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Il Green Pass e la Badante: il quadro attuale su Roma

Le badanti che non hanno il green pass non possono lavorare. Questo vale per qualunque tipologia di badante: badante convivente, badante ad ore, badante di condominio, ma anche tutti quei professionisti che prestano servizi di assistenza infermieristica e assistenza psicologica a domicilio.

Dopo giorni di consultazioni il governo chiarisce l’interpretazione delle norme che riguardano il lavoro domestico e di conseguenza le badanti, specifica che anche chi svolge lavoro domestico a tempo pieno sarà costretto a lasciare l’alloggio.

I rischi a cui vanno incontro le badanti sono identici a quelli previsti per tutti gli altri lavoratori privati. Una precisazione visto il rifiuto di alcune badanti che pretendevano di continuare a svolgere le proprie mansioni pur non essendo vaccinati oppure senza essersi sottoposti a tampone.

Se la badante non possiede il green pass non potrà accedere al luogo di lavoro.

Naturalmente la famiglia ha il diritto di continuità della assistenza necessaria ricorrendo ad altro idoneo lavoratore.

Se la badante che non esibisce o non ha il green pass è convivente con il datore di lavoro, dovrà abbandonare l’alloggio.

Secondo il contratto nazionale le badanti conviventi devono avere vitto e l’alloggio o l’indennità sostitutiva e quindi in caso in cui la badante non ha green pass, si sospendono anche le componenti vitto e alloggio. Il vitto e l’alloggio sono prestazioni in natura aventi natura retributiva, secondo la disciplina legale è corretta la mancata attribuzione delle stesse in virtù della mancata esecuzione della controprestazione lavorativa.

Se la badante convivente risulta positiva, dove deve trascorrere la quarantena? Visto che la normativa vigente prevede il divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione per le persone sottoposte alla misura della quarantena, quindi la badante convivente non potrà chiaramente allontanarsi dalla casa nella quale vive.

Il datore di lavoro è tenuto a verificare che la badante che lavora per lui abbia il green pass. Se fa lavorare la badante che non ha il green pass può essere sanzionato dal prefetto secondo le regole ordinarie. Il datore di lavoro che non controlla il rispetto delle regole sul green pass è punito con una sanzione amministrativa che va da 400 a 1.000 euro. Il lavoratore rischia la multa da 600 a 1.500 euro.

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Le badanti No Vax a Roma

Si rischia il caos con disagi per un milione di famiglie in tutta Italia.

In media più di 9 badanti su 10 (92%) sono donne, un quarto è italiana, oltre la metà arriva dai Paesi dell’Est Europa e il resto arriva da paesi come l’Africa e il Sudamerica, dove la copertura vaccinale è molto  bassa che in Italia e dove la resistenza sociale a immunizzarsi è molto più forte.

C’è una decina di lavoratrici straniere, peruviane e dell’Est Europa, immunizzate con sieri che non sono riconosciuti e quindi sono considerate non vaccinate e devono sottoporsi a tampone ogni 48 ore per poter lavorare.  Di  fronte ad uno stipendio limitato devono pagare circa 200 euro per i tamponi. Il problema interessa anche le famiglie dell’anziano, perché nel caso in cui le badanti  si rifiutassero di fare il tampone, non potrebbero prestare servizio ma nemmeno essere licenziate.

Non si potrebbe introdurre una deroga che consente scaricare il Green pass purché vaccinati con Sputnik? Sono vaccini che stati considerati efficaci.

Il controllo della certificazione della badante spetterà al datore di lavoro: in caso di inadempienza, è prevista una multa da 400 a 1000 euro. Per la badante la sanzione è più alta e va da 600 a 1500 euro. Questo vale per la badante convivente, come per la badante ad ore e anche la badante di condominio

Naturalmente il problema diventa per gli anziani come controllare il greeen pass, potrebbero avere non poche difficoltà nell’uso dell’applicazione VerificaC19 per la scannerizzare del codice Qr. La soluzione potrebbe essere il certificato cartaceo, anche se un documento stampato è sempre più facile da falsificare, soprattutto agli occhi delle persone meno giovani.

Accanto a badanti e colf  non immunizzati, un’altra buona percentuale è costituita da persone vaccinate nei Paesi d’origine Romania, Ucraina, Moldavia, Filippine con  il russo Sputnik o il cinese Sinovac, che non sono riconosciuti dall’Ema e quindi non danno accesso al Green Pass.

