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Roma, la Lontananza dal Paese d’Origine, le Badanti e la Sindrome Italia

Anche a Roma la sindrome Italia, in relazione al dramma delle badanti straniere, rappresenta una serie di problematiche profonde e complesse che riguardano l’impiego delle badanti provenienti da paesi stranieri in Italia.

Queste difficoltà sono spesso associate a condizioni di lavoro precarie, mancanza di diritti e protezioni adeguate, nonché il rischio di sfruttamento e abusi.

In Italia, molte persone anziane, disabili o con esigenze di assistenza quotidiana dipendono dalle badanti straniere per la cura e l’assistenza a domicilio.

Uno dei principali problemi è rappresentato dal lavoro irregolare e sommerso.

Molte badanti straniere lavorano senza contratti regolari, in nero, senza benefici o protezioni previste dalla legge.

Questa situazione le espone a una grande vulnerabilità, in quanto i datori di lavoro possono sfruttare la loro posizione di svantaggio per pagare salari bassi, imporre orari di lavoro eccessivi o privarle di diritti fondamentali.

Le badanti che vengono da paesi extracomunitari si trovano ad affrontare difficoltà nell’ottenere i permessi di lavoro e di soggiorno in Italia.

Questo crea una situazione di instabilità e incertezza legale, che le rende facilmente sfruttabili.

Alcuni datori di lavoro disonesti possono minacciare di denunciarle alle autorità per costringerle a lavorare in condizioni ingiuste o a basso costo.

È importante sottolineare che non tutte le esperienze di badanti straniere in Italia sono negative.

Ci sono datori di lavoro che trattano le badanti con rispetto, garantendo loro stipendi adeguati e rispettando i loro diritti.

Per affrontare questa situazione complessa, sono necessari sforzi coordinati da parte delle istituzioni, delle organizzazioni della società civile e della comunità nel suo complesso. È fondamentale che le istituzioni italiane si impegnino a garantire la protezione dei diritti dei lavoratori stranieri, comprese le badanti.

Ciò potrebbe comportare l’introduzione di leggi e regolamenti più rigorosi che disciplinano l’impiego delle badanti, garantendo loro condizioni di lavoro dignitose, salari adeguati e benefici previsti dalla normativa.

È altrettanto cruciale migliorare il sistema di concessione dei permessi di lavoro e di soggiorno per le badanti straniere, semplificando le procedure e riducendo gli ostacoli burocratici.

Ciò contribuirebbe a garantire una maggiore stabilità e sicurezza per le badanti, consentendo loro di lavorare in condizioni più favorevoli e di godere di diritti adeguati.

Parallelamente, è importante promuovere una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione sulle problematiche legate all’impiego delle badanti straniere in Italia.

Questo può aiutare a combattere gli stereotipi e la discriminazione nei confronti di queste lavoratrici, promuovendo una maggiore solidarietà e accoglienza nella società italiana.

Infine, è fondamentale collaborare con le organizzazioni della società civile, le associazioni di categoria e gli esperti del settore per affrontare in modo efficace le problematiche legate alle badanti straniere in Italia.

Queste organizzazioni possono svolgere un ruolo fondamentale nel fornire assistenza legale, consulenza e sostegno alle badanti, e nel promuovere un dialogo costruttivo con le istituzioni per migliorare la legislazione e le politiche in materia di lavoro domestico.

La sindrome Italia riguardante le badanti straniere è un problema complesso che richiede soluzioni integrate e un impegno a lungo termine.

È essenziale lavorare insieme per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori stranieri e creare un ambiente di lavoro dignitoso e giusto per le badanti in Italia.

 

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Roma: la Legalità nell’assunzione della Badante, Evitate il Nero!

Avere badanti a Roma in nero, ossia non registrate ufficialmente e pagate senza adeguato rispetto delle leggi sul lavoro, è un problema significativo per varie ragioni.

Sia il datore di lavoro che la badante potrebbero affrontare sanzioni legali se scoperti.

