Obbligo di assistenza verso i genitori a Roma

Gli obblighi di assistenza verso i genitori a Roma

Quando i genitori invecchiano e non riescono più a badare a se stessi, spesso i figli si trovano ad affrontare discussioni su come garantire loro il necessario supporto, sia assistenziale che economico. A Roma, dove i ritmi di vita sono frenetici e le distanze spesso complicano l’assistenza diretta, affidarsi a una badante qualificata può essere la soluzione ideale. AES Domicilio offre servizi personalizzati, dalla badante ad ore per piccoli aiuti, alla badante convivente, che assicura un supporto costante. Tuttavia, non di rado, anche chi ha le migliori intenzioni si trova in difficoltà a causa dei rifiuti o delle scuse di fratelli e altri familiari.

L’obbligo legale di assistenza ai genitori a Roma

Occuparsi di un genitore anziano con problemi di salute o difficoltà economiche non è solo una questione morale, ma anche un dovere giuridico.

Per legge, i figli hanno l’obbligo di:

  • Rispettare i genitori
  • Contribuire al loro mantenimento, in base alle proprie possibilità economiche

Molti pensano che vivere con un genitore significhi poter ricevere assistenza senza dover ricambiare, ma in realtà l’anziano è spesso in una condizione di stato di bisogno, con redditi insufficienti a coprire tutte le necessità di cura e assistenza. In questi casi, è dovere di tutti i figli contribuire, indipendentemente dalla convivenza.

Affidarsi a una badante a Roma può rappresentare una soluzione concreta per garantire un’assistenza adeguata, evitando conflitti familiari e assicurando un aiuto professionale e competente.

Cosa succede se i figli non si accordano?

Se non si trova un’intesa, il giudice può stabilire chi deve contribuire e in quale misura, basandosi sulle condizioni economiche di ciascun figlio. In casi urgenti, può anche imporre l’obbligo a uno solo dei figli, lasciandolo poi libero di rivalersi sugli altri.

L’incrocio tra obblighi morali e giuridici è fondamentale per garantire ai nostri cari il miglior sostegno possibile. A Roma, le nostre badanti sono pronte ad aiutarvi nella gestione quotidiana dell’assistenza, offrendo un supporto professionale e su misura per ogni esigenza.

Contattaci per scoprire la soluzione più adatta alla tua famiglia!

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L’assunzione regolare di una badante a Roma

L’Italia invecchia e il bisogno di assistenza agli anziani, soprattutto non autosufficienti, è in continua crescita, soprattutto nella città di Roma. La domanda delle famiglie della capitale si è incontrata perciò spontaneamente con l’offerta delle donne immigrate. Rivolgersi a una collaboratrice familiare conviene per motivi economici, ma anche umani. Gli anziani non perdono i loro punti di riferimento e si sentono a loro agio rimanendo nella casa dove magari vivono da sempre. I datori di lavoro hanno l’ulteriore vantaggio di affidare compiti spesso trasversali: le collaboratrici domestiche, ad esempio, puliscono la casa, danno un’occhiata ai bambini e, a volte, pagano le bollette e fanno la spesa.

L’assunzione di una badante a Roma è un momento assai impegnativo sia dal punto di vista emotivo sia da quello prettamente pratico poiché impone alcune obblighi burocratici a cui ottemperare.

Vi sconsigliamo caldamente di seguire strade alternative che non conducono ad un fine assolutamente cristallino da un punto di vista giuridico; avvalersi dei servizi di una badante non regolare, anche se connivente, espone a pesanti conseguenze da un punto di vista amministrativo e civile da rendere opportuno non prendere in considerazione l’eventualità.

Cosa fare per assumere regolarmente la badante a Roma?

Se, dunque, finalmente si è trovata la persona giusta che saprà prendersi cura del congiunto in maniera ottimale, non rimane che procedere all’assunzione. Il primo passo da compiere verso la strada della regolarizzazione del rapporto di lavoro, è la stesura di un regolare contratto badanti che andrà firmato da ambo le parti. Il contratto di lavoro si configura, da un punto di vista normativo, come un vero e proprio contratto di lavoro subordinato e per questa ragione andrà implementato con una serie di dati essenziali.