Per una famiglia sarebbe ingiusto dover licenziare una badante che di fatto è vaccinato, ma non può comunque ottenere la certificazione verde. Non si vuole sdoganare l’uso di questi vaccini nel nostro Paese, ma di riconoscere la loro validità per l’accesso al Green pass da parte di persone che devono poter lavorare, come le badanti.

Il problema successivo che si va a creare è il lavoro nero. L’istituzione del Green Pass per le badanti potrebbe anche fare emergere rapporti irregolari. Durante la prima ondata della pandemia già erano stati scoperti durante i controlli delle autocertificazioni usate dai lavoratori per gli spostamenti.

Prima ancora che il governo estendesse l’obbligo di certificazione verde, la scelta di dedicare Open day vaccinali per le badanti era stata presa in considerazione da molte regioni.

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Roma, lo Sputnik delle badanti e Aes Domicilio

Aes Domicilio si è interessata ad un caso particolare legato al vaccino; alcune badanti dell’Est, vaccinate con Sputnik, ma in quanto tali prive di Green pass e quindi di autorizzazione al lavoro.

Viene molto facile chiedersi:  “Se il vaccino Sputnik non è riconosciuto in Europa, come faranno a continuare a lavorare le badanti e le colfprovenienti dai Paesi europei dell’Est, che prestano la propria attività presso anziani e/o non autosufficienti, e che sono state vaccinate con lo  Sputnik, non valido per ottenere il green pass in Italia?”.

Anche Aes Domicilio ha ricevuto segnalazioni da famiglie che rischiano di non potersi più avvalere del prezioso sostegno della badante, dove queste lavoratrici sono state sospese anche se vaccinate con lo Sputnik.

Entro il 15 ottobre Aes Domicilio ricorda che anche per badanti e colf scatterà l’obbligo del green pass e per loro diventerà complicato lavorare, queste badanti saranno costrette a fare il tampone rapido ogni due giorni a spese loro.  Aes Domicilio si è posta un’ulteriore domanda : “ Un anziano che ha bisogno di essere accudito sarebbe in grado di controllare con l’app il certificato verde?”

Diventa importate per Aes Domicilio che presto qualcuno dica come intende risolvere questo problema. Il rischio è di lasciare famiglie e molti anziani senza badanti e colf, sapendo che una persona non autosufficiente è quella che ha bisogno di aiuto per svolgere attività essenziali e continuare a vivere la propria vita con un minimo di dignità.

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Roma: dal 15 ottobre le famiglie verifichino green pass alle badanti

Con l’introduzione dell’obbligo di Green Pass nel settore privato arrivano nuovi grattacapi per i due milioni di famiglie italiane che utilizzano il lavoro domestico o di assistenti familiari.

Dal 15 ottobre infatti anche badanti e colf dovranno presentare la certificazione verde Covid-19 per accedere al luogo di lavoro, cioè per entrare nelle case presso le quali prestano servizio. Da un lato le famiglie – in quanto clienti – avranno maggiori tutele, potendo controllare l’avvenuta vaccinazione o la negatività al virus dei lavoratori, spesso conviventi di persone fragili o fragilissime. Dall’altro però – in quanto datori di lavoro – avranno l’obbligo di adempiere agli obblighi previsti dal nuovo decreto.

Come si adatta allora a casa propria un meccanismo pensato per un posto di lavoro ordinario? In attesa dei necessari chiarimenti e di una probabile semplificazione da parte del governo, ecco le risposte alle domande più comuni e le sanzioni per chi – datore e lavoratore – non rispetta le regole.

È obbligatorio controllare il Green pass?

«La famiglia dovrà comportarsi come qualsiasi altro datore di lavoro», riassume la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti.

Il Green Pass è obbligatorio solo per badanti e colf?

Badanti e colf (e babysitter) sono le categorie più comuni di lavoratori domestici, ma la legge prevede l’obbligo per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, comprese le partite Iva e coloro che offrono servizi occasionali a domicilio, come per esempio artigiani, commercianti, elettricisti, estetisti, giardinieri, idraulici e parrucchieri.

Badanti e colf hanno l’obbligo di vaccinarsi?

Badanti e colf non sono personale sanitario ma lavoratori domestici. Il governo ha discusso la possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale per i lavoratori domestici ma non lo ha mai varato.