Soprattutto il datore potrebbe essere multato o, in alcuni casi, potrebbe persino affrontare accuse penali.

Le badanti in nero non godono dei diritti e delle protezioni legali che sono garantite ai lavoratori registrati, che tra le altre cose possono includere l’accesso a cure mediche, ferie pagate, ore di lavoro regolamentate e un salario minimo, il rischio può anche essere quello di sfruttamento e condizioni di lavoro ingiuste.

Poi in caso di infortunio sul lavoro, la badante non avrebbe diritto a un’assicurazione che copra le spese mediche o la perdita di reddito.

La badante in nero non avrebbe diritto a contributi previdenziali, cosa che può essere problematica in futuro quando, per esempio, sarà in età da pensione.

Si sa che l’impiego di badanti in nero contribuisce all’economia sommersa e all’evasione fiscale, il che è dannoso per la società nel suo complesso poiché riduce le risorse disponibili per i servizi pubblici.

Per tutte queste ragioni, è importante che tutti i lavoratori, comprese le badanti, siano adeguatamente registrati e retribuiti in conformità con le leggi sul lavoro.

Bisogna sapere che assumere una badante richiede una serie di passaggi che comprendono la definizione delle esigenze del lavoratore, l’assunzione legale e il rispetto dei diritti del lavoratore.

Prima di tutto, è importante capire bene quali sono le esigenze della persona che ha bisogno di assistenza.

Questo include il tipo di assistenza (assistenza personale, pulizia, cucina, ecc.), l’orario di lavoro (part-time, full-time, live-in, ecc.), e le competenze particolari che potrebbero essere necessarie (come l’esperienza nel gestire particolari condizioni mediche).

È necessario verificare che la badante abbia tutti i documenti necessari per lavorare legalmente, come carta identità, codice fiscale, e permesso di soggiorno qualora sia extracomunitaria.

 

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Il Manuale della Badante a Roma

Se la scelta di assumere in nero una badante a Roma è sicuramente pessima per la famiglia, non è molto meglio neppure per la badante stessa.

Il nero fa sì che la lavoratrice non sia tutelata in alcun modo: non avrà contributi, non potrà usare il lavoro, per esempio, per aggiornare il permesso di soggiorno o chiedere, quando ne abbia i requisiti, la cittadinanza italiana qualora lo desideri.

Le badanti che lavorano con agenzia non vengono sfruttate, ma la badante in nero o comunque non tutelata, viene trattata spesso in modo disonorevole e, in caso di maltrattamenti, non ha le spalle coperte, non c’è un’agenzia o un sindacato che la possa aiutare.

E pur vero, come si è appena visto, che la lavoratrice può denunciare il datore di lavoro anche in assenza di filmati di prova, ma spesso la badante ha troppa paura delle conseguenze, si sente in torto in quanto assunta in modo irregolare, dunque subisce finché, non facendocela più, lascia l’assistito senza preavviso.

È importante capire di non farsi sfruttare, non bisogna cadere nella tentazione di lavorare in nero, senza un contratto pur di avere dei soldi subito, perché la famiglia può lasciare a casa la lavoratrice da un momento all’altro e questa non avrà alcuna protezione o garanzia.

Se si lavora in nero per anni, come spesso succede, un domani non si avranno i contributi necessari per una pensione e si saranno buttati via anni di lavoro e di vita.

Di conseguenza trattiamo un punto fondamentale che riguarda la possibilità di andare in disoccupazione terminato un lavoro: cosa possibile solo a chi è stato assunto in regola.

 

La NASPI colf badanti è la nuova assicurazione sociale per la disoccupazione dei lavoratori domestici. Spetta a chi sia assunto con contratto per badante e/o badante convivente regolare, che si trovi a perdere il lavoro in modo involontario, comunemente per decesso dell’assistito o per trasferimento in RSA.

Sottolineiamo che, ovviamente, questo è concesso soltanto a lavoratrici regolari, non spetta invece alcuna disoccupazione a lavoratrici in nero, come è prevedibile.

