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cosa fa la badante roma

Roma, Cosa Fa la Badante

Fare la badante può sembrare un semplice lavoro d’appoggio o di riserva, ma viene trascurato il fatto che fare la badante convivente, il più delle volte, è una scelta consapevole e ben ponderata.

Non tutti quelli che decidono di fare come lavoro la badante a Roma sono persone improvvisate, bensì – il più delle volte! – chi svolge il lavoro di badante è in possesso di molte certificazioni, di una necessaria esperienza, e soprattutto di una grande vocazione alla cura e all’assistenza.

Tuttavia, non sempre la persona da curare è nello stesso pianerottolo della badante, né nello stesso paese, ed a volte nemmeno nella stessa nazione.

Non è un mistero che la maggior parte delle badanti e dei badanti presenti in Italia non sia di nazionalità italiana (almeno di origine); il più delle volte, le badanti  provengono dai più disparati paesi del mondo.

Ma cosa spinge una persona ad intraprendere il lavoro e la mansione di “badante”?

I motivi possono essere numerosissimi, ma noi di AES DOMICILIO abbiamo individuato sicuramente il punto centrale: l’importanza della cura.

Una badante è una persona che “si prende cura” di un’altra persona, ed i modi in cui questo “prendersi cura” si manifestano possono essere molti: dal parlare gentilmente, al volgere una semplice carezza, all’essere disponibili, nonché all’instaurare un rapporto di fiducia e di affetto con la persona badata.

Negli ultimi anni si sta capendo l’importanza di questa figura nelle nostre case.

La badante è diventata, ormai, una “persona di famiglia”, e sono più le case che ospitano una badante che quelle che non la ospitano, per il semplice fatto che l’Italia – ed a parlare sono i dati ISTAT – è un paese “vecchio” e abbiamo un altissimo tasso di persone ultraottantenni e che per fisiologici motivi non sono più in grado di badare a sé stessi e di essere autosufficienti.

È per questo che la badante è diventata una figura ormai necessaria: più il paese Italia invecchierà, più la badante sarà presente nelle case degli italiani; più le badanti saranno presenti, più l’opinione pubblica riuscirà ad accettare questo mestiere come un vero e proprio “lavoro”.

La badante non sempre è supportata dalla propria famiglia. Il più delle volte le badanti non l’hanno vicina, ma lontana.

Ma questo punto, lungi dall’essere un “punto di svantaggio”, negli anni si è trasformato in un “punto di forza”.

Se da una parte è vero quello che circola in giro sul fatto che la badante soffra la lontananza dal proprio Paese e dalla propria famiglia, dall’altro lato si trascura il fatto che proprio questa sofferenza viene trasformata in una maggiore capacità di empatia della badante.

Chi, come la badante, conosce e sa quanto sia faticoso stare lontani dalla propria famiglia, sa maggiormente entrare in un rapporto di dialogo e di empatia con la persona anziana.

Spieghiamoci meglio!

Il più delle volte le persone anziane, per un numerosissimo motivo di ragioni, subisce la solitudine: i figli per gli stremanti orari di lavoro non hanno la possibilità di viversi i propri cari e questo fa soffrire gli anziani.

Una badante che sa perfettamente e conosce questo tipo di emozioni, saprà entrare ancora di più in un rapporto di complicità e confidenza.

Sia la badante che il badato condividono una emozione negativa di solitudine, ma insieme la rendono un qualcosa di positivo, uno spalleggiarsi a vicenda.

La badante e il badato diventano, dunque, quasi “amici”.

La famiglia è un punto stabile per chiunque, è il riferimento imprescindibile che non può essere ignorato, ma niente ci impedisce di poter creare delle “situazioni sociali” – com’è la relazione badante/badato – in grado di restituire e colmare positivamente quel vuoto.

 

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Roma, Badante Convivente per due Persone, Intervista a Dorotea

Intervistatore: Ciao, grazie per aver accettato di condividere la tua esperienza con noi. Cominciamo, potresti descriverci il tuo ruolo di badante convivente a Roma?

Dorotea: Certo. Sono una badante convivente, il che significa che vivo con le persone che assisto. Attualmente mi occupo di due anziani, entrambi con diverse necessità di assistenza. Il mio ruolo include tutto, dalla preparazione dei pasti all’aiuto con le attività quotidiane come l’igiene personale, alla mobilizzazione e all’amministrazione dei medicinali.

Intervistatore: È sicuramente un ruolo molto impegnativo. Come gestisci le necessità di assistenza durante la notte?

