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Roma, Scappare dalla Guerra e Diventare Badante

La guerra in Ucraina ha portato molta gente a lasciare il paese e, con grande coraggio e determinazione, una famiglia composta dal padre Ivan, la madre Maria e i loro due figli, Olga e Dmitri, fuggirono in cerca di una vita migliore.

La famiglia si stabilì a Roma, dove cercarono di ricostruire le loro vite.

Naturalmente la loro situazione finanziaria era precaria e avevano bisogno di un lavoro per sopravvivere.

Grazie a una conoscenza, Ivan venne a sapere di una famiglia italiana che cercava una coppia di badanti conviventi per assistere i loro anziani genitori.

La famiglia gentile era composta da un anziano signore di nome Giuseppe e sua moglie, Anna, che avevano bisogno di cure costanti a causa delle loro condizioni di salute.

Ivan e Maria andarono a colloquio e furono accolti calorosamente; Giuseppe e Anna erano persone gentili e comprensive, che avevano bisogno di assistenza ma che trattavano i loro badanti come membri della famiglia.

Olga e Dmitri, i figli di Ivan e Maria, si unirono anche a questa nuova famiglia.

Olga si prese cura di Anna, trascorrendo del tempo con lei, leggendole libri e tenendole compagnia.

Dmitri si preoccupava di Giuseppe, accompagnandolo nelle passeggiate e giocando a scacchi con lui.

Nonostante le difficoltà e le barriere linguistiche, la famiglia ucraina e quella italiana si compresero a vicenda. Ogni giorno, attraverso piccoli gesti di gentilezza e affetto, si creava un legame sempre più forte tra le due famiglie.

Ivan e Maria erano grati per questa opportunità che avevano avuto di rifarsi una vita e di fare la differenza nella vita di Giuseppe e Anna, offrendo loro il comfort e l’amore di cui avevano bisogno.

La reciproca gratitudine e affetto si manifestavano quotidianamente.

Ivan e Maria si sentivano fortunati ad aver trovato una famiglia così accogliente e generosa, che li aveva trattati con rispetto e considerazione.

Giuseppe e Anna, d’altra parte, erano grati per l’amore e l’attenzione che ricevevano dai loro badanti ucraini.

Al termine del lavoro presso questa famiglia, la coppia di badanti continuò a vivere e lavorare a Roma, portando con sé la loro storia di coraggio, resilienza e amore.

La storia di questa famiglia è un’esempio di come l’umanità possa superare le divisioni e le barriere culturali per creare un mondo migliore.

La solidarietà e l’accoglienza mostrate dalla famiglia italiana verso la famiglia ucraina sono un ricordo indelebile di quanto sia importante tendere la mano ai bisognosi e accogliere gli stranieri con gentilezza e compassione.

 

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Roma, la Guerra in Ucraina per le Badanti

Sono circa 160mila le donne venute dall’Ucraina per lavorare nelle famiglie italiane e anche di Roma come badanti per assistere anziani e malati non autosufficienti.

Badanti, età media 50 anni, che vivono perlopiù nel domicilio dell’assistito o da sole.

Storie diverse ma simili di emigranti che lavorano per inviare i soldi a casa e dare un futuro ai figli (141 milioni di euro le rimesse nel primo semestre 2021).

Olena, 56 anni, fa le pulizie in appartamenti in un quartiere di Firenze e arriva da Cernivci, nella zona a Sud-Ovest dell’Ucraina vicino al confine con la Romania, è terrorizzata anche se lì la situazione sembra per il momento abbastanza tranquilla.

Il marito e i due figli ormai adulti vivono e lavorano nel loro Paese: avrebbero dovuto raggiungerla in Italia ma le frontiere sono chiuse e le automobili non possono passare. Aerei e treni non possono partire.

Olena: «La mia vita è spezzata in due e i miei cari in queste ore sono presi dall’angoscia, soprattutto di notte, per paura dei bombardamenti, anche se lì la guerra sembra ancora lontana».

Natalka, 52 anni, è collaboratrice domestica in una famiglia di Trieste ed è stravolta, piange e non riesce quasi a parlare.

Si trova in uno stato di ansia da quando le truppe russe attaccano il suo Paese: il marito, la figlia e la sorella invalida abitano alla periferia di Kiev e le hanno detto in una breve telefonata che sentono i colpi dell’artiglieria che si avvicinano alla città.

Sonia ci racconta: «Prima tornavo due volte l’anno a casa l’ultima è stata a dicembre per la seconda dose del vaccino anti-Covid e adesso non so quando potrò riabbracciarli» .

Sonia ha lasciato trent’anni fa la sua casa sulla riva del fiume Dnepr per andare a lavorare come badante in tutta Europa.