L’indennità di disoccupazione colf e badanti è stata introdotta dalla riforma del lavoro, Jobs Act del governo Renzi e sostituisce ASPI e MINI ASPI della riforma Fornero.

La NASPI colf badanti offre un sostegno al reddito per i lavoratori domestici che, come detto, perdano involontariamente il loro posto di lavoro regolare.

Vediamo, a grandi linee, come si effettua il calcolo ore di lavoro per colf e badanti premesso che:

  • 30 giorni di lavoro sono pari a 5 settimane da 6 giorni.
  • Ogni settimana per essere considerata utile ai fini contributivi deve avere almeno 24 ore lavorative.

Le ore di lavoro per colf e badanti vanno calcolate così:

Somma delle ore dei MAV pagati degli ultimi 4 trimestri:24 ore = settimane contributive degli ultimi 12 mesi. Il requisito è soddisfatto quando le settimane risultino essere almeno 5.

Per esempio, se nei MAV risulta un totale di 624 ore degli ultimi 12 mesi, poiché 624:24=26 settimane contributive, significa che possiamo richiedere la Naspi.

Come si calcola l’importo NASPI colf badanti?

L’importo mensile NASPI che spetta a colf e badanti è determinato dalla retribuzione degli ultimi 4 anni, con un tetto massimo mensile.

La durata dell’indennità di disoccupazione colf badanti dipende dal numero di mesi di contributi versati.

Infatti, la NASPI è corrisposta per la metà delle settimane totali di contribuzione negli ultimi 4 anni,fino a un massimo di 24 mesi.

A partire dal 91° giorno di disoccupazione in poi, il sussidio diminuisce del 3% per cento ogni mese

 

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Raccomandazioni a Roma sull’Assunzione in Regola della Badante

Non si ripeterà mai abbastanza anche a Roma che affidarsi al passaparola nella ricerca di una badante è la cosa peggiore.

Non importa se il collega si è trovato benissimo con quella persona, era il suo caso, non quello di qualcun altro.

Se quella badante era l’ideale per lui, per il suo congiunto, non è assolutamente detto che lo sarà per noi.

Ogni caso è uguale a se stesso e, come abbiamo visto, bisogna selezionare la lavoratrice adatta al proprio caso, al carattere dell’assistito, alle sue necessità, non a quelle di qualche conoscente: la famiglia deve scindere la questione della conoscenza dalla questione della professionalità.

E già stato esaminato un esempio di questionario piuttosto preciso, che potrebbe essere usato, anzi andrà usato come base per la nostra ricerca.

La cosa peggiore che una famiglia può fare per il congiunto, è assumere una badante in nero.

La persona che si è assunta potrebbe essere davvero in gamba ma, attenzione!

Supponiamo che la badante abbia un incidente… Supponiamo che, mentre porta al parco l’assistito, venga fermata per un controllo e si scopra che non solo non ha un contratto di lavoro, ma neppure un permesso di soggiorno!

Ora si immagini che non sia così onesta e che un giorno, improvvisamente, non si presenti più al lavoro, o se ne torni a casa sua senza preavviso.

La badante in nero sa che il datore di lavoro è in difetto e ha parecchie frecce al suo arco.

Per capirci, se ne ha la possibilità di farci una vertenza, la fa sicuramente, giusto per ricavarne un bel tesoretto.

In ogni caso, vertenza o meno, qualsiasi imprevisto può causare parecchi guai.

Se scivola, se l’assistito dà di matto, è un problema qualunque sia la problematica.

Molti assumono la persona a ore, mentre poi nella realtà è convivente, e questa sarebbe una buona causa di vertenza.

La badante è una lavoratrice, come è già più volte stato sottolineato, quindi se trova di meglio saluta la famiglia che l’ha assunta, anzi, se ne va senza salutare.

In base a quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, una badante in nero ha la possibilità di eseguire delle riprese video e audio della casa nella quale lavora.