Dorotea: Durante la notte, uno dei miei assistiti ha bisogno di assistenza per andare in bagno, quindi devo essere disponibile per lui. Oltre a ciò, l’altro ha bisogno di farmaci a orari specifici, quindi devo essere sveglia anche per questo. Di solito, riesco a riposare un po’ durante il giorno quando entrambi fanno un pisolino, ma alcune notti possono essere molto impegnative.

Intervistatore: Sembra un lavoro molto impegnativo. Come riesci a gestire lo stress e la fatica?

Dorotea: È sicuramente impegnativo, ma mi piace pensare che posso fare una differenza nella vita delle persone che assisto. Gestire lo stress e la fatica è una parte importante del mio lavoro. Cerco di fare esercizio regolarmente e mantengo un’alimentazione equilibrata, il che mi aiuta a mantenere la mia energia. Anche se le notti possono essere lunghe e stancanti, trovo un grande senso di soddisfazione nel poter aiutare le persone che hanno bisogno.

Intervistatore: Quali sono alcune delle sfide più grandi che incontri nel tuo lavoro?

Badante: Oltre alla fatica fisica, penso che una delle sfide più grandi sia gestire le dinamiche emotive. A volte, le persone che assisto possono essere arrabbiate o frustrate a causa delle loro limitazioni fisiche, o possono essere tristi o spaventate a causa dell’invecchiamento o della malattia. È importante per me mantenere la pazienza e la comprensione, e cercare di fornire un supporto emotivo oltre che fisico.

Intervistatore: E quali sono le cose che ti danno più soddisfazione nel tuo lavoro?

Dorotea: Penso che la cosa più gratificante sia vedere l’impatto positivo che posso avere sulla vita delle persone che assisto. Quando riesco a farli sorridere o a farli sentire meglio, mi dà un grande senso di soddisfazione. Anche se può essere difficile, mi dà grande gioia vedere i loro sorrisi, sentire le loro risate, e sapere che posso fare la differenza per loro.

Intervistatore: È sicuramente un lavoro che richiede una grande dedizione. Come riesci a mantenere un equilibrio tra la tua vita personale e il tuo lavoro?

Dorotea: Non è facile, ammetto. Vivendo con le persone che assisto, i confini tra il lavoro e la vita personale possono diventare sfumati. Cerco di ritagliare del tempo per me stessa ogni giorno, anche se sono solo pochi minuti per leggere un libro o fare una passeggiata. È importante per me mantenere i miei hobby e le relazioni con amici e familiari, anche se a volte è una sfida.

Intervistatore: Qual è il consiglio più importante che daresti a qualcuno che sta considerando di intraprendere un lavoro come il tuo?

Dorotea: Direi che è fondamentale avere una vera passione per aiutare gli altri. Questo lavoro può essere estremamente impegnativo sia fisicamente che emotivamente, quindi è importante avere un forte desiderio di fare la differenza nella vita delle persone. Inoltre, devi avere molta pazienza e comprensione, e essere disposto a lavorare in un ambiente che può cambiare rapidamente e richiedere di adattarsi a nuove situazioni.

Intervistatore: Hai qualche esperienza o momento particolare che hai trovato particolarmente gratificante o che ti ha toccato profondamente?

Dorotea: Ci sono tanti momenti che mi vengono in mente, ma uno in particolare mi ha colpito. Un giorno, uno dei miei assistiti, che di solito è piuttosto riservato e non parla molto, mi ha preso la mano e mi ha ringraziato per tutto quello che faccio per lui. È stato un momento molto emozionante e mi ha ricordato perché faccio questo lavoro.

Intervistatore: Quella deve essere stata davvero una bella esperienza. Grazie per aver condiviso il tuo prezioso lavoro con noi. La tua dedizione è davvero ammirevole.

Dorotea: Grazie per avermi dato l’opportunità di parlare del mio lavoro. È un ruolo che richiede molto, ma che offre anche molte ricompense. Spero che la mia esperienza possa dare un’idea di cosa significhi essere una badante convivente.

 

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Roma, Intervista alla Badante Maria, Assistente a una Persona Allettata

Raccontiamo anche a  Roma la storia della badante Maria.

Q: Buongiorno, grazie per aver accettato di fare questa intervista. Potrebbe presentarsi?

A: Buongiorno, grazie a voi per l’opportunità. Mi chiamo Maria, sono originaria della Romania e vivo in Italia da 15 anni. Lavoro come badante convivente da quasi 10 anni e ho avuto la fortuna di lavorare con alcune persone meravigliose nel corso degli anni.

Q: Puoi parlarci della tua esperienza? Quali sono stati i tuoi ruoli e responsabilità nella cura dell’anziana allettata con catetere?

