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Assistenza Sanitaria Badanti Straniere a Roma

Assistenza Sanitaria Badanti Straniere a Roma

Per i cittadini stranieri a Roma, comunitari e non, l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) garantisce tutta l’assistenza sanitaria prevista dal nostro ordinamento e comporta parità di trattamento rispetto ai cittadini italiani, per quanto attiene all’obbligo contributivo, all’assistenza erogata in Italia dallo stesso S.S.N. ed alla sua validità temporale.

Chi ha l’obbligo di iscriversi al S.S.N.:

  •  I cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno che svolgono regolare attività di lavoro subordinato, autonomo o che siano iscritti alle liste di collocamento;
  •  i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti o quelli che abbiano chiesto il rinnovo del permesso di soggiorno, per lavoro subordinato, per lavoro autonomo, per motivi familiari, per asilo, per richiesta di asilo, per attesa adozione, per affidamento, per acquisto della cittadinanza o per motivi religiosi;
  •  i familiari a carico (regolarmente soggiornanti) dei cittadini stranieri rientranti nelle categorie sopra indicate.
    Non hanno obbligo di iscriversi al S.S.N. i cittadini stranieri non rientranti fra le suddette categorie, anche se devono assicurarsi contro il rischio di malattie, infortunio e maternità mediante stipula di polizza assicurativa valida sul territorio italiano, anche per i familiari a carico.

Se non sei in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, hai diritto comunque alle cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o essenziali, anche se continuative, per malattia e infortunio, nelle strutture pubbliche o private convenzionate.
A tal fine dovrai richiedere presso qualsiasi A.S.L. un tesserino, chiamato S.T.P. (Straniero Temporaneamente Presente), valido sei mesi ma rinnovabile. Per ottenerlo dovrai dichiarare:
– le tue generalità
– di non possedere risorse economiche sufficienti.

 

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L’alcolismo e la badante a Roma

Più volte si sente dire la frase “chi non riesce a badare a sé stesso, non può badare agli altri” – ed in parte è vero; ma c’è un’altra parte, però, che viene trascurata: una badante fino a che punto può essere brava, professionale e diligente nel proprio lavoro, e allo stesso tempo cedere a vizi e difetti com’è quello dell’alcolismo?

Affidare i propri cari che di solito sono persone ultraottantenni e deboli in molti aspetti della vita, affidarli a persone altrettanto deboli e non in grado di fronteggiare le difficoltà è come affidare dei bambini ad altri bambini. È per questo che si deve intervenire subito per arginare questo fenomeno, e farlo portandolo a conoscenza. Mettersi in casa una persona alcoolista è davvero un rischio altissimo soprattutto se si ritrova ad operare con persone fragili che dipendono in tutto e per tutto da questa.

La Cassazione parte dalla premessa che il lavoratore spesso ubriaco mette a rischio la propria persona, poiché l’abuso di alcolici limita la sua capacità di comprendere e prevenire i pericoli e attenua i riflessi. Ciò determina un rischio aggiuntivo sia per sé stesso, sia per i colleghi che in gruppo prestano la propria opera. Per cui, al fine di evitare ciò, laddove non riesca a convincere il lavoratore a Cassazione un episodio isolato non può giustificare la sanzione estrema del licenziamento. È necessario che la condotta sia ripetuta o abituale perché costituisca giusta causa di licenziamento (il singolo episodio, infatti, non è di per sé inteso come violazione disciplinare). In tal senso Cassazione sez. lav. 10.09.2010, n. 19361, ha ritenuto legittimo il licenziamento per giusta causa di un lavoratore al quale era stato contestato in ben 12 occasioni lo stato di ebbrezza sul posto di lavoro.

In precedenza, per Cassazione, Sez. lav., 26/05/2001, n. 7192, nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato, la dipendenza da alcool non è di per sé motivo sufficiente a far venire meno la fiducia del datore di lavoro, essendo necessario accertare di volta in volta la condotta del dipendente, nella concretezza dello svolgimento del rapporto, così come per ogni altro lavoratore, alla stregua degli ordinari criteri stabiliti dalla legge e dal contratto collettivo, al fine di valutare la legittimità o meno della sanzione irrogata (nella specie, la sentenza di merito, confermata dalla Cassazione, aveva ritenuto legittimo il licenziamento irrogato ad un dipendente bancario, avendo accertato che il provvedimento non era stato adottato per il fatto in sé della patologia da cui questi era affetto, ma per taluni comportamenti particolarmente gravi dello stesso dipendente che, ancorché favoriti dal suo stato psichico, avevano comportato discredito e disordine anche nei confronti della clientela).