L’obiettivo è proprio quello di dimostrare che si sta lavorando in nero, senza commettere un reato di violazione della privacy e del domicilio di un’altra persona.

Questo porterà a una possibile vertenza lavorativa, in seguito alla quale il datore di lavoro sarà tenuto a pagare:

  • I contributi mai versati
  • Eventuali differenze di retribuzione previste dal contratto collettivo del lavoro
  • Il TFR
  • Le ferie retribuite e i permessi non goduti

La badante in nero ha il diritto di denunciare la persona per cui lavora all’Ispettorato del lavoro o in Tribunale, anche in assenza di prove video o audio. In questo caso, sebbene le sue dichiarazioni non bastino a dimostrazione del fatto alla base della denuncia, costituiscono prova le testimonianze di persone che abbiano assistito allo svolgimento della sua attività in nero.

Quali sono, a questo punto, le conseguenze legali che ricadono sulla persona che fa lavorare qualcun altro in nero?

In primissimo luogo, devono prima di tutto essere versate tutte le somme che il denunciante avrebbe ricevuto in caso di assunzione regolare.

Per fare un esempio, l’omissione di contributi previdenziali prevede il versamento di un importo raddoppiato.

Tra i rischi ci sono:

  1. Dover pagare nuovamente tutti gli stipendi in quanto, avendoli versati in contanti, non esiste tracciabilità al riguardo, quindi non c’è prova che siano stati regolarmente versati
  2. Una serie di sanzioni amministrative:
  • La prima è prevista per l’omessa o ritardata comunicazione dell’assunzione all’INPS ed
 è di valore variabile.
    Può essere applicata una sanzione amministrativa per la mancata iscrizione all’INPS per ogni lavoratore in nero, maggiorata di una quota supplettiva per ogni giorno di lavoro svolto.
  • Per l’omesso pagamento dei contributi previdenziali sono previste sanzioni pari a una cifra compresa tra il 30% e il 60% dei contributi evasi su base annua. La sanzione amministrativa è applicabile anche su una sola giornata di lavoro in nero.

Naturalmente la tentazione di assumere in nero è molto forte: nessuna burocrazia, prezzi molto inferiori, in quanto non si devono pagare tasse e contributi, insomma, sembra uno scenario meraviglioso!

Ma ci sono delle trappole, in questo scenario, come abbiamo visto e non è nemmeno tutto qui!

Il minor costo iniziale, si trasformerà in un prezzo molto salato, quando dovremo pagare multe, contributi, stipendi in realtà già versati e così via, senza contare che magari la badante non è poi così tanto preparata.

Ci sono poi i casi estremi, come quelli in cui la badante picchia l’anziano, oppure casi di furto anche grave, oppure quei casi strani, in cui improvvisamente figli e nipoti si trovano diseredati e il testamento è tutto per la badante… e potremmo trovare casi su casi, volendo.

Un caso emblematico è quello in cui una badante ha circuito l’anziano, credendolo molto più ricco di quanto non fosse.

La verità è che la donna aveva sentito i figli parlare di eredità, di bonus e si era convinta di trovarsi in casa di un milionario.

Così ha iniziato a circuirlo, arrivando a infilarsi nel suo letto nuda avendo con lui, per quanto possibile, rapporti sessuali.

Fortunatamente, dopo un po’, i figli hanno iniziato ad accorgersi che qualcosa non quadrava, avevano la sensazione di qualcosa di strano, anche se non riuscivano a raccapezzarsi.

Così hanno deciso di cambiare badante, ma a questa notizia, l’anziano si è opposto con forza, anzi, con eccessiva forza, e non voleva assolutamente sentir parlare di cambiarla e anche questo fatto era strano.

Finché, messo alle strette dai figli, finalmente ha ammesso di aver avuto rapporti con quella donna.

Il fattore umano è imprevedibile.

Neppure un’agenzia, pur selezionando e tenendo sotto controllo ogni collaboratore, è in grado di prevedere determinati comportamenti, figurarsi se un passaparola può essere affidabile!