A: Sì, certo. La mia principale responsabilità era di prendersi cura delle sue esigenze quotidiane. Questo includeva preparare i pasti, aiutarla con l’igiene personale, assicurarmi che prendesse i suoi medicinali e gestire il catetere. Quest’ultimo compito era particolarmente delicato, poiché richiedeva un’attenzione costante per prevenire infezioni, assicurarsi che il flusso di urina fosse normale e che non ci fossero perdite. Ho dovuto anche aiutare con esercizi di fisioterapia leggeri secondo le indicazioni del suo fisioterapista, per mantenere il più possibile la sua forza muscolare e la mobilità.

Q: Come hai gestito il catetere e quali erano le tue responsabilità riguardo?

A: Gestire un catetere richiede una cura molto attenta e una buona igiene. Dovevo assicurarmi che il catetere fosse sempre pulito, che non ci fossero perdite e prevenire le infezioni. Ogni giorno, dovevo monitorare il flusso di urina e segnalare qualsiasi cambiamento nel colore, nell’odore o nella quantità al medico. Questo era essenziale per monitorare la sua salute e prevenire eventuali problemi.

Q: Potrebbe descrivere come era la signora con cui lavoravi?

A: La signora con cui lavoravo era una persona eccezionale. Nonostante le sue condizioni di salute, aveva sempre un sorriso sul volto e un atteggiamento positivo. Aveva una forte volontà e non si arrendeva mai, nonostante le sfide che doveva affrontare ogni giorno. Aveva un grande senso dell’umorismo e sapeva come far ridere tutti intorno a lei. Era molto grata per l’aiuto che le fornivo e ciò rendeva il mio lavoro molto gratificante.

Q: Quali erano i momenti più gratificanti del tuo lavoro con lei?

A: I momenti più gratificanti erano quando potevamo ridere insieme. Nonostante le sue difficoltà, aveva un grande senso dell’umorismo e sapeva come far ridere tutti intorno a lei. Inoltre, era molto gratificante vedere qualsiasi miglioramento nella sua salute o nel suo benessere, anche se piccoli, ogni miglioramento era un grande passo avanti per lei e per me. E poi, c’erano i momenti in cui condivideva con me storie della sua gioventù, dei suoi viaggi, della sua famiglia. Questi erano momenti preziosi che mi hanno permesso di conoscerla non solo come paziente, ma come persona.

Q: E quali erano le sfide più grandi che hai affrontato?

A: Le sfide più grandi erano legate alla gestione del suo stato di salute. Vedere una persona a cui tieni soffrire è sempre difficile. A volte, i giorni erano molto lunghi e faticosi, sia fisicamente che emotivamente. La gestione del catetere, in particolare, richiedeva molta attenzione e cura. Però, nonostante le sfide, ho sempre cercato di rimanere positiva e di fare del mio meglio per lei.

Q: C’è qualcosa che vorresti condividere con le persone che potrebbero considerare una carriera come badante?

A: Fare la badante può essere un lavoro molto gratificante, ma è anche un lavoro impegnativo. È importante avere pazienza, empatia e la capacità di gestire situazioni emotivamente difficili. Devi essere pronto a dedicare molto del tuo tempo e delle tue energie a prenderti cura di un’altra persona. Tuttavia, la possibilità di fare la differenza nella vita di qualcuno, di portare un po’ di sollievo e di felicità nei loro giorni, è un’esperienza che non ha prezzo. È un lavoro che ti può insegnare molto sulla vita, sulla resilienza e sull’umanità.

Q: Grazie mille per il tuo tempo e per aver condiviso la tua esperienza con noi.

A: È stato un piacere. Grazie a voi. Spero che la mia esperienza possa essere utile a qualcuno e possa dare un’idea di cosa significhi realmente fare la badante.

 

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Roma, la Storia di Integrazione della Badante Ester

Ester era una giovane donna moldava che aveva deciso di trasferirsi in Italia per cercare migliori opportunità di lavoro.

Grazie alla sua esperienza nel settore dell’assistenza agli anziani, trovò un impiego come badante a Roma presso una famiglia italiana.

Il suo compito principale era prendersi cura di un anziana di nome Gioia, che aveva bisogno di assistenza nella vita di tutti i giorni a causa di problemi di salute.

Gioia era dolce e gentile, ma si sentiva spesso sola e triste.

Aveva sempre avuto una grande passione per il cucito, ma a causa della sua età e dei suoi problemi di salute, non riusciva più a svolgere questa attività come un tempo.