In primo luogo si identificheranno gli aventi causa del contratto tramite i dati anagrafici degli stessi; il datore di lavoro (chi assume) ed il lavoratore verranno dunque individuati univocamente tramite documenti in regolare corso di validità.

Nel caso in cui la badante sia appartenente alla comunità europea non vi sono troppe limitazioni mentre nel caso in cui sia extra comunitaria, prima della firma del contratto, il datore di lavoro dovrà ottenere specifica autorizzazione da parte dello sportello unico per l’immigrazione a sede provinciale.

La sottoscrizione del contratto di lavoro subordinato non esaurisce i compiti del datore di lavoro al quale spetta l’onere, entro qualche giorno dalla firma, di formalizzare il rapporto di lavoro dandone comunicazione all’INPS. Per ottemperare a tale obbligo burocratico, il datore di lavoro ha tre possibili strade da percorrere. La prima e più immediata, è accedere al portale INPS raggiungendo la pagina predisposta dall’ente per le registrazioni dei rapporti di lavoro domestico. Al termine della procedura di registrazione, l’INPS rilascia immediatamente una specifica ricevuta che attesta il buon fine dell’operazione.

 

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Intervista a una badante a Roma

Come siamo soliti fare ogni tanto proponiamo qualche dialogo avuto direttamente con una delle badanti che lavorano con noi e che ormai sono delle veterane o viceversa conosciamo da poco!

AES: “Da quanto tempo lavori con noi?”

E: “Da quasi tre anni! Sono molto contenta da quando vivo qui a Roma!”

AES: “Perché prima non vivevi in Italia?”

E: “No vengo dall’Ucraina e anche lì facevo la badante convivente, ma qui mi trovo meglio, le persone sono speciali, amo gli italiani!”

AES: “Non ti manca nulla del tuo paese?”

E: “Mi mancano i miei figli, loro sono già grandi e hanno voluto rimanere li, ogni tanto vado a trovarli, già lavorano, sono bravi, belli e mi danno tanta felicità. Ricordo quando erano piccoli, facevamo tanti sacrifici, mio ex marito ci ha lasciati presto, e io ho dovuto fare qualcosa per mantenerli bene! Ho sempre amato prendermi cura degli altri, l’ho fatto per anni durante la malattia di mio marito e adesso lo faccio come mestiere, almeno tengo testa occupata dai brutti pensieri e dalle mancanze!”

AES: “Deve essere stato difficile lasciare i figli lì, loro vengono a trovarti?”

E:”Si loro vengono ogni tanto quando il lavoro gli da qualche giorno libero, ma anche loro lavorano tanto e quindi ci sentiamo tantissimo e cerco di essere sempre presente!”

AES: “Complimenti è davvero molto bello questo rapporto! Progetti futuri? Ha intenzione di lasciare l’Italia?”

E: “Credo di no, ho fatto tanto per cercare di ambientarmi e trovare una sistemazione, ormai ci sono abituata, però chi lo sa, magari un giorno i miei figli si trasferiranno e potremo stare più vicini! Lo spero tanto!”

AES: “Lo speriamo tanto anche noi, grazie per questa chiacchierata nonché importante testimonianza”.

 

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Roma: datori di lavoro, badanti e contenzioso giudiziale

Il rapporto tra datore di lavoro e badanti a Roma non è sempre idilliaco e, talvolta, può rendersi necessario intraprendere un contenzioso giudiziale.

Se il datore di lavoro si vede notificare un atto giudiziario relativo ad un ricorso, l’intervento dell’avvocato diventa inevitabile, perché a quel punto sarà necessario difendersi nell’aula di un tribunale.

Il lavoratore nel ricorso dettaglia tutte le sue pretese ed elenca i testimoni che si riserva di presentare al giudice. Il datore di lavoro dovrà a sua volta – almeno 10 giorni prima dell’udienza iniziale – presentare la propria memoria e citare almeno due testimoni che confermino le proprie affermazioni. In sostanza tutta la causa è delineata ancor prima della prima udienza e il giudice monocratico valuterà la congruità della richiesta sulla base delle memorie e, se necessario, ascoltando i testimoni. Anche lì sarà necessario che il datore di lavoro valuti preliminarmente se le richieste del lavoratore hanno fondamento oppure no. Se le richieste appaiono fondate, sarà opportuno prevedere una strategia processuale che favorisca la conciliazione in prima udienza. Fino al 2010 datore di lavoro e lavoratore erano obbligati a tentare una conciliazione preliminare presso la Direzione Provinciale del Lavoro. L’obbligo si traduceva in uno sterile rito in cui l’accordo difficilmente si raggiungeva, se non mai.

