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L’animale domestico, l’anziano e la badante a Roma

E’ in forte crescita la tendenza negli over 65 di avere almeno un piccolo animale da compagnia al proprio fianco; tra il 2015 e il 2017 la percentuale è passata infatti dal 39% al 55%.

Aes Domicilio ha raccolto qualche informazione sulla scelta dell’animale da compagnia più adottato dagli anziani troviamo il cane, al primo posto del podio, seguito dal gatto, i canarini ed infine i pesci. Portare a spasso il cane, per l’anziano in compagnia della propria badante selezionata da Aes Domicilio,  vuol dire ridurre il rischio di incorrere nelle tipiche patologie derivanti da una vita sedentaria.

Inoltre, aumenta l’autostima e il senso di utilità, soprattutto se svolto con l’aiuto di una badante.

La relazione che si instaura tra anziano e animale, giova alla salute del proprietario. Sull’anziano, pur se non autosufficiente, occuparsi dei bisogni del pet crea gioia e serenità, aiutato dalla badante.

Inoltre crea la consapevolezza di essere importanti per qualcuno. Ma anche laddove l’anziano non sia in grado di curare l’animale, e quindi viene gestito dalla badante,  la sola presenza dello stesso crea una relazione affettuosa.

Un gatto che si avvicina strofinandosi affettuosamente richiedendo solo coccole determina una reazione positiva, l’anziano lo accarezzerà, e toccare delicatamente un animale è un’esperienza sensoriale: sentire il calore dell’animale, percepire il suo respiro e toccare il pelo soffice stimola positivamente l’anziano. E se l’anziano non è in grado di coccolarlo si sentirà comunque amato dall’amico peloso, poiché la badante permetterà questo tipo di relazione.

La manifestazione di affetto è una terapia: sia se la si fa sia se la si riceve.

Questa attività avrà effetti positivi anche sulla relazione badante e anziano. Il prendersi cura insieme rafforza il legame empatico tra la badante e l’anziano. Indubbiamente l’animale contribuisce ad instaurare una buona relazione tra badante e anziano. Il trovarsi insieme a curare il pelosetto facilita la creazione di un rapporto di fiducia aumentando la serenità in casa. Anche per la badante stessa, avere un animale da accudire, la farà sentire di più parte della famiglia, e la aiuterà a tenere lontani i rischi di pressione psicologica ed emotiva a cui una badante può essere soggetta.

Visti tutti questi aspetti positivi possiamo dire che la presenza di un amico peloso in casa può solo essere salutare.

Pertanto, vi possiamo consigliare di cercare una badante qualificata ed amante degli animali, ed Aes Domicilio può.

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Animali domestici a Roma: le badanti devono accudirli?

Cani, gatti e più generali animali domestici: sempre più spesso le famiglie hanno bisogno di trovare una persona che se ne occupi in loro assenza, anche in previsione della programmazione delle vacanze estive. A chi rivolgersi quindi?

Non tutti sono a conoscenza del fatto che il tema dell’assistenza agli animali domestici è affrontato nel Contratto Collettivo Nazionale che regola il lavoro domestico. Nel Ccnl sono, infatti, contemplate ben due figure diverse a cui è attribuita questa mansione. La prima è quella dell’assistente agli animali domestici tout court, ovvero il lavoratore abitualmente definito ‘pet sitter’ nelle sue varie declinazioni, a cominciare da quelle più comuni di dog sitter o cat sitter.

Dal punto di vista dell’inquadramento va chiarito che quello del dog sitter, sebbene molto spesso venga a torto relegato nelle sfera dei ‘lavoretti’ o delle attività occasionali, è un lavoro dipendente a tutti gli effetti e come tale dovrebbe essere gestito: con busta paga, versamento dei contributi previdenziali, tfr, tredicesima mensilità. Il livello A è quello corretto all’interno del quale inquadrarlo. Importante precisare che questo lavoratore dovrà svolgere ‘esclusivamente mansioni di assistenza ad animali domestici’, come recita l’art. 9 del Ccnl, lettera e).

Diverso il caso della colf, la seconda figura deputata all’assistenza degli animali domestici. Al profilo del collaboratore familiare generico polifunzionale (Livello B) corrisponde, infatti, tra le altre cose anche la mansione di ‘assistente ad animali domestici’. Tradotto significa che alla classica colf convivente assunta per svolgere le plurime incombenze relative al normale andamento della vita familiare, dalla pulizia al riassetto, potrà essere chiesto anche di occuparsi degli animali domestici presenti in casa. Assodato che si tratti una delle mansioni stabilite dal contratto, altro tema è quello legato alla specifica competenza a farlo.

Non tutti i domestici, infatti, possono o vogliono occuparsi di questo, motivo per cui consigliamo alle famiglie di stabilire sempre le mansioni direttamente nella lettera di assunzione.

In ogni caso, che si tratti della colf o del pet sitter, è bene sapere che il Ccnl domestico prevede un periodo di 8 giorni di prova per valutare la competenza a svolgere i compiti stabiliti, le capacità e, perché no, anche l’empatia con l’animale domestico. E se sono due o più?

Anche qui, non tutti sono a conoscenza del fatto che il contratto non prevede una retribuzione maggiorata in correlazione al numero di animali da assistere: questo vale sia per la colf che per il pet sitter.

La paga oraria base è, infatti, definita da specifiche tabelle che vengono rivalutate annualmente per effetto dell’indice Istat dei prezzi al consumo. Stando ai valori definiti per l’anno in corso al pet sitter (Livello A) dovrà essere corrisposta una retribuzione oraria di 4,69 euro, mentre alla colf (Livello B) di 5,86 euro. Parliamo di minimi retributivi, ovvero soglie sotto alle quali non è possibile scendere, tuttavia la retribuzione dei domestici è soggetta a logiche di mercato che possono far salire, e anche di molto, la paga base.

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