Un giorno, Ester decise di portare un vecchio telaio da cucito che aveva trovato in soffitta. Era lo stesso tipo di telaio che sua nonna usava quando era bambina e ricordava ancora le ninne nanne che sua nonna cantava mentre cuciva, pensando che potesse essere un modo per ridare a Gioia un po’ di gioia e di conforto.

Con grande entusiasmo, Ester mostrò a Gioia il telaio e gli raccontò delle sue esperienze d’infanzia con sua nonna.

Con pazienza, iniziò a insegnargli le basi del cucito, come infilare l’ago, fare un nodo e cucire punti semplici, si sentiva come un bambina che impara qualcosa di nuovo e si emozionava ogni volta che completava un piccolo progetto.

Trascorrevano ore insieme, cucendo e condividendo storie della loro vita.

Ester raccontava di come sua nonna cuciva abiti meravigliosi per lei e per i suoi fratelli, mentre Gioia condivideva ricordi delle sue creazioni passate e di come il cucito fosse sempre stato una forma di espressione.

Man mano che il tempo passava, Gioia acquisiva sempre più fiducia nelle sue abilità di cucito.

Iniziò a realizzare piccoli progetti come cuscini e tovagliette, e ogni volta che completava un pezzo, il suo viso si illuminava di gioia e soddisfazione.

Era grata a Ester per avergli ridato questa passione e per avergli insegnato le competenze necessarie per realizzare i suoi progetti.

La loro relazione andava oltre il normale rapporto tra badante e assistita.

Con il passare del tempo, dopo aver preso sempre più dimestichezza, organizzò una piccola esposizione nella sua comunità locale, dove espose i suoi cuscini e le sue tovagliette fatte a mano.
La reputazione di Gioia come abile sarta si diffuse rapidamente nella comunità.

Le persone iniziarono a cercarla e insieme alla badante, creavano abiti su misura, riparavano vecchi capi di abbigliamento e realizzavano oggetti unici.

Ester era estremamente orgogliosa di Gioia e del suo successo, aveva sempre creduto nel potere dell’arte e dell’espressione creativa come strumenti per guarire l’anima e riaccendere la gioia di vivere.

 

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Roma, la Storia della Badante Eva e la Dedizione al Lavoro

Raccontiamo la storia di Eva una badante a Roma.

Eva era una donna di mezza età, di origine marocchina, con un cuore gentile e mani laboriose.

Proveniente da una famiglia modesta, aveva imparato a lavorare duramente fin da giovane e a prendersi cura degli altri con grande affetto.

Quando la crisi economica colpì il Marocco, Eva decise di cercare opportunità all’estero per garantire un futuro migliore ai suoi figli.

Dopo molte ricerche e colloqui, ottenne un lavoro come badante convivente in Italia.

Il suo incarico era quello di prendersi cura di una signora anziana, Maria, che viveva su una sedia a rotelle a causa di una malattia degenerativa.

Maria era una donna forte e indipendente, ma la malattia aveva limitato la sua mobilità e aveva quindi bisogno di assistenza quotidiana.

Nei primi giorni, Eva si trovò di fronte a molte sfide.

Non solo doveva adattarsi a un nuovo paese e a una nuova cultura, ma doveva anche imparare a comunicare con Maria, che parlava solo italiano. Eva parlava un po’ d’italiano, ma non abbastanza da avere conversazioni fluide.

Tuttavia, con il tempo, imparò a capire meglio Maria e riuscì a comunicare con lei in modo più efficace.

Eva si prese cura di Maria con grande dedizione, aiutandola nelle attività quotidiane come cucinare, pulire, fare la spesa e assicurarsi che prendesse i suoi farmaci.

Oltre a ciò, Eva era lì per Maria in momenti di bisogno, ascoltava le sue paure e le sue preoccupazioni, le raccontava storie del Marocco e la faceva ridere con i suoi aneddoti.

Col passare del tempo, Eva e Maria svilupparono un legame profondo.

Maria iniziò a vedere Eva non solo come una badante, ma come un’amica e una confidente. Eva, a sua volta, vedeva Maria come una seconda madre.

La loro storia è anche un promemoria dell’importanza del lavoro delle badanti, che spesso sono dimenticate o non apprezzate abbastanza. Eva, come molte altre badanti, ha lasciato il suo paese e la sua famiglia per prendersi cura di qualcun altro, dimostrando una grande forza e un grande spirito di sacrificio.

Infine, la storia di Eva e Maria ci mostra che non importa da dove veniamo o quale lingua parliamo, tutti abbiamo bisogno di amore, cura e compagnia.

E che, nonostante le differenze, possiamo trovare un terreno comune e costruire relazioni significative.