Sonia: «In Ucraina di lavoro non ce n’è ma io dovevo portare i soldi a casa per far studiare mia figlia che è stata cresciuta dalla nonna e per far curare mia sorella malata».

Sacrifici ripagati. «Ma adesso, con la guerra, ho paura che tutto quello che abbiamo realizzato possa crollare».

“La guerra è il più grande disastro e la più grande pazzia che l’uomo può fare-sostiene il parroco della comunità ucraina di Milano- noi facciamo parte di quella generazione che la guerra la vede solo dai filmati ma in Ucraina la guerra c’è dal 2014: nel Donbass non hanno mai smesso di sparare e tanti ragazzi hanno continuato a morire”.

 

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Roma: Sanatoria per le Badanti Ucraine

Roma: Sanatoria per le Badanti Ucraine

Con il solito italiano ritardo, eccoci qui a parlare di regolarizzazione delle badanti e delle colf straniere.

Anche a Roma, le domande per quella che a tutti gli effetti doveva essere una sanatoria, sono scadute da oltre 18 mesi. E non tutte le istanze sono arrivate a compimento.

Tanto è vero che adesso che c’è il conflitto in Ucraina, ecco che esce fuori la necessità di fare subito dando priorità alle badanti e colf ucraine.

Sono circa 18.000 le domande di regolarizzazione di lavoratrici provenienti dall’Ucraina in attesa di essere completate dopo il via alla sanatoria di un anno e mezzo fa. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha prodotto una circolare attraverso la quale stabilisce proprio la priorità appannaggio di queste lavoratrici.

“È necessario garantire una risposta più celere alle lavoratrici e ai lavoratori che arrivano dai territori colpiti dalla guerra”, questo è  ciò che si legge nella circolare con cui l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha aperto a questa problematica.

Con una circolare dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro si è stabilito un canale prioritario per i lavoratori in arrivo dalle zone di guerra. Questo perché la situazione di grande emergenza ha reso necessario garantire una risposta più celere alle domande che ancora sono rimaste ancora incerte. “Tenuto conto dell’emergenza umanitaria in atto, avuto riguardo alle residue pratiche ancora in trattazione, si raccomanda agli Uffici di assicurare priorità a quelle riferite a cittadine/i di nazionalità ucraina, anche al fine di agevolarne la mobilità territoriale e le eventuali ricongiunzioni familiari”. Si legge. Da oggi quindi tutte le domande ancora rimaste sospese che riguardano cittadini ucraini avranno assoluta priorità.
Spesso inoltre le persone affette da demenza bevono troppo poco o seguono una dieta squilibrata o inadeguata e dunque possono attraversare momenti di confusione. Non è facile per il profano distinguere tra stato di confusione e illusioni sensoriali. Il medico saprà distinguerli e trattarli correttamente.

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Nonna Gianna e la badante a Roma

Sono arrivate in tre da Kiev, con il pullman, dopo un difficile viaggio di quattro giorni, in fuga dalle bombe dissennate: Victoria, 4 anni appena compiuti, la sua mamma Natalia, 34, laurea in Economia, bel lavoro in banca a Kiev, bionda, pallida, occhi chiari, bel viso sereno e grato, la nonna Katarina, 67, ritornata a casa, pensava felicemente, dopo che una lunga presenza – 10 anni – in Italia tra Bologna, Firenze e Ferrara come badante le aveva consentito di far studiare e laureare i due figli rimasti nelle campagne attorno a Kiev.

Proprio come era successo da noi , in Italia, negli Anni 40 del secolo scorso, in piena guerra. Proprio come oggi le nostre badanti ucraine. Anche per questo badante è un termine orrendo, razzista, da abolire subito. Toglie dignità sia al badante sia al badato.

Tornando alla famigliola ucraina che da due settimane vive con me qui a Ferrara: nipotina, mamma, nonna. Victoria subito a giocare, incredibilmente allegra, condividendo con i miei due gatti una vecchia matrioska di pezza, ricordo di un mio lontano soggiorno all’università di Kiev.

Queste settimane sono volate. Victoria impara una parola italiana dopo l’altra, velocissima.

Speravano di rimanere solo qualche giorno. E anch’io volevo questo per loro. Mi hanno dato e mi stanno dando molto. Danno davvero un grande senso, maledettamente ma anche fortunatamente insperato alla mia vita di 86enne in attesa, che ha vissuto la guerra, le bombe, le macerie, il sangue, l’orrore… e che aveva dimenticato. Non però cancellato. Spero che Victoria, Natalia e Katarina tornino presto nella loro casa in Ucraina, con la mia polverosa matrioska di pezza. Io però sono loro molto grata per la grande salute che mi hanno regalato.

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