Conciliazione tra badante e datore di lavoro

Attualmente è la prima udienza del processo che viene utilizzata per tentare la conciliazione: il giudice possiede infatti una maggiore “capacità persuasiva” nei confronti delle parti e, qualora ravveda una immotivata scarsa disponibilità da parte di una di esse, non manca mai di sanzionare tale reticenza a livello di sentenza finale. Questo potere discrezionale del giudice produce chiaramente i suoi positivi effetti.

Va inoltre precisato che, a differenza del passato, si è smesso di pensare che “il lavoratore ha sempre ragione”. I moltissimi ricorsi del lavoro ha spinto invece i giudici a trattare la materia con molto più disincanto ideologico e con un sano pragmatismo. Non è più così raro infatti il caso in cui il lavoratore non solo non veda riconosciute le proprie pretese ma venga anche condannato alla copertura delle spese legali e processuali.

Insomma, il datore di lavoro-vittima è un po’ più tutelato dalla giustizia, sempre fermo restante l’esigenza di un buon avvocato che abbia esperienza nel campo e che conosca le leggi da applicare al caso concreto per prevenire contenziosi inutili.

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Le badanti e il periodo di prova a Roma

Il rapporto di lavoro nell’ambito domestico, ossia quello delle colf, delle collaboratrici domestiche e delle badanti a Roma, è senza dubbio uno dei rapporti lavorativi meno tutelati nel nostro ordinamento, soprattutto con riferimento alla facilità con cui il datore di lavoro può licenziare la collaboratrice domestica, la colf, la badante. Oltre che sotto questo profilo, il rapporto di lavoro delle badanti e colf può essere particolarmente precario anche nella sua fase di avvio. Le parti del rapporto di lavoro, infatti, possono prevedere un periodo di prova per badanti. In questo caso, fino alla fine del periodo di prova, il datore di lavoro può chiudere il rapporto con la badante senza nemmeno rispettare il preavviso di licenziamento. C’è comunque da dire che anche la badante può, in questo primo periodo, andarsene senza preavviso dal posto di lavoro.

Il periodo di prova, come vedremo, non può mai avere una durata eccessivamente lunga e la sua durata massima dipende dal livello di inquadramento della badante.

Il patto di prova con la badante

La legge prevede la possibilità che datore di lavoro e lavoratore, quando firmano il contratto di lavoro, inseriscano anche un patto di prova o clausola di prova. Tale patto può essere inserito direttamente nel testo del contratto di lavoro oppure può essere firmato a latere in un apposito accordo scritto.

Il patto di prova ha la funzione di non rendere subito definitiva l’assunzione del dipendente e di permettere alle parti, nel primo periodo del rapporto di lavoro, di valutare la convenienza di quel determinato lavoro per entrambe.

Può, infatti, accadere che un lavoratore sia attratto da un determinato posto di lavoro ma poi, all’atto pratico, quando si trova effettivamente a lavorare lì dentro, qualcosa non lo convinca. Viceversa, un’azienda potrebbe assumere un dipendente che, sulla carta, leggendo il curriculum, ha tutte le caratteristiche auspicate ma poi, nel concreto svolgimento del lavoro, potrebbe rimanere delusa e volere dunque porre fine al rapporto di lavoro. Almeno in teoria, dunque, il patto di prova è una clausola che avvantaggia entrambe le parti del rapporto di lavoro.

Il patto di prova prevede che vi sia, quando sorge un rapporto di lavoro, un primo periodo durante il quale sia il datore di lavoro sia il lavoratore possono decidere di interrompere il rapporto lavorativo senza alcuna motivazione e senza rispettare il periodo di preavviso che deve essere, nella generalità dei casi, concesso all’altra parte in caso di recesso e la cui durata è fissata nel contratto collettivo nazionale di lavoro applicato al rapporto lavorativo.