Il Green pass ce l’ha solo chi è vaccinato?

Il Green pass è il documento che attesta la guarigione da Covid-19, l’avvenuta vaccinazione o il risultato negativo di un tampone.

Chi paga il tampone se il lavoratore non è vaccinato?

La famiglia non è obbligata a pagare il tampone per il lavoratore non vaccinato. Il lavoratore ha diritto al tampone gratuito (pagato dallo Stato) se è considerato lavoratore fragile, altrimenti può acquistarlo nelle farmacie aderenti al prezzo calmierato di 15 euro; il lavoratore minorenne dai 16 ai 17 anni (come il garzone del negozio o l’apprendista elettricista) lo paga 8 euro.

Come si fa a controllare il Green Pass?

L’unico strumento valido è l’app ufficiale del governo italiano VerificaC19, scaricabile gratuitamente da App Store e Google Play su tablet e telefoni compatibili. Si avvia l’applicazione e si inquadra il codice Qr sulla stampa o sul telefono del lavoratore, quindi l’app verifica la validità del documento e la comunica in modo chiaro sullo schermo.

Quando va controllato?

Il Green pass va controllato ogni giorno sulla porta di casa, prima che il lavoratore entri. Questo passaggio potrebbe essere semplificato se il lavoratore scegliesse (non è obbligato) di comunicare alla famiglia (che non può obbligarlo) la data di scadenza della propria certificazione.

Cosa fare se il lavoratore non ce l’ha?

Se il lavoratore non presenta il Green pass la famiglia deve sospenderlo dall’attività fino alla presentazione di un’idonea certificazione verde Covid-19. Il lavoratore è sospeso dal primo giorno e non percepisce lo stipendio per tutta la durata del periodo e la famiglia non è obbligata a versare i contributi per tutta la durata del periodo di sospensione.

Si può chiedere il Green Pass prima di assumere il lavoratore? Si può rifiutare l’assunzione di un lavoratore senza Green Pass?

Le unioni sindacali hanno ritenuto «legittimo che una famiglia che assume un lavoratore domestico chieda prima l’impegno a mantenere il Green pass durante il periodo in cui lavorerà presso la famiglia».

Cosa fare se il lavoratore è vaccinato all’estero ma non ha il Green pass?

Molti badanti e colf, in particolare, si sono vaccinati nei loro Paesi di origine; spesso con vaccini non riconosciuti in Europa. Il vaccino non riconosciuto in Europa non dà diritto al Green pass e la famiglia deve considerare il lavoratore come non vaccinato.

famiglia obbligo badanti RomaSi può sostituire o licenziare il lavoratore sospeso?

Il decreto stabilisce che il lavoratore sospeso ha diritto alla conservazione del posto di lavoro, la famiglia può quindi sostituirlo ma non può licenziarlo. Il datore di lavoro potrebbe tuttavia ritenere fondamentale poter contare sull’immunizzazione del lavoratore assunto con contratto di lavoro domestico (in particolare proprio badanti e colf), che prevede comunque la possibilità di licenziare senza giusta causa con un preavviso che varia in base all’anzianità di servizio.

Cosa succede quando il lavoratore sospeso o licenziato torna con il Green pass?

Per il lavoratore sospeso si applica la legge per le imprese con meno di 15 dipendenti: il lavoratore ha a disposizione cinque giorni per presentare il certificato e rientrare al lavoro, dal sesto giorno in poi la famiglia – se nel frattempo ha assunto una persona per sostituirlo – può posticipare il suo rientro fino a 10 giorni. La famiglia non ha alcun obbligo di riassumere il lavoratore assunto con contratto di lavoro domestico ed eventualmente licenziato.

Cosa fare se il lavoratore è in nero o senza permesso di soggiorno?

L’assenza di uno status giuridico regolare non esenta dal controllo, la famiglia deve quindi verificare il possesso del Green pass con ciò che ne consegue (e auspicabilmente regolarizzare il lavoratore e il rapporto di lavoro). I cittadini extracomunitari che non hanno ancora un permesso di soggiorno ma sono in fase de emersione hanno la possibilità di prenotare il vaccino utilizzando il codice fiscale provvisorio, e di conseguenza ottenere il Green pass.

Quali sono le sanzioni?