Eva continuò a lavorare per Maria per diversi anni, diventando una figura insostituibile nella sua vita.

Nonostante la sua malattia, Maria sembrava rinvigorita dalla presenza di Eva e dalla loro amicizia. Le risate e le storie che condividevano insieme erano diventate una fonte di comfort e gioia per entrambe.

Anche se Eva sentiva la mancanza della sua famiglia in Marocco, si rallegrava nel sapere che stava facendo la differenza nella vita di Maria.

I soldi che mandava a casa ogni mese aiutavano i suoi figli a frequentare la scuola e a garantire un futuro migliore.

La morte di Maria fu un colpo duro per Eva. Aveva perso non solo la persona di cui si prendeva cura, ma anche una cara amica.

Tuttavia, Eva sapeva che aveva dato a Maria gli ultimi anni di vita migliori possibili e che Maria era grata per la sua assistenza e amicizia.

Dopo la morte di Maria, Eva decise di rimanere in Italia.

Aveva costruito una vita lì e sentiva che poteva fare la differenza nella vita di altre persone anziane.

Continuò a lavorare come badante, portando con sé l’amore e la cura che aveva mostrato a Maria.

 

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Roma, il carattere della badante può influire

Quanto il carattere di una badante è importante nella gestione dell’anziano?

Abbiamo pensato di capire quali aspetti del carattere di una badante sono fondamentali anche nel suo lavoro di assistenza anziani a domicilio; ricordiamo anche a Roma che la badante è una figura di supporto che si occupa di prendersi cura delle esigenze fisiche, emotive e sociali della persona anziana.

Iniziamo con il dire che una badante empatica è in grado di comprendere e condividere le emozioni e le necessità dell’anziano. Questa capacità di mettersi nei panni della persona anziana le consente di fornire un sostegno emotivo adeguato, alleviando la solitudine e l’ansia che possono affliggere l’anziano. L’empatia aiuta a creare un legame di fiducia e conforto tra la badante e l’anziano.

L’anziano può avere bisogno di più tempo per svolgere le attività quotidiane o per comunicare i propri bisogni, quindi la badante deve essere molto paziente, in grado di affrontare situazioni con calma e comprensione, senza mostrare frustrazione o impazienza.
Altri aspetti del carattere che sono importanti sono il rispetto e la dignità. La badante che dimostra rispetto e dignità verso l’anziano contribuisce a preservare la sua autostima e il suo senso di valore. Questo si traduce in un trattamento rispettoso delle sue abilità e dei suoi desideri, consentendo all’anziano di mantenere un senso di indipendenza e autodeterminazione, sempre nel rispetto dei suoi limiti e delle sue condizioni.
Una buona comunicazione è essenziale per una gestione adeguata dell’anziano. Avere buone capacità comunicative è in grado di ascoltare attentamente le esigenze e i desideri dell’anziano, nonché di comunicare chiaramente e in modo comprensibile.

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Naturalmente si sa che un’anziano può avere esigenze che cambiano nel corso del tempo, sia dal punto di vista fisico che emotivo. È importante che la badante sia dunque flessibile e adattabile, in grado di modificare le sue pratiche di cura in risposta a questi cambiamenti. Questo richiede una predisposizione a imparare e adattarsi, nonché una capacità di gestire situazioni impreviste o sfide che possono sorgere durante l’assistenza all’anziano.
Visto che sappiamo come la badante svolge un ruolo cruciale nella vita dell’anziano e nella gestione delle sue necessità quotidiane.

È importante che la badante sia affidabile, rispettando gli orari prestabiliti, adempiendo agli impegni presi e garantendo la continuità dell’assistenza. L’anziano deve poter contare sulla presenza costante e affidabile della badante per sentirsi sicuro e supportato.

La badante infine deve possedere le competenze necessarie per svolgere le attività di assistenza richieste, come la cura personale, l’igiene, la gestione dei farmaci e l’assistenza nelle attività quotidiane, perché una badante competente è in grado di fornire cure adeguate e di rispondere alle esigenze specifiche dell’anziano in modo professionale.

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Non Accettare la Badante, Cosa Fare se l’Anziano di Roma fa i Capricci

Ci sono anziani a Roma che, una volta conquistata la fiducia in questa misteriosa figura che, da un giorno all’altro, entra nella loro vita e inizia a star loro attaccata come un francobollo, in poco tempo diventano zii o nonni della loro badante  a Roma, sono felici della sua presenza e a volte, ahimè, diventa figlia, confessore, balia… a volte un sogno di cui innamorarsi a qualche livello.