In nero, davanti a un fatto come questo, la badante può andare alla polizia e dire che l’anziano le è saltato addosso, che l’ha importunata e ha tentato di violentarla.

Può ricattare la famiglia, insomma, può succedere di tutto, perché non c’è nessuna garanzia e nessun intermediario.

In questo caso specifico, l’agenzia cui i figli dell’anziano si erano rivolti, ha chiamato la badante, convincendola a lasciare quel lavoro, con la promessa di un altro lavoro, migliore e meglio pagato di quello, finché lei se n’è andata.

L’agenzia ha poi mandato un’altra persona alla famiglia, ovviamente non facendosi più sentire con la prima.

Sarebbe stato importante fare una denuncia ma, nonostante le insistenze, la famiglia non ha voluto denunciare e la cosa è finita li.

Recentemente si è verificato un caso inquietante, per cui una badante incinta si è fatta sposare dal figlio dell’assistito.

Naturalmente si è licenziata ed è stato necessario assumerne un’altra, in quanto si sarebbe creato un conflitto di interessi.

Sono casi delicati, ma ce ne sono moltissimi.

 

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Roma, Controlli Inail sullo Stato di Salute delle Badanti : Stop al Lavoro In Nero!

Riportiamo anche a Roma che, pur se ancora poco chiaro, all’interno del nuovo Decreto Lavoro per tutto il 2023 ci saranno maggiori sgravi contributivi dedicati alle badanti.

Le novità emergono dalla bozza del nuovo testo, che comprende per l’appunto un aumento degli sgravi contributivi e previdenziali dedicato ai collaboratori domestici.

L’obiettivo è quello di tentare di contrastare il lavoro in nero incrementando la quota di costi previdenziali e assistenziali che i datori di lavoro possono dedurre dal reddito complessivo ai fini Irpef.

Nello specifico all’articolo 34 del nuovo testo (anticipato da Il Sole 24 Ore), che affronta il capitolo dei lavoratori domestici, si parla di aumento del tetto dello sconto fiscale per chi paga i contributi alle badanti, ma anche dell’estensione della sorveglianza sanitaria.

Il tetto alla deduzione Irpef dal reddito complessivo del costo pagato nel corso dell’anno dalle famiglie per i contributi previdenziali versati in relazione agli addetti ai servizi domestici e all’assistenza personale o familiare sale dagli attuali 1.549,37 a 3.000 euro.

La legge prevede già che le badanti abbiano diritto a indennità relative all’assicurazione per malattie professionali e infortuni.

Una quota dei contributi versati all’Inps riguarda anche l’assicurazione Inail.

Ma cambia poiché verrà estesa a tutti i lavoratori domestici: anche per questi dipendenti pertanto l’Inail potrà procedere con una visita medica preventiva.

La periodicità di questi accertamenti, qualora non prevista, viene stabilita, di norma, in una volta l’anno.

La visita medica, inoltre potrà essere richiesta anche dal lavoratore per valutare le condizioni di salute e se queste sono suscettibili di peggioramento a causa dell’attività lavorativa svolta.

Non ci sarà nessun onere per le famiglie: alle visite mediche provvede, come detto, l’Istituto nazionale per l’assicurazione sul lavoro attingendo dalle proprie risorse.

Il che significa che per i datori di lavoro e dunque per le famiglie non ci saranno costi nello gestire le visite mediche preventive o quelle periodiche di controllo sulla verifica dell’idoneità alla prestazione di lavoro del collaboratore domestico.
Da questo deduciamo un interessamento al lavoro in nero, poiché recandosi all’interno delle famiglie sarà sempre più difficile poter operare in maniere illegale; e questo non solo per la singola badante che si offre alla famiglia, ma anche per le cooperative/associazioni che prendono personale con contratti irregolari e li mandano dalle famiglie ignare che ciò che firmano non è il contratto nazionale dei collaboratori domestici.