Cassazione, Sez. lav., 13/02/1997, n. 1314 aveva affermato anche che, nel rapporto di lavoro subordinato, l’assenza dal servizio e l’inosservanza dell’obbligo di comunicazione della medesima non possono costituire giustificato motivo soggettivo di licenziamento quando sono dovute, non già a stati episodici di ubriachezza, bensì a un danno cerebrale, costituente l’esito della prolungata assunzione dell’alcol e dei suoi effetti tossici, poiché in tal caso si verificano le condizioni impeditive dell’adempimento tipiche della malattia. Nella specie, la consulenza tecnica svolta nel giudizio di merito aveva accertato che nel lavoratore si era determinato uno stato di alterazione psichica e di rallentamento dei processi cognitivi, prodromici dell’insorgenza della cosiddetta demenza alcolica.

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Roma e la badante in salute

Perché è importante la salute ed il benessere psico-fisico della tua badante, oltre che dell’anziano che accudisce? Sicuramente affidarsi ad un’Associazione come Aes Domicilio, che seleziona il personale preparato e ti aiuta a cercare e trovare la badante giusta per le tue esigenze.

La badante convivente, badante ad ore o badante di condominio non è un lavoro composto solo ed esclusivamente  dal “far compagnia all’anziano”, ma si configura di una molteplicità di mansioni che investono l’intera vita quotidiana e non.

Quando ci si rivolge ad una badante bisogna tener ben presente le mansioni che dovrà svolgere, e tenerle presenti significa dichiararle in modo preliminare; non si può pensare di assumere una badante in casa propria e volere che diventi una sorta di “tutto-fare” domestico.

La badante convivente o badante a ore che si dovrebbe “far compagnia all’anziano” ma prima di tutto “assisterlo” cioè offrirgli le cure di cui necessita.

Le badanti assistono per lo più persone non autosufficienti dal punto di vista fisico e mentale , solo il 19,1% lavora per persone completamente autosufficienti.  Le badanti si fanno carico di assistere quelle persone che, per le famiglie, rappresentano un vero “rebus assistenziale” poiché hanno bisogni di cura complessi e costanti.

Un dato fondamentale per comprendere la situazione lavorativa delle badanti è il supporto di altre figure assistenziali come assistenti domiciliari, infermieri/e, assistenti sociali. Al riguardo, il 60% delle lavoratrici afferma di occuparsi completamente da sola dell’assistenza. Il dato restituisce uno scenario preoccupante: le badanti che assistono persone con gravi problemi psico-fisici, in un caso su due, sono sole.

C’è poi il logoramento psicologico: il 39,4% soffre di insonnia, mentre il 33,9% delle donne intervistate afferma di soffrire di ansia o depressione. Bisogna aggiungere che una badante su tre, nell’ultimo anno, non è mai andata da un medico a controllare il proprio stato di salute.

Dunque, se da una parte, la badante è colei che tutela la salute dell’anziano dall’altra spetta a noi accorgerci della salute della badante; ovvero, di “badare alla badante”, affinché possa svolgere nel miglior modo possibile, cioè serenamente il proprio lavoro, senza che la si abbandoni a quel brutto ruolo di “tutto-fare” domestico, che poi finisce per rendere inefficiente il servizio della badante.

Vuoi sapere quanto costa una badante? Contattaci! Con Aes Domicilio siamo attivi in tutta la Regione Lazio e in particolare nella città metropolitana di Roma (badante Roma). Siamo presenti con i nostri partner in franchising anche in Lombardia ed in particolare nelle province di Milano (badante Milano) se cerchi Badanti a Milano, Badante Monza, Badante Como, Badante Lecco.

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Roma, badante in malattia per coronavirus? Cosa dice la legge

In base a quanto stabilito dal DPCM del 17 marzo 2020 all’art. 26 in merito alla malattia coronavirus colf e badanti, per i lavoratori costretti a quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria (in quanto risultati positivi al covid-19 o in condizioni sanitarie di rischio), tale periodo di quarantena è equiparato al ricovero ospedaliero, ovvero alla malattia ordinaria e quindi retribuito.

Per i periodi di quarantena il medico curante dovrà redigere il certificato di malattia con gli estremi del provvedimento che ha dato origine alla quarantena stessa, sia che la quarantena sia soltanto preventiva, che per effettivo contagio. Una volta ricevuto tale certificato medico, il datore di lavoro potrà indicare nell’inserimento mensile la causale MC di Malattia covid-19 per TUTTI i giorni di calendario compresi nel certificato, siano essi giorni lavorativi, non lavorativi o domeniche.