In altri casi, invece, l’anziano non vuole proprio saperne, diventa perfino sadico verso questa persona: pretende molto più di quanto veramente gli occorra, vuole una cosa per pranzo e, quando ce l’ha, non vuole saperne e la butta via, vuole essere cambiato o portato in bagno, anche se non ne ha alcun bisogno.

Peggio ancora quando dovrebbe fare degli esercizi e si rifiuta, finendo per peggiorare le sue condizioni.

Parlavamo della complicità tra famiglia e badante, ecco, questo è proprio il caso classico in cui è necessario prendere l’anziano e metterlo di fronte al suo comportamento e alle conseguenze sugli altri e su se stesso.

Servirà? O l’assistito si mostrerà ancora più cocciuto e capriccioso?

Naturalmente non c’è una risposta unica, poiché ogni persona è un mondo a sé, con reazioni individuali, ma spesso l’impuntatura scapperà.

L’anziano accuserà la badante di non capirlo, di trattarlo male, di essere pedante, se non addirittura prepotente ed è difficile capire, di primo acchito, fin dove possa essere vero o meno.

Anche in questo caso, ogni individuo è un caso a sé, questo vale per l’anziano, ma anche per la badante: non è possibile escludere a priori che una badante possa trattare davvero male un anziano, anche se le probabilità sono minime, almeno con una professionista seria.

Ci si trova a doversi districare tra Scilla, il congiunto, e Cariddi, la badante, anzi, la necessità dell’anziano di avere la badante e spesso sarà davvero difficile: bisognerà mettersi d’impegno, presenti i familiari e la badante con l’anziano, osservare, studiare ogni sfumatura e sperare di aver capito la situazione fino in fondo.

Se la badante è convivente, avrà sott’occhio la situazione sempre e le sarà piuttosto facile controllare che l’assistito si lavi, mangi, beva quello che gli viene preparato, mentre è molto più complicato quando la badante arriva, prepara il pranzo, le medicine da prendere, le bottiglie di acqua o di tè, e poi lascia la casa: questa situazione rende difficile mantenere un controllo costante.

Appena solo, l’anziano potrebbe buttare via il cibo e l’acqua con conseguenze che non è difficile immaginare e il rischio è che la colpa cada sulla persona che lo segue.

La disidratazione e la mancanza di molti elementi nutritivi, portano a stati allucinatori, perdita del controllo delle emozioni e reazioni a catena che fanno peggiorare drasticamente non solo la salute dell’anziano, ma anche il suo stato psicologico, estremizzando la situazione.

E vero, non è un caso ordinario, questo, ma non è neppure così raro come si potrebbe pensare.

Non grave come appare, in genere è sufficiente una buona reidratazione (possibilmente in flebo, e qui ci vorrà il medico curante o un paio di giorni di ricovero), una altrettanto buona nutrizione e l’assistito tornerà come nuovo, probabilmente anche più ben disposto verso chi lo assiste.

A volte, però, questo diventa un vero e proprio ricatto, si rischia un effetto yo-yo, per cui ci saranno giorni di rifiuto del cibo, dell’acqua e di lavarsi, poi una breve cura per poi trovarsi da capo.

Il consiglio è di farsi assistere da uno psicologo, almeno da un counselor, per poter evitare un trasferimento in struttura.

Se l’anziano sta bene, molto meglio di quanto voglia far credere…

Si sta parlando, in questa sede, di pazienti non affetti da patologie degenerative che potrebbero alterarne il comportamento, mentre i casi più specifici verranno affrontati più avanti.

Se il congiunto ha bisogno di aiuto ma non lo accetta, è necessario affrontare l’argomento con tatto e delicatezza, cercando di comprendere le ragioni del genitore, il motivo per cui sia così riluttante a farsi aiutare.

Per questo, a volte, diventa necessario fingere che la badante sia un’amica, una persona lì per una sera, ad esempio, perché l’anziano non debba cenare da solo e avere un po’ di compagnia.

Così sarà più facile: ho qualcuno con cui chiacchierare e guardare la tele, stasera, ma non mi sento invaso.

Gradualmente diventerà più facile l’inserimento, questo sarà un buon punto di partenza, si valuteranno attentamente gli aspetti della vita quotidiana nei quali c’è bisogno di aiuto, in modo da incoraggiare l’anziano nel processo di accettazione.

Prendersi cura di una persona anziana è una sfida che prosciuga energie fisiche ed emotive, soprattutto quando non vuole farsi aiutare e, se sempre ogni caso è complesso, è anche una situazione piuttosto comune.

