zini -. Le famiglie, però, hanno tutto il diritto di pretendere la vaccinazione anti-Covid dal lavoratore da assumere o da quello già in servizio, vista la tipologia delle mansioni svolte e i rischi specifici che possono derivare per il datore e per i suoi familiari. Altrimenti – conclude Zini – se il lavoratore non vuole vaccinarsi o rinnovare il green pass quando necessario, nel settore domestico è possibile il recesso ad nutum, cioè la possibilità di sciogliere il rapporto di lavoro in modo libero, senza alcuna giustificazione».

Il 38,2% dei lavoratori domestici arriva dall’Est Europa: «In alcuni casi – spiega ancora il presidente di Assindatcolf Andrea Zini – i lavoratori dell’Est sono rientrati in patria dopo la prima ondata della pandemia e hanno fatto il vaccino Sputnik, che però non è riconosciuto dall’Ema e non dà diritto al green pass. Il datore di lavoro domestico può chiedere a questi lavoratori una traduzione giurata della certificazione vaccinale».

Appare invece risolto, secondo Assindatcolf, il problema di accesso al vaccino anti-Covid che era emerso nei mesi scorsi per molti dei 176mila lavoratori domestici extracomunitari coinvolti dalla sanatoria 2020 e in attesa del permesso di soggiorno. Essendo provvisori, il codice fiscale e la tessera sanitaria rilasciati in attesa della conclusione della procedura non erano riconosciuti dai portali di prenotazione dei vaccini in diverse Regioni. Solo un problema tecnico che è stato, poi, risolto.

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