Alla Ricerca della Collaboratrice Domestica a Roma, il Manuale della Badante
Un libro può essere una delle scelte migliori per conoscere qualcosa, Aes Domicilio come casa editrice ha raccontato la badante e la famiglia, per aiutare entrambe le figure ad entrare una nel mondo dell’altra.
Arriva anche a Roma il momento in cui il proprio caro non è più in grado di gestire da solo la propria vita.
Spesso è semplicemente perché ha problemi di equilibrio e si ha paura che possa cadere, a volte si è dimenticato un paio di volte il gas acceso e non ci si può permettere che succeda di nuovo, altre volte si tratta di cose più gravi.
In ogni caso… se non è possibile per i figli o parenti prenderlo a vivere con loro, oppure se non vuole lasciare la sua casa, bisogna decidersi ad assumere una badante.
Per anni i familiari hanno visto amici o colleghi assumere badanti, parlarne a volte bene e a volte meno, li hanno visti affidare la mamma, il papà, uno zio a questa misteriosa figura e ora tocca a loro.
E come si deve fare?
A chi ci si rivolge?
Al collega, che racconta come la badante di fiducia sia eccezionale?
Agli annunci sui giornali o magari sui social?
E come deve essere, questa badante?
Chi è, esattamente?
Ebbene, attenzione: prima di tutto bisogna capire che la badante è un lavoratore, non un missionario, né un figlio/figlia supplente.
A lei interessa lavorare e portare a casa la pagnotta e, a parte alcune eccezioni, non proverà alcun trasporto per il nostro congiunto, soprattutto all’inizio del rapporto di lavoro.
Se ne occuperà perché è li per questo, lo aiuterà a vestirsi, chiacchiererà con lui, lo accompagnerà nella passeggiata e, se è una brava persona, lo tratterà gentilmente, ma questo, per lei, non sarà altro che lavoro.
Può cambiare, questa situazione?
Può, si vedrà andando avanti, ma bisogna tener conto prima di tutto di questo: al posto di “badante” potremmo mettere la parola “idraulico”, “insegnante”, “commesso” e sarebbe la stessa cosa.
Un lavoratore, una lavoratrice, nella maggior parte dei casi, che svolgerà il suo servizio a casa dell’anziano.
Quindi, si proceda con ordine iniziando la nostra avventura alla ricerca della badante ideale, tenendo conto che… l’ideale non è lo stesso per tutti.
Un tempo, neppure troppo lontano, essere vecchi non rappresentava né una vergogna, né un peso.
L’anziano non era un “vecchio bacucco”, un rimbambito da trattare come un ammalato, né uno scarto sociale.
Era, al contrario, un saggio, qualcuno cui rivolgersi per avere sostegno nei momenti difficili, un consiglio, una conoscenza in più, dall’alto di una grande esperienza.
Ancora oggi, nelle società indigene di ogni parte del mondo, Anziano, scritto maiuscolo, è indice proprio di valore, di conoscenza, di saggezza.
Ma in questa società, che mi guardo bene dal definire “civile”, l’anziano è… il vecchietto che non so dove mettere, quello pieno di acciacchi, che fa un po’ paura, perché potrebbe essere svampito, perso in un mondo di vacuità.
Tempo fa una signora raccontò, con molta rabbia, che suo padre era stato trattato in modo vergognoso da una operatrice di call center che, avendo chiamato per un’intervista, nel sentire che suo padre aveva settantatré anni (settantatré, non centoventi), aveva iniziato a chiedergli se fosse in grado di rispondere autonomamente a un’intervista, se fosse in grado di intendere e di volere.
Scandaloso, non è vero?
Eppure, che si creda o no, molto comune, come comune è vedere persone che si rivolgono a un anziano urlando, perché convinti che altrimenti non capisca, per stupidità o sordità.
Ebbene, signori, la vecchiaia non è una malattia!
Su, ancora una volta: la vecchiaia non è una malattia!
La società in cui viviamo oggi, che ha innalzato velocità e produttività a principi fondamentali e irrinunciabili, ha relegato la figura dell’anziano in un angolo, in ombra, orfano del suo posto di primo piano.
L’esperienza sviluppata nel corso di una vita, che un tempo gli avrebbe portato prestigio sociale e familiare uniti a un senso di utilità, di gratificazione, è oggi di scarso o nessun interesse.
Questo cambiamento radicale, ovviamente, non è stato senza conseguenze: la percezione di inutilità sociale genera nelle persone in età senile un aumento verticale di stress e depressione, con conseguente Somatizzazione di questi stati negativi.
La solitudine è poi una grande piaga sociale dovuta al cambiamento nella struttura della famiglia: un tempo nella stessa abitazione convivevano più generazioni, in un regime di collaborazione e supporto reciproci, mentre oggi procediamo a passo svelto verso una frammentazione del nucleo familiare, con le persone di terza età frequentemente abbandonate a vivere da sole, in case fatiscenti, senza scambiare una parola con anima viva per l’intera giornata, che si ripete giorno dopo giorno sempre uguale, oppure parcheggiate in strutture inefficienti, incapaci di trasmettere il calore di cui ogni essere umano ha bisogno.
Se già negli anni ’80 del secolo scorso, alcuni film di fantascienza mostravano una società nella quale gli anziani (spesso pochissimo anziani, secondo i nostri canoni) venivano “congedati”, “riciclati” o, nel caso di “Soylent Green”, del 73, trasformati in gallette, non molto tempo fa alcuni politici si sono ripetutamente espressi sull’inutilità delle persone anziane, ritenute non produttive, e del loro costo sociale, dovuto a pensioni e terapie di diverso genere.
Questo è un grande male sociale, una trasformazione che, forse, non si è in grado di fermare, non in tempi brevi, ma cui ci si può sicuramente opporre, restituendo ai nostri anziani il massimo del valore e tutte le attenzioni che siamo in grado di donare.
Aes Domicilio coglie l’occasione del suo primo manuale per far conoscere com’è realmente il mondo della badante.
Il manuale è acquistabile direttamente dal sito Aes domicilio.
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