Si è già citata la difficoltà di accettare la propria fragilità, la vecchiaia che rende “bisognosi”, che toglie prontezza e autonomia e si è accennato a quanto questo sia spesso umiliante, per chi vive questa situazione, e fa paura.

Molti anziani non riescono ad accettare di non essere più come prima, non si riconoscono in quella persona che dimentica di spegnere il fuoco sotto un pentolino, per esempio, o che ha bisogno del pannolone per andare a dormire.

È faticoso accettare questo cambiamento, e ancor di più è faticoso rinunciare alla propria indipendenza.

L’anziano sa che non sarà solo per un periodo, come se si trattasse di una gamba rotta, per esempio.

Quando l’indipendenza se ne va, è per sempre.

La malinconia di questa verità è immaginabile solo per chi la vive.

A volte l’anziano accetta quasi con sollievo un aiuto, a volte scatena sulla persona che gli mette davanti agli occhi i suoi limiti tutta la sua rabbia.

Accettare una badante significa anche rinunciare non solo all’indipendenza, ma alla privacy, alla propria routine, per adattarsi a quella nuova.

Così, l’anziano è inghiottito da un turbinio di emozioni negative, si sente più vulnerabile di quanto la famiglia immagini, si sente un peso, non più utile e pensa a quanto i suoi dovranno sborsare per la sua assistenza, se non dovesse bastare la pensione.

E se la pensione è sufficiente, l’anziano soffrirà pensando di non poter lasciare niente ai nipoti, un giorno.

 

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La Storia di Judy, Badante a Roma

Ogni giorno vengono selezionate badanti a Roma da ogni parte del mondo e la fortuna di avere personale qualificato con esperienze nel proprio paese di origine portano anche novità e curiosità che stimolano positivamente il paziente.

Nel cuore di Manila, nelle Filippine, vivono migliaia di persone che sognano di un futuro migliore.

Tra queste persone, c’era una donna di nome Judy.

Con il suo sorriso contagioso e il suo spirito indomabile, Judy aveva un sogno: quello di lavorare all’estero per poter garantire un futuro più luminoso ai suoi tre figli.

Quando Judy ottenne la sua prima offerta di lavoro come badante convivente in Italia, non esitò a prendere quella difficile decisione.

Sapeva che la lontananza dai suoi figli sarebbe stata un sacrificio enorme, ma era determinata a offrir loro una vita migliore.

Arrivata in Italia, Judy fu accolta dalla famiglia di Antonio, un anziano signore che soffriva di una malattia degenerativa.

Antonio era un uomo di poche parole, ma il suo sguardo esprimeva una tristezza profonda.

La sua famiglia, pur volendolo tenere in casa, non poteva garantirgli le cure di cui aveva bisogno.

Ecco perché Judy fu assunta: per garantire ad Antonio le cure di cui aveva bisogno e per regalargli un po’ di compagnia.

I primi giorni furono difficili, il signore era riluttante all’idea di essere assistito da una estranea e Judy, pur avendo esperienza nell’assistenza agli anziani, si sentiva spaesata in un paese così lontano e diverso dal suo.

Passarono i mesi e la loro routine divenne più fluida.

Judy si svegliava prima dell’alba per preparare la colazione di Antonio, poi lo aiutava a vestirsi e lo accompagnava nelle sue passeggiate mattutine.

Nel pomeriggio, giocavano a carte o guardavano la televisione insieme, e la sera Judy lo aiutava a prepararsi per la notte.

Nonostante le difficoltà, iniziò a formarsi un legame tra Judy e Antonio.

Lei iniziò a vedere in lui una figura paterna, mentre lui vedeva in lei la figlia che non aveva mai avuto.

Insieme, riuscirono a superare la solitudine e l’alienazione che entrambi sentivano.

Ma la vita di Judy non era solo lavoro.

Dopo una giornata passata ad assistere Antonio, Judy passava le sue notti a parlare con i suoi figli via videochiamata, raccontando loro delle sue avventure in Italia e ascoltando le loro storie sulle Filippine.

Nonostante la distanza, Judy riuscì a rimanere una presenza costante nella vita dei suoi figli.

La storia di Judy è una storia di sacrificio e di resilienza.

Nonostante le difficoltà e la lontananza dalla sua famiglia, Judy non ha mai smesso di lottare per un futuro migliore.

 

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A Roma la Storia di Emilia, Badante Convivente

Raccontiamo anche a Roma  la Storia di una badante di nome Emilia, proveniente da una piccola città della Romania.

Emilia era una donna gentile e devota che aveva dedicato gran parte della sua vita a prendersi cura degli altri.

Quando decise di trasferirsi in Italia per lavorare come badante, portò con sé amore, compassione e un cuore che desiderava solo aiutare.