La famiglia che non controlla il lavoratore può ricevere una sanzione da 400 a mille euro, il lavoratore che entra in casa senza Green pass una da 600 a mille e 500 euro.

Come saranno controllate le famiglie?

Il governo non ha specificato le modalità, ma sembra logico presumere che i controlli saranno fatti a campione.

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Green Pass a Roma: in arrivo la sospensione dello stipendio per le badanti

Si fa presto a dire «sospensione dello stipendio». Se a essere sprovvista di Green pass è la colf di fiducia o la badante inserita in famiglia dopo titubanze e fatica, trovarsi da un giorno all’altro senza un appoggio può mandare in crisi meccanismi collaudati al millimetro. Sì, perché il decreto sull’obbligo di «passaporto verde» per i lavoratori dipendenti riguarda anche l’attività dei collaboratori familiari. Ecco cosa c’è da sapere.

Con i datori di lavoro trasformati in controllori, colf e badanti nel mirino, e rischio sanzioni per tutti: da 600 a 1.500 euro per il lavoratore trovato senza pass, e 400 euro per il datore di lavoro che ha omesso il controllo. «Stiamo già ricevendo telefonate di famiglie che chiedono informazioni e indicazioni su cosa fare con colf e badanti che non vogliono vaccinarsi perché non si fidano – spiega Carlo Ricci, dell’Ufficio colf badanti del Movimento cristiano lavoratori di Brescia -. In attesa di ulteriori chiarimenti su questi casi specifici, prima dell’entrata in vigore dell’obbligo il 15 ottobre, manderemo una comunicazione ai nostri iscritti, ed eventualmente contatteremo chi ha situazioni particolari. La nostra prima risposta, comunque, è di non licenziare il dipendente, ma di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dal contratto per colf e badanti». Che prevede già una maggiore elasticità rispetto a licenziamenti, ma anche la possibilità di utilizzare permessi e ferie anticipate, e di sospendere il contratto per periodi anche prolungati (concordandolo in forma scritta tra le due parti) e di assumere sostituti anche a termine.

Sempre ricordando che per ottenere il Green pass si può anche effettuare il tampone, che vale 72 ore se molecolare, mentre l’antigenico resta valido 48 ore. «Il nostro consiglio è di vaccinarsi, anche per ragioni di tutela degli assistiti che sono persone fragili – precisa Claudia Salmi dell’Ufficio colf badanti di Acli Brescia -. Ma devono essere le famiglie a valutare cosa fare, trattandosi di rapporti di fiducia tra datore e dipendente». Delle circa 16mila colf e badanti regolari nel Bresciano (secondo i dati Inps del 2020, ma la stima è che ce ne siano altrettanti in nero, quindi fuori da possibili controlli), tante sono già vaccinate: dal 16 aprile, infatti, ogni persona in condizione di fragilità che veniva vaccinata poteva far sottoporre all’iniezione anche fino a tre familiari caregiver o badanti con un contratto. La situazione è più complicata per chi lavora in nero ed è presente irregolarmente nel nostro Paese, quindi senza documenti validi per ottenere la tessera sanitaria: solo per le circa 4.700 colf e badanti che lo scorso anno hanno fatto richiesta di emersione nel bresciano, infatti, Ats ha attivato una procedura che tramite un codice numerico consente di prenotare il vaccino dal sito di Regione Lombardia anche senza tessera sanitaria.

Una «buona notizia», a fronte del «sostanziale fallimento del percorso di emersione: solo il 20% delle pratiche è stato evaso» commenta Paolo Reboni, segretario provinciale Cisl che nei mesi scorsi si è attivato per una soluzione al problema. Nessuna soluzione, invece, per chi si è vaccinato all’estero con Sputnik: il vaccino non è riconosciuto dalle autorità sanitarie italiane, e non dà diritto al Green pass; l’unica alternativa è sottoporsi periodicamente al tampone.

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Roma, si va verso l’obbligatorietà dei vaccini alle badanti?

Parla di “enorme vuoto legislativo” l’immunologa Antonella Viola, che lancia un appello affinché anche per queste categorie professionali, come già per gli operatori sanitari e delle Rsa, sia esteso l’obbligo vaccinale e la certificazione verde per lavorare.

Dall’immunologa Antonella Viola arriva un appello affinché obbligo vaccinale e green pass valgano anche per badanti e colf che si occupano delle persone più fragili.

