Roma: la badante si racconta
Le badanti si rendono disponibili alle interviste perché sanno che se viene pubblicata e può essere utile a tutte le altre badanti conviventi cercano di essere il più chiara possibile.
AES: Buongiorno Anisoara hai detto “grazie a voi per aver rallegrato questa giornata”, perché? Era una giornata triste o di solito passi delle giornate tristi?
Anisoara: No, io e la signora Imelda andiamo molto d’accordo e le nostre giornate sono piene di risate. Però…
AES: Però…
Anisoara: E’ una cosa brutta che forse non dovrei dire, ma pochi vengono a trovare la signora Imelda, eppure è una persona bellissima, mi racconta un sacco di cose, ed anzi mi insegna tantissime cose come ad esempio, proprio ieri mi ha insegnato a capire che tempo farà il giorno dopo guardando le piante.
AES: Eh ritorniamo sul discorso della solitudine: come mai nessuno viene a trovare la signora Imleda.
Anisoara: Veramente io questo non lo so. La famiglia è molto impegnata. I suoi due figli Anna e Armando , non vivono qui ma in un’altra città, e solo quando possono passano a salutare la signora.
AES: Quindi tu sei una badante convivente?
Anisoara: Si, esattamente: io sono badante convivente. Regolarmente assunta con contratto per badante e badante convivente tramite un’agenzia per badanti. Io sono tutta a posto.
AES: Eh! Hai mai lavorato a nero?
Anisoara: Oh si. Per tantissimi anni. Ma ero giovane, e non conoscevo né leggi, né diritti né tutele, avevo solo bisogno di soldi ed ero disposta a fare qualsiasi lavoro.
AES: Quindi diciamo che non è stata una vocazione fare la badante.
Anisoara: Per niente. Mi è capitato per caso!
AES: Raccontaci un po’ com’è andata.
Anisoara: Beh, io vivevo in periferia e fino a trent’anni non avevo fatto niente; vivevo a casa dei miei genitori – anzi di mia madre, perché mio padre ci aveva lasciati quando io avevo solo 3 anni. E nonostante una situazione familiare non del tutto florea e bella, ho trascorso 30 anni in una casa, tra divano, pc, e seratine sceme con gli amici. Poi una mattina, proprio in un negozietto sotto casa, s’è presentata la Signora Imelda che si lamentava col mio datore di lavoro, del fatto che era venuto il momento per lei di trovarsi una “badante”. Io la vedevo spesso, e spesso la sentivo parlare col mio datore di lavoro perché erano amici d’infanzia. Ad un certo punto, il mio datore, indicò me e al contempo mi fece l’occhiolino come per farmi capire che ciò che stava facendo non solo stesse riguardando me, ma che fosse un aiuto improvviso capitato come una pioggia d’estate.
AES: E poi?
Anisoara: Le dissi che ero la più brava badante der monno!nIniziai un periodo di prova. All’inizio non sapevo fare niente, e infatti, devo dirti la verità, penso che l’abbia capito subito. E piano piano; senza accorgermene, sono passati 15 anni.
AES: Insomma una dilettante allo sbaraglio che, però, è riuscita nel suo intento.
Anisoara: Sì, all’inizio fu spudoratamente per soldi: poi, negli anni, ho assunto una deontologia, degli orari precisi, delle mansioni da rispettare; ed infine, l’ultima cosa: la messa in regola!
Grazie a voi di AES per avermi dato la possibilità di descrivere una realtà che c’è, di cui nessuno parla; e soprattutto per avermi dato la possibilità di parlare anche di me, in quanto persona e non solo badante; grazie per avermi dato la possibilità di ricordare mia madre a cui va tutto il mio bene.
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