Fu assunta da una famiglia benestante per prendersi cura di un anziano signore.

Il signore era un uomo stimato nella sua comunità, noto per la sua saggezza e la sua generosità.

Tuttavia, la vecchiaia aveva portato con sé vari problemi di salute, tra cui la necessità di un catetere.

La cura del signore non era un compito facile, bisognava avere pazienza, dedizione e un cuore pieno di amore.

Man mano che passava il tempo, Emilia e l’anziano signore svilupparono un legame speciale, erano in grado di comunicare in un modo che andava oltre le parole.

La gestione del catetere era il principale problema del signore, un compito delicato e impegnativo.

Emilia doveva essere molto attenta a mantenere l’igiene, a monitorare eventuali segni di infezione e a garantire che fosse il più confortevole possibile.

Emilia non era solo una badante per il caro anziano, era diventata una figura fondamentale nella sua vita.

Era la prima persona che vedeva al mattino e l’ultima persona che vedeva alla sera.

Era la sua compagnia durante i lunghi pomeriggi e la sua confortevole presenza durante le notti solitarie.

Con il tempo, Emilia imparò a parlare italiano fluentemente e a capire la cultura e le tradizioni del suo nuovo paese.

Fu accolta con calore dalla comunità locale che la considerava ormai come una nuova compaesana.

Nonostante i momenti difficili e le sfide che doveva affrontare, Emilia non si lasciò mai abbattere.

La sua forza e il suo coraggio erano un’ispirazione per tutti coloro che la conoscevano.

Anche nelle giornate più difficili il suo sorriso e la sua positività riuscivano a illuminare la stanza.

Anni dopo, quando l’anziano signore passò pacificamente nel sonno, Emilia era al suo fianco, tenendogli la mano e sussurrandogli parole di conforto.

Si era presa cura di lui fino alla fine, con la stessa devozione e affetto di sempre.

Emilia continuò a vivere in Italia, prendendosi cura di altre persone anziane con la stessa passione e dedizione che aveva mostrato nel suo primo lavoro, se non di più.

 

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Roma, Cosa Vuol Dire Essere Badante

La badante a Roma è una figura professionale molto importante che si occupa di assistere e prendersi cura di persone anziane, malate o con problemi di salute che non sono in grado di occuparsi di se stesse.

Questo ruolo può essere svolto sia a tempo pieno che part-time, a seconda delle necessità della persona assistita.

I compiti di una badante possono variare notevolmente a seconda delle esigenze della persona assistita.

Questi possono includere l’aiuto con le attività quotidiane, come vestirsi, mangiare, fare il bagno e andare in bagno.

Possono anche includere l’amministrazione dei farmaci, l’organizzazione delle visite mediche e, in alcuni casi, la fornitura di supporto emotivo.

La badante, inoltre, può essere responsabile della gestione delle faccende domestiche, come pulire, fare la lavatrice, cucinare i pasti e fare la spesa.

In alcuni casi può essere richiesto che la badante conduca la persona assistita ai vari appuntamenti.

Essere una badante è un lavoro che richiede una grande quantità di pazienza, empatia e dedizione.

Non è un lavoro facile, ma può essere molto gratificante.

Ogni giorno, le badanti fanno una grande differenza nella vita delle persone che assistono, aiutandole a mantenere la loro dignità e indipendenza il più a lungo possibile.

Le badanti possono lavorare autonomamente, oppure possono essere impiegate da agenzie che forniscono servizi di assistenza domiciliare.

In entrambi i casi è importante che abbiano una formazione adeguata e le competenze necessarie per svolgere il loro lavoro in modo efficace.

Alcune badanti hanno una formazione specifica in assistenza sanitaria, mentre altre possono avere esperienza di vita o esperienza personale che le rende adatte per questo tipo di lavoro.

Ad esempio, una persona che ha curato un genitore anziano o un coniuge malato può avere una comprensione profonda di cosa significhi essere una badante.

È importante notare che essere una badante può essere emotivamente impegnativo.

Le badanti spesso si trovano a dover gestire situazioni stressanti e possono sentirsi sopraffatte dal dolore e dalla perdita se la persona che stanno assistendo muore.

Per questo motivo è importante che le badanti abbiano un buon sistema di supporto emotivo.

In conclusione, essere una badante significa dedicare la propria vita ad aiutare gli altri.

Sebbene sia un lavoro che può essere fisicamente ed emotivamente impegnativo, può anche essere estremamente gratificante.

Le badanti svolgono un ruolo cruciale nel garantire che le persone anziane e malate possano vivere con dignità e conforto.

 

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