 Il periodo di malattia indicato con MC non dovrà essere conteggiato ai fini della conservazione del posto di lavoro quindi non é possibile licenziare la collaboratrice in malattia covid. Il datore di lavoro potrà fare richiesta all’ente previdenziale affinché le spese a suo carico per il periodo di malattia da covid-19 siano sostenute dallo Stato.

Per sostenere tali oneri, lo Stato rispetterà il limite massimo di spesa di 130 milioni di euro per il 2020; una volta raggiunto il limite di spesa prestabilito, gli enti previdenziali non prenderanno in considerazione ulteriori domande. Non sono ancora state rese note le modalità per effettuare la richiesta all’ente previdenziale; siamo in attesa di ulteriori specifiche nella legge di conversione o in successivi provvedimenti normativi.

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La Famiglia di Roma puó Obbligare la Badante a Vaccinarsi?

La Famiglia di Roma puó Obbligare la Badante a Vaccinarsi?

La domanda che dà il titolo al nostro intervento è una domanda ormai frequentissima da ascoltare per chi vive il mondo delle badanti. Anche a Roma.

L’arrivo di Settembre segna per molte famiglie di Roma, con la ripresa della scuola e delle attività extrascolastiche, ove possibili, il momento di ricerca di una baby sitter per i figli. Per queste figure, però, a differenza che per le insegnanti, non c’è alcun obbligo di green pass, né di vaccinazione anti-Covid.

I lavoratori domestici di Roma – badanti, colf e baby sitter – non hanno avuto alcuna corsia preferenziale nelle vaccinazioni e hanno dovuto prenotarle man mano che si apriva la possibilità di accedere, nelle Regioni, per le varie fasce di età. Si tratta di una platea di due milioni di lavoratori, al servizio delle famiglie: 920.722 sono in regola, ovvero iscritti all’Inps, gli altri si stima che lavorino in nero.

Tra i lavoratori censiti dall’Inps, 437mila prestano assistenza ad anziani e persone non autosufficienti, per età o per patologia, anche in regime di convivenza.

Per questo l’associazione datoriale Assindatcolf consiglia alle famiglie di inserire nei nuovi contratti di lavoro la disponibilità dei domestici a vaccinarsi contro il Covid (o la validità del green pass) come condizione necessaria per l’assunzione, soprattutto nel caso di assistenza a persone fragili.

Vuoi sapere quanto costa una badante?

«Non si mette in dubbio la libertà dei singoli di vaccinarsi o meno – spiega il presidente di Assindatcolf Andrea Zini -. Le famiglie, però, hanno tutto il diritto di pretendere la vaccinazione anti-Covid dal lavoratore da assumere o da quello già in servizio, vista la tipologia delle mansioni svolte e i rischi specifici che possono derivare per il datore e per i suoi familiari. Altrimenti – conclude Zini – se il lavoratore non vuole vaccinarsi o rinnovare il green pass quando necessario, nel settore domestico è possibile il recesso ad nutum, cioè la possibilità di sciogliere il rapporto di lavoro in modo libero, senza alcuna giustificazione».

Il 38,2% dei lavoratori domestici arriva dall’Est Europa: «In alcuni casi – spiega ancora il presidente di Assindatcolf Andrea Zini – i lavoratori dell’Est sono rientrati in patria dopo la prima ondata della pandemia e hanno fatto il vaccino Sputnik, che però non è riconosciuto dall’Ema e non dà diritto al green pass. Il datore di lavoro domestico può chiedere a questi lavoratori una traduzione giurata della certificazione vaccinale».

Appare invece risolto, secondo Assindatcolf, il problema di accesso al vaccino anti-Covid che era emerso nei mesi scorsi per molti dei 176mila lavoratori domestici extracomunitari coinvolti dalla sanatoria 2020 e in attesa del permesso di soggiorno. Essendo provvisori, il codice fiscale e la tessera sanitaria rilasciati in attesa della conclusione della procedura non erano riconosciuti dai portali di prenotazione dei vaccini in diverse Regioni. Solo un problema tecnico che è stato, poi, risolto.

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Badanti a Roma: alcune testimonianze sulla relazione tra benessere psicofisico e lavoro

Si è raccolto un cospicuo numero di interviste effettuate ad alcune badanti conviventi e badanti ad ore circa il rapporto che intercorre tra il benessere psicofisico della badante ed il lavoro di badante e quanto, questo lavoro, incida sulla vita di tutti i giorni. Ebbene le testimonianze raccolte hanno mostrato numerose informazioni interessanti.