Con un post su Facebook, Viola ha puntato il dito contro uno dei paradossi su cui si è concentrata l’attenzione negli ultimi giorni, ossia la questione del green pass per colf e badanti: per queste categorie professionali infatti non esiste al momento alcun obbligo di vaccinazione né di esibire il green pass ai datori di lavoro. Viola mette in guardia contro quello che definisce “un enorme vuoto legislativo” sul tema della vaccinazione “nelle persone che operano nelle case di migliaia di italiani, spesso prendendosi cura proprio dei più fragili”. Denuncia l’immunologa dell’università di Padova su Facebook: “Mentre gli operatori sanitari e delle Rsa sono giustamente obbligati alla vaccinazione, il personale delle agenzie che si occupano della cura (badanti e colf) non solo non è tenuto a vaccinarsi, ma non ha neppure l’obbligo di green pass per lavorare. Nessun controllo è previsto per queste categorie e mi sono stati segnalati diversi casi di anziani contagiati attraverso i badanti”.

“Le famiglie sono impotenti – osserva – perché si sentono rispondere dalle agenzie che la legge non lo richiede”. Da Viola infine arriva un appello “affinché l’obbligo vaccinale o il Green pass sia esteso anche a queste categorie di lavoratori, che entrano ogni giorno nelle case degli italiani e sono a contatto con pazienti anziani e malati”.

Tra i lavoratori domestici censiti dall’Inps (circa due milioni), 437mila prestano assistenza ad anziani e a persone non autosufficienti, per età o per patologia, anche in regime di convivenza (badanti conviventi o colf conviventi). “Il problema è che la questione riguarda un rapporto tra privati, quindi non è facile da gestire”, ha dichiarato nelle scorse settimane il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa.

Su questo tema era intervenuto anche Andrea Zini, presidente di Assindatcolf (Associazione dei datori di lavoro domestico): “La nostra posizione su green pass e vaccini è abbastanza netta. In caso di rapporto diretto, non intermediato da agenzie, le famiglie hanno tutto il diritto di pretendere la vaccinazione anti covid dal lavoratore da assumere o da quello già in servizio, vista la tipologia delle mansioni svolte e i rischi specifici che possono derivare per il datore e per i suoi familiari. Altrimenti – aveva chiarito Zini -, se il lavoratore non vuole vaccinarsi o rinnovare il green pass quando necessario, nel settore domestico è possibile sciogliere il rapporto di lavoro in modo libero, senza alcuna giustificazione”.

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La Famiglia di Roma puó Obbligare la Badante a Vaccinarsi?

La Famiglia di Roma puó Obbligare la Badante a Vaccinarsi?

La domanda che dà il titolo al nostro intervento è una domanda ormai frequentissima da ascoltare per chi vive il mondo delle badanti. Anche a Roma.

L’arrivo di Settembre segna per molte famiglie di Roma, con la ripresa della scuola e delle attività extrascolastiche, ove possibili, il momento di ricerca di una baby sitter per i figli. Per queste figure, però, a differenza che per le insegnanti, non c’è alcun obbligo di green pass, né di vaccinazione anti-Covid.

I lavoratori domestici di Roma – badanti, colf e baby sitter – non hanno avuto alcuna corsia preferenziale nelle vaccinazioni e hanno dovuto prenotarle man mano che si apriva la possibilità di accedere, nelle Regioni, per le varie fasce di età. Si tratta di una platea di due milioni di lavoratori, al servizio delle famiglie: 920.722 sono in regola, ovvero iscritti all’Inps, gli altri si stima che lavorino in nero.

Tra i lavoratori censiti dall’Inps, 437mila prestano assistenza ad anziani e persone non autosufficienti, per età o per patologia, anche in regime di convivenza.

Per questo l’associazione datoriale Assindatcolf consiglia alle famiglie di inserire nei nuovi contratti di lavoro la disponibilità dei domestici a vaccinarsi contro il Covid (o la validità del green pass) come condizione necessaria per l’assunzione, soprattutto nel caso di assistenza a persone fragili.

Vuoi sapere quanto costa una badante?