Sono i contratti collettivi nazionali di lavoro a dover determinare la durata massima del periodo di prova. È evidente che non si può tenere un lavoratore precario a vita e, dunque, il periodo di prova deve essere limitato al tempo necessario a consentire alle parti di valutare se sono soddisfatte di quel rapporto di lavoro o meno.

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Assumere una badante a Roma: una guida pratica

AES Domicilio vi propone una guida online, un manuale di sopravvivenza utile per tutte le famiglie che desiderano assumere una badante a Roma!

Manuale di sopravvivenza per la badante

La Badante, affiancandosi alla famiglia, e in alcuni casi anche sostituendosi ad essa, mette in campo un portfolio di competenze e professioni in grado di dialogare a tutto tondo sia con la rete dei familiari sia con la persona assistita.

In ordine sparso:

1. Riteniamo sia essenziale il suo atteggiamento nonché il modo con cui decide di affrontare la vita quotidiana rivolta al proprio assistito.

2. Che essa sia in continuo aggiornamento circa l’evolversi dello stato di salute fisica e psicologica del destinatario del servizio.

3. Che sia costantemente informata circa le opportunità delle offerte sul territorio in cui vive.

4. Che consenta all’assistito di conservare le abitudini di vita, di osservare le prescrizioni mediche, di preservare autonomia e ravvivare le relazioni familiari e sociali, di stimolare le residue capacità.

5. Che risponda quotidianamente al bisogno di compagnia e di sorveglianza nei momenti di difficoltà.

6. Nell’occuparsi del benessere fisico ed emotivo dell’anziano, che provveda anche al suo decoro, alla tenuta dell’ambiente di vita e alla gestione delle piccole commissioni funzionali.

7. Che intrattenga una relazione di ascolto e reciproca fiducia sia con il paziente che con la sua famiglia.

8. Che rispetti il suo stile di vita, le abitudini e le regole osservate dal contesto di riferimento.

Come possiamo notare la badante, che deve comunque saper operare i completa autonomia, è chiamata alla osservanza di regole ben precise, deve rapportarsi correttamente anche con persone esterne presenti nel suo territorio e che intervengono nel progetto di cura della persona anziana.

 

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Roma, Contratto Badanti Conviventi 2023

Innanzitutto è bene precisare che il “contratto per lavoro domestico” può essere utilizzato esclusivamente per l’assunzione diretta della badante convivente a Roma da parte dell’assistito o della sua famiglia e, a causa delle sue particolarità ed agevolazioni fiscali e contributive, non può essere utilizzato da altri soggetti.

Servizi familiari: i collaboratori domestici sono coloro che svolgono mansioni relative alla vita familiare e non addetti all’assistenza di persone.

I livelli di riferimento sono:

  • Livello A e A Super: per i collaboratori domestici senza esperienza professionale o con un’esperienza professionale non superiore ai 12 mesi (maturata anche presso datori di lavoro diversi), che svolgono compiti generici, manuali o di fatica, di natura esecutiva, sotto il diretto controllo del datore di lavoro.
  • Livello B: lavoratori con esperienza superiore ai 12 mesi, che svolgono mansioni, sempre di natura esecutiva, implicanti specifiche capacità professionali.

Vediamo ora di cosa si occupano in particolare le badanti e le collaboratrici domestiche addetti all’assistenza e alla cura delle persone, con mansioni di carattere non sanitario:

  • Livello B Super lavoratori che assistono persone autosufficienti, svolgendo mansioni connesse al vitto ed alla pulizia della casa
  • Livello C Super lavoratori che possiedono specifiche capacità professionali, che gli permettono di svolgere la propria attività godendo di totale autonomia e responsabilità. Viene qui inquadrato l’assistente a persone non autosufficienti, senza diploma professionale, che svolge anche le mansioni connesse al vitto ed alla pulizia della casa
  • Livello D Super lavoratori provvisti di diploma nello specifico campo oggetto della propria mansione, che svolgono con piena autonomia decisionale e responsabilità attività di gestione e di coordinamento. Questo livello include l’assistente a persone non autosufficienti in possesso di un diploma professionale o di un attestato specifico (es. infermiere diplomato generico, assistente geriatrico), che svolge anche le mansioni connesse al vitto e alla pulizia della casa. La formazione si intende conseguita quando il lavoratore è in possesso di un diploma nello specifico campo oggetto della propria mansione, conseguito in Italia o all’estero, purché equipollente, anche attraverso corsi di formazione aventi la durata minima prevista dalla legislazione regionale e comunque non inferiore a 500 ore (es. infermieri, OSS).