Ecco le risposte di Anastasia, ucraina: “Sì, un po’ di stress, a dire la verità, ma per fortuna la famiglia pensava a me, allora questi problemi li ho sempre risolti […] Avevo un po’ di stress perché la notte non dormivo, per le persone che dovevo assistere, ma era tutto risolto”.

Natascia, moldava: “Ci sono quelle di noi che gli viene la pressione alta improvvisamente, senza un motivo”. Shanika, cingalese: “Avevo la pressione alta, stanchezza…Marika, moldava:[…] nessuno ti chiede quello che pensi tu, non dico tutto, ma neanche un po’, così non si fa, siamo anche noi gente che prima o poi… me ne vado anch’io con la testa, vado a casa al manicomio”.

Mirela, rumena: “[…] ho quest’ansia, devo stare tutto il giorno qua, 24 ore su 24. E chi ci sta qua tutto questo tempo con una signora? […] Senti quest’ansia, questa responsabilità su di te, sempre. Carmen, peruviana, sembra aver trovato una soluzione al suo stato di stress: mia sorella mi dice “Vieni a casa sabato e domenica”, “Io non posso venire a casa, sono chiusa, vado in un’altra casa chiusa, mi sento male! Lasciami andare fuori! Lasciami respirare, devo andare in un altro posto!”.

Per Liliana, moldava, l’innalzamento di pressione e l’ulcera sono invece dovuti ad una condizione particolare, il fatto di essere appena stata buttata fuori di casa dall’anziana che assisteva. Anche per Shashila, cingalese, lo stress e il disagio sono causati da una precedente situazione lavorativa negativa: “sentivo stress, ero tanto stanca, stare sveglia la notte e poi non dormivo di giorno, e poi ero nervosa, alla fine ho detto “Vado a casa mia, qui non torno più”.

Esiste quindi una reale difficoltà a reggere fisicamente un lavoro di assistenza continuativa soprattutto se le condizioni di salute dell’anziano sono precarie; se la condizione di stress è prolungata nel tempo e complicata da una difficoltà a vivere all’interno del contesto familiare, possono insorgere disagi a livello psicologico, che, oltre a rendere negativa la singola esperienza lavorativa, possono compromettere la riuscita del progetto migratorio, causando danni talvolta irreparabili alla persona. Quindi sarebbe importante che ai primi sintomi di sofferenza la persona chiedesse aiuto; questo però nella maggior parte dei casi non avviene, come ci riferisce il dottor Piazza, psichiatra noto in queste analisi, il quale parla di diffidenza da parte degli stranieri nei confronti delle istituzioni preposte all’attività di cura e di un problema di accesso alle stesse per motivi culturali, linguistici, di discriminazione.

Non bisogna però dimenticare che situazioni di disagio psichico manifestate nel nostro Paese, ad esempio in seguito ad un’esperienza lavorativa negativa, slatentizzano spesso forme di sofferenza e disturbi preesistenti, sorti nel Paese d’origine, che l’esperienza migratoria esaspera. Significativa è la risposta di Constance, marocchina, all’affermazione: “Ci sono anche quelli che vengono qui e si sentono sradicati…”.

Durante le interviste è emersa l’esistenza di problemi in patria, basti pensare ai problemi economici, che hanno spinto la maggior parte di queste donne a lasciare le loro case, ma ve ne sono anche altri, che se non incidono drasticamente sull’esperienza migratoria, sono un’ombra sempre presente sulle loro esistenze, soprattutto delle madri di famiglia, come Ghita, cingalese: “I miei figli (dopo la morte del marito) sarebbero poi rimasti soli, così io sono andata (a casa) nel 2000 e mia figlia si è subito sposata”; Luana, ucraina : “Mio figlio studia e deve fare tre operazioni all’orecchio”.

Insomma, anche già da questo breve excursus possiamo ben comprendere come la vita della badante non si limiti al suo operare all’interno di una casa, bensì abbia qualcosa di più ampio a cui doversi e potersi riferire: il rapporto con i figli, con la propria famiglia, con la propria psiche: le badanti non sono ‘macchine’, ma essere umani come chiunque ed assillati dai problemi di chiunque, più di quanto si possa immaginare.

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AES Domicilio (assistenza anziani a domicilio) è attiva con le proprie badanti in tutta la Regione Lazio e in particolare in provincia di Roma (badante Roma). Siamo presenti con i nostri partner in franchising anche in Lombardia, Badante Milano, Badante Monza, Badante Como, Badante Lecco.