«Non si mette in dubbio la libertà dei singoli di vaccinarsi o meno – spiega il presidente di Assindatcolf Andrea Zini -. Le famiglie, però, hanno tutto il diritto di pretendere la vaccinazione anti-Covid dal lavoratore da assumere o da quello già in servizio, vista la tipologia delle mansioni svolte e i rischi specifici che possono derivare per il datore e per i suoi familiari. Altrimenti – conclude Zini – se il lavoratore non vuole vaccinarsi o rinnovare il green pass quando necessario, nel settore domestico è possibile il recesso ad nutum, cioè la possibilità di sciogliere il rapporto di lavoro in modo libero, senza alcuna giustificazione».

Il 38,2% dei lavoratori domestici arriva dall’Est Europa: «In alcuni casi – spiega ancora il presidente di Assindatcolf Andrea Zini – i lavoratori dell’Est sono rientrati in patria dopo la prima ondata della pandemia e hanno fatto il vaccino Sputnik, che però non è riconosciuto dall’Ema e non dà diritto al green pass. Il datore di lavoro domestico può chiedere a questi lavoratori una traduzione giurata della certificazione vaccinale».

Appare invece risolto, secondo Assindatcolf, il problema di accesso al vaccino anti-Covid che era emerso nei mesi scorsi per molti dei 176mila lavoratori domestici extracomunitari coinvolti dalla sanatoria 2020 e in attesa del permesso di soggiorno. Essendo provvisori, il codice fiscale e la tessera sanitaria rilasciati in attesa della conclusione della procedura non erano riconosciuti dai portali di prenotazione dei vaccini in diverse Regioni. Solo un problema tecnico che è stato, poi, risolto.

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Badanti no vax a Roma? Attenzione.

Badante no-vax anche a Roma? Attenzione alla legalità.
È giusto che una badante che assiste un anziano fragile non autosufficiente rifiuti di vaccinarsi contro il Covid?

Al di là della questione meramente ideologica (nella quale volutamente non vogliamo entrare) è indubbio che ne esista un’altra, ancora più urgente, che ha a che fare con l’incolumità delle persone più a rischio e con la sicurezza della privata abitazione.

Se l’obiettivo resta quello di tutelare le categorie più fragili, appare allora evidente come il tema del lavoro domestico non possa essere più lasciato indietro, come invece avvenuto in questi mesi. La discussione sull’obbligatorietà del vaccino anti Covid e sul Green pass per alcune categorie di lavoratori, a cominciare da quelli impiegati nella sanità e nelle residenze sanitarie, deve necessariamente comprendere l’assistenza a 360 gradi, e quindi anche quella che viene svolta a domicilio. Stiamo parlando di circa 2 milioni di lavoratori, nella maggior parte dei casi impiegati in nero, senza contratto o, quando stranieri non comunitari, anche senza un regolare permesso di soggiorno. In attesa (o nell’auspicio) che il governo faccia la sua parte: siamo stati costretti a mettere in campo un piano B. L’idea è quella di inserire nei nuovi contratti di assunzione una specifica clausola che punti ad attestare la volontà dell’assistente familiare, colf, badante convivente o baby sitter, a vaccinarsi o a garantire il possesso di un green pass valido.

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La stessa cosa può essere fatta modificando i contratti di assunzione nei rapporti di lavoro già in essere. Al momento si tratta dell’unica soluzione valida per tutelare le famiglie nelle quali vivono persone fragili, le stesse che in questi mesi, numerosissime, ci hanno contattato per chiedere indicazioni su come gestire il rapporto di lavoro divenuto ‘problematico’ con il proprio domestico che non intendeva vaccinarsi.

Ricordiamo che nella maggior parte dei casi di assistenza a persone non autosufficienti non è possibile garantire il distanziamento o imporre l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. In tutte queste situazioni, che sono molto comuni, la vaccinazione è l’unico strumento per abbattere concretamente il rischio di trasmissione del virus e per tutelare datore e lavoratore.

Infine, qualora la volontà del domestico a non vaccinarsi (con tutti i rischi a essa connessa) rappresenti motivo di mancata fiducia, condizione sulla quale necessariamente deve basarsi un rapporto di lavoro domestico, ricordiamo che è sempre possibile interrompere il contratto in qualsiasi momento e procedere con il licenziamento del lavoratore, ovviamente nel rispetto del periodo di preavviso previsto.