La selezione è un momento fondamentale e ci si può decidere di scegliere una badante autonomamente, oppure di rivolgersi ad un’agenzia per badanti o socio-assistenziale (come AES DOMICILIO) per poter essere meglio pronti ad ogni evenienza, superando, anche, le difficoltà che comporta lo scegliere una badante; dalla scelta ad hoc per le patologie dell’anziano che dovrà accudire, a finire dalla sequela di cavilli burocratici quali ore di lavoro, ferie, ore di riposo, ripartizione delle ore, busta paga, e così via

 

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cosa fa la badante roma

Roma, Cosa Fa la Badante

Fare la badante può sembrare un semplice lavoro d’appoggio o di riserva, ma viene trascurato il fatto che fare la badante convivente, il più delle volte, è una scelta consapevole e ben ponderata.

Non tutti quelli che decidono di fare come lavoro la badante a Roma sono persone improvvisate, bensì – il più delle volte! – chi svolge il lavoro di badante è in possesso di molte certificazioni, di una necessaria esperienza, e soprattutto di una grande vocazione alla cura e all’assistenza.

Tuttavia, non sempre la persona da curare è nello stesso pianerottolo della badante, né nello stesso paese, ed a volte nemmeno nella stessa nazione.

Non è un mistero che la maggior parte delle badanti e dei badanti presenti in Italia non sia di nazionalità italiana (almeno di origine); il più delle volte, le badanti  provengono dai più disparati paesi del mondo.

Ma cosa spinge una persona ad intraprendere il lavoro e la mansione di “badante”?

I motivi possono essere numerosissimi, ma noi di AES DOMICILIO abbiamo individuato sicuramente il punto centrale: l’importanza della cura.

Una badante è una persona che “si prende cura” di un’altra persona, ed i modi in cui questo “prendersi cura” si manifestano possono essere molti: dal parlare gentilmente, al volgere una semplice carezza, all’essere disponibili, nonché all’instaurare un rapporto di fiducia e di affetto con la persona badata.

Negli ultimi anni si sta capendo l’importanza di questa figura nelle nostre case.

La badante è diventata, ormai, una “persona di famiglia”, e sono più le case che ospitano una badante che quelle che non la ospitano, per il semplice fatto che l’Italia – ed a parlare sono i dati ISTAT – è un paese “vecchio” e abbiamo un altissimo tasso di persone ultraottantenni e che per fisiologici motivi non sono più in grado di badare a sé stessi e di essere autosufficienti.

È per questo che la badante è diventata una figura ormai necessaria: più il paese Italia invecchierà, più la badante sarà presente nelle case degli italiani; più le badanti saranno presenti, più l’opinione pubblica riuscirà ad accettare questo mestiere come un vero e proprio “lavoro”.

La badante non sempre è supportata dalla propria famiglia. Il più delle volte le badanti non l’hanno vicina, ma lontana.

Ma questo punto, lungi dall’essere un “punto di svantaggio”, negli anni si è trasformato in un “punto di forza”.

Se da una parte è vero quello che circola in giro sul fatto che la badante soffra la lontananza dal proprio Paese e dalla propria famiglia, dall’altro lato si trascura il fatto che proprio questa sofferenza viene trasformata in una maggiore capacità di empatia della badante.

Chi, come la badante, conosce e sa quanto sia faticoso stare lontani dalla propria famiglia, sa maggiormente entrare in un rapporto di dialogo e di empatia con la persona anziana.

Spieghiamoci meglio!

Il più delle volte le persone anziane, per un numerosissimo motivo di ragioni, subisce la solitudine: i figli per gli stremanti orari di lavoro non hanno la possibilità di viversi i propri cari e questo fa soffrire gli anziani.

Una badante che sa perfettamente e conosce questo tipo di emozioni, saprà entrare ancora di più in un rapporto di complicità e confidenza.

Sia la badante che il badato condividono una emozione negativa di solitudine, ma insieme la rendono un qualcosa di positivo, uno spalleggiarsi a vicenda.

La badante e il badato diventano, dunque, quasi “amici”.

La famiglia è un punto stabile per chiunque, è il riferimento imprescindibile che non può essere ignorato, ma niente ci impedisce di poter creare delle “situazioni sociali” – com’è la relazione badante/badato – in grado di restituire e colmare positivamente quel vuoto.

 

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Roma: La Disoccupazione e le Naspi per le Badanti

“Badante” è un termine italiano che viene utilizzato anche a Roma per descrivere una persona che si occupa del sostegno e dell’assistenza di individui che non sono in grado di prendersi cura di se stessi a causa di età avanzata, malattia o disabilità.

Questo può includere l’assistenza con le attività quotidiane come il cibo, la pulizia, i bagni e la mobilità, nonché la compagnia e il supporto emotivo.

Alcune badanti a Roma vengono assunte per gestire la persona alcune ore durante la giornata (Badante a Ore), in base a quali sono le esigenze ed il momento di maggiore necessità; alcune badanti vivono con la persona di cui si prendono cura (Badante convivente), altre ancora lavorano durante la notte (Badante notturna) per le problematiche della persona da assistere.

Il termine “badante” si riferisce specificamente a coloro che forniscono questo tipo di assistenza in un ambiente domestico, piuttosto che in un ospedale o in una struttura di assistenza a lungo termine.

Detto questo trattiamo l’argomento della disoccupazione e della richiesta della Naspi.

Spieghiamo che il governo, con decreto legislativo del 4 marzo 2015, n.22, ha previsto l’entrata in vigore della nuova assicurazione sociale per l’impiego chiamata NASPI, che è operativa per gli eventi di disoccupazione che si verificano a decorrere dal 1° maggio.

Vediamo come deve essere presentata la domanda di disoccupazione:

il collaboratore domestico appena licenziato dovrebbe subito rivolgersi al centro per l’impiego per sottoscrivere il DID ovvero la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro.

Di conseguenza chi ha diritto a ricevere la Naspi sono i badanti che hanno perduto involontariamente il lavoro  e che presentano questi tutti questi requisiti:

  • Stato di disoccupazione involontaria (licenziamento), se un lavoratore si dimette o risolve il rapporto consensualmente non può ricevere l’indennità di disoccupazione
  • Almeno 13 settimane di contributi nei ultimi 4 anni precedenti alla disoccupazione
  • 30 giorni di lavoro effettivo nei 12 mesi prima della disoccupazione (come da circolari inps num 142 e 194 del 2015)

La Naspi sarà rapportata alla retribuzione imponibile previdenziale degli ultimi 4 anni di impiego (anche non consecutivi).

L’importo verrà calcolato dividendo tale retribuzione per le settimane contributive e moltiplicate per 4.33 con questi limiti:

  • se la retribuzione non supera i 1.195 euro mensili, l’indennità mensile sarà uguale al 75% della retribuzione
  • se la retribuzione supera i 1.195 euro mensili, l’indennità mensile sarà uguale al 75% della retribuzione + il 25% della differenza tra retribuzione e 1.195
  • l’ importo massimo è comunque di 1300 euro (per il 2015)

Per i collaboratori domestici la retribuzione su cui si basa il calcolo della Naspi non è quella percepita mensilmente ma la retribuzione convenzionale che si basa sui contributi versati che, solitamente, risulta più bassa rispetto alla retribuzione totale percepita.

 

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Roma, Badante Convivente per due Persone, Intervista a Dorotea

Intervistatore: Ciao, grazie per aver accettato di condividere la tua esperienza con noi. Cominciamo, potresti descriverci il tuo ruolo di badante convivente a Roma?

Dorotea: Certo. Sono una badante convivente, il che significa che vivo con le persone che assisto. Attualmente mi occupo di due anziani, entrambi con diverse necessità di assistenza. Il mio ruolo include tutto, dalla preparazione dei pasti all’aiuto con le attività quotidiane come l’igiene personale, alla mobilizzazione e all’amministrazione dei medicinali.