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Immunizzazione obbligatoria per colf e badanti: il caso di Roma

È all’ordine del giorno la problematica attinente la immunizzazione della popolazione e, quindi, l’ottenimento del green pass. In materia di colf e badanti infatti, secondo alcune indagini, su un campione di 464 over 60, il 92% degli intervistati vorrebbe che l’immunizzazione fosse obbligatoria. Gli anziani vogliono quindi che il governo introduca anche l’obbligo vaccinale per i collaboratori domestici, badanti e colf.

Quel che emerge, inoltre, è che tra gli over 60 c’è un’elevatissima propensione alla vaccinazione. Eppure, il 54% del campione dichiara di conoscere uno o più over 60 che non hanno fatto e non intendono fare la vaccinazione, elemento che dimostra una diffusa resistenza tra il resto della popolazione anziana che non partecipa alla socialità e nei quali la cultura vaccinale si diffonde con maggior efficacia. Nello specifico, a temere il covid è soprattutto chi all’interno delle proprie famiglie ha una badante o una colf: solo con il vaccino si diffonderebbe maggiore sicurezza e ci sarebbero meno dubbi circa la contagiosità.

Vieppiù, in Italia ci sono circa 2 milioni di collaboratori domestici di cui il 57, 6% irregolari; nel 52% di casi di tratta di colf e nel 48% di casi di badanti. Trattasi di dati rilevanti che potrebbero costituire un forte pericolo e incidere sulla salute dei più deboli. È nostro dovere informarci e fare in modo che i nostri cari vivano in sicurezza e serenità, specie in compagnia di chi questa serenità deve preservarla.

Già il 63,4% degli intervistati si sottopone abitualmente alla vaccinazione antinfluenzale stagionale e per quanto riguarda la vaccinazione anti Covid-19, la risposta è ancora più soddisfacente: ha infatti completato il ciclo vaccinale con entrambe le dosi l’84,7% del campione; il 13,1% ha fatto soltanto la prima dose; lo 0,2% ha dato l’adesione per fare il vaccino e ha già l’appuntamento; l’1,1% ha dato adesione per fare il vaccino e sta aspettando l’appuntamento. Insomma, solo lo 0,9% non farà il vaccino per timore delle conseguenze. A questo punto, dunque, il dialogo è aperto anche per le badanti che devono assistere e affiancare quotidianamente i nostri cari. Proteggiamoci, prendiamoci cura dei nostri cari!

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La questione vaccino e green pass tra le badanti residenti a Roma

“Mancano i vaccini? A questo punto, se non si possono vaccinare gli assistiti, almeno si vaccinino gli assistenti che comunque sono quelli che portano un maggiore rischio all’interno della bolla familiare”. Queste sono le parole del presidente di Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, componente della Federazione Italiana Fidaldo.

Si è sempre ritenuto che il lavoro di cura, anche se reso in ambito familiare, non avesse nulla di diverso rispetto alle attività dei paramedici, sia in ospedale che nelle residenze protette. Per cui, per creare delle bolle di tutela degli assistiti e, quindi, dei familiari delle nostre famiglie associate, è necessario che vengano vaccinati. Lo stesso viceministro Sileri si è preso in carico della richiesta di vaccino per le badanti ad ore e badanti conviventi, citando le badanti tra le categorie che svolgono attività lavorativa a rischio, ovvero a strettissimo contatto con le persone più fragili, anziani anche over 85, malati e disabili.

Ma questo si scontra con la realtà dei fatti: parliamo di 460mila lavoratrici e più del doppio considerando gli irregolari che credo si dovrebbero comunque vaccinare. Il problema resta la mole di persone da vaccinare tra assistiti e assistenti, e si considerino almeno 2 milioni di persone. Purtroppo sono cifre che non possono che rimandare a dopo l’estate. Inoltre si sono sommati due fattori. Primo: c’è una sorta di silenzio sul tema perché si solleva un problema legato agli extracomunitari, un problema politico. Secondo: c’è la presa di posizione di Francesco Landi, presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia e responsabile del Day Hospital post-Covid del Policlinico Gemelli di Roma, che a proposito della scarsità dei vaccini, soprattutto quelli su cui si contava per allargare l’effetto gregge hanno dei limiti di età, sostiene che, se i vaccini anti-Covid a disposizione per gli over 65 sono disponibili in dosi minori rispetto al piano del governo, si dovrà provvedere allora a somministrarlo ai loro contatti: dalle badanti a chi se ne prende cura.

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