Intervistatore: È sicuramente un ruolo molto impegnativo. Come gestisci le necessità di assistenza durante la notte?

Dorotea: Durante la notte, uno dei miei assistiti ha bisogno di assistenza per andare in bagno, quindi devo essere disponibile per lui. Oltre a ciò, l’altro ha bisogno di farmaci a orari specifici, quindi devo essere sveglia anche per questo. Di solito, riesco a riposare un po’ durante il giorno quando entrambi fanno un pisolino, ma alcune notti possono essere molto impegnative.

Intervistatore: Sembra un lavoro molto impegnativo. Come riesci a gestire lo stress e la fatica?

Dorotea: È sicuramente impegnativo, ma mi piace pensare che posso fare una differenza nella vita delle persone che assisto. Gestire lo stress e la fatica è una parte importante del mio lavoro. Cerco di fare esercizio regolarmente e mantengo un’alimentazione equilibrata, il che mi aiuta a mantenere la mia energia. Anche se le notti possono essere lunghe e stancanti, trovo un grande senso di soddisfazione nel poter aiutare le persone che hanno bisogno.

Intervistatore: Quali sono alcune delle sfide più grandi che incontri nel tuo lavoro?

Badante: Oltre alla fatica fisica, penso che una delle sfide più grandi sia gestire le dinamiche emotive. A volte, le persone che assisto possono essere arrabbiate o frustrate a causa delle loro limitazioni fisiche, o possono essere tristi o spaventate a causa dell’invecchiamento o della malattia. È importante per me mantenere la pazienza e la comprensione, e cercare di fornire un supporto emotivo oltre che fisico.

Intervistatore: E quali sono le cose che ti danno più soddisfazione nel tuo lavoro?

Dorotea: Penso che la cosa più gratificante sia vedere l’impatto positivo che posso avere sulla vita delle persone che assisto. Quando riesco a farli sorridere o a farli sentire meglio, mi dà un grande senso di soddisfazione. Anche se può essere difficile, mi dà grande gioia vedere i loro sorrisi, sentire le loro risate, e sapere che posso fare la differenza per loro.

Intervistatore: È sicuramente un lavoro che richiede una grande dedizione. Come riesci a mantenere un equilibrio tra la tua vita personale e il tuo lavoro?

Dorotea: Non è facile, ammetto. Vivendo con le persone che assisto, i confini tra il lavoro e la vita personale possono diventare sfumati. Cerco di ritagliare del tempo per me stessa ogni giorno, anche se sono solo pochi minuti per leggere un libro o fare una passeggiata. È importante per me mantenere i miei hobby e le relazioni con amici e familiari, anche se a volte è una sfida.

Intervistatore: Qual è il consiglio più importante che daresti a qualcuno che sta considerando di intraprendere un lavoro come il tuo?

Dorotea: Direi che è fondamentale avere una vera passione per aiutare gli altri. Questo lavoro può essere estremamente impegnativo sia fisicamente che emotivamente, quindi è importante avere un forte desiderio di fare la differenza nella vita delle persone. Inoltre, devi avere molta pazienza e comprensione, e essere disposto a lavorare in un ambiente che può cambiare rapidamente e richiedere di adattarsi a nuove situazioni.

Intervistatore: Hai qualche esperienza o momento particolare che hai trovato particolarmente gratificante o che ti ha toccato profondamente?

Dorotea: Ci sono tanti momenti che mi vengono in mente, ma uno in particolare mi ha colpito. Un giorno, uno dei miei assistiti, che di solito è piuttosto riservato e non parla molto, mi ha preso la mano e mi ha ringraziato per tutto quello che faccio per lui. È stato un momento molto emozionante e mi ha ricordato perché faccio questo lavoro.

Intervistatore: Quella deve essere stata davvero una bella esperienza. Grazie per aver condiviso il tuo prezioso lavoro con noi. La tua dedizione è davvero ammirevole.

Dorotea: Grazie per avermi dato l’opportunità di parlare del mio lavoro. È un ruolo che richiede molto, ma che offre anche molte ricompense. Spero che la mia esperienza possa dare un’idea di cosa significhi essere una badante convivente.

 

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