Aes Domicilio insiste molto sull’argomento, perché soltanto il lavoro regolare permette una sicurezza sia alla badante che alla famiglia.

 

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Roma: Reati Verificabili nel Lavoro Domestico

Conoscendo il mondo delle badanti possiamo purtroppo dire che anche a Roma ancor oggi la percentuale del lavoro domestico è in nero.

Purtroppo perché c’è ancora poca cultura della badante vista come vero lavoratore.

Le associazioni come Aes Domicilio si prodiga ogni giorno per estirpare questa piaga del lavoro nero o con mezzi poco leciti di assunzione.

Da questo ne può derivare che si creino dei conflitti poco gestibili tra badante e famiglia.

Per meglio comprendere le problematiche delle famiglie italiane legate alle esperienze di furti o reati commessi dai lavoratori domestici, abbiamo trovato un articolo interessante che qui riportiamo.

Si tratta della Fondazione Leone Moressa che ha condotto un’indagine a campione rivolta alle famiglie associate con DOMINA.

Il campione comprende circa 400 famiglie che hanno o hanno avuto un lavoratore domestico: il campione si concentra prevalentemente al Centro-Nord.

Entrando nel merito della questione legale, oltre la metà dei rispondenti (56%) dichiara di aver subito furti da parte dei lavoratori domestici. Si tratta prevalentemente di generi alimentari (41,1%) o vestiario e biancheria (37,2%). Meno frequente invece il caso di furto di denaro o oggetti preziosi (21,7%).

Per quanto riguarda i reati penali, solo il 14,5% del campione dice di aver subito episodi di questo tipo.

Si tratta, per citarne alcuni, di violazione di domicilio da parte di terzi, stalking o minacce, truffa ai beni di famiglia (circonvenzione d’incapace – testamenti viziati – intestazione di beni di famiglia – depauperazione del patrimonio di famiglia), ricatti per segreti personali o di famiglia, prelievo non autorizzato con il bancomat o con la carta di credito.

Di nuovo abbastanza frequente (48,9%), invece, il verificarsi di altri fatti gravi quali:

  • abbandono dell’assistito
  • maltrattamenti fisici
  • segregazione della persona non autosufficiente
  • tentato omicidio
  • molestie

La percentuale di denunce è molto bassa nel caso dei furti (6,3%), mentre sale per i reati (18,9%) e gli altri fatti gravi (40,8%).

Piuttosto consistente (dal 30 al 50%) la quota di licenziamenti a seguito di evento criminoso.

Significativa invece la percentuale di famiglie che non prende alcun provvedimento: circa una su due nel caso dei furti e una su tre nel caso dei reati.

Vista la bassa percentuale di denunce, è interessante chiedere alle famiglie quali siano i fattori principali che spingono il datore di lavoro a non procedere.

La risposta più frequente (46,9% dei casi) è “non ne vale la pena”: si tratta infatti di importi poco cospicui (nel caso di 12 furto) o fatti non così rilevanti.

Un altro fattore deterrente è rappresentato dalla mancanza di prove (25,4%).

Una quota significativa di datori di lavoro non ha denunciato il furto o il reato per timore di essere ricattato per irregolarità relative al rapporto di lavoro: si tratta in primo luogo di lavoratori domestici irregolari o della cosiddetta “zona grigia”, in cui oltre alla componente regolare esiste una integrazione non dichiarata.

L’indagine a campione illustrata in questo capitolo ha dimostrato come la maggior parte delle famiglie (56%) abbia subito almeno una volta un furto da parte del lavoratore domestico.

Il rischio è naturalmente molto alto, dato che il lavoratore domestico (in questo caso non solo badante) lavora in casa, generalmente in assenza del proprietario.

Il fatto che in casa vi siano molti oggetti di valore, anche di piccole dimensioni, porta in molti casi il datore a non accorgersi subito della mancanza, per cui in molti casi è difficile poter accusare proprio il lavoratore.

Va detto, per correttezza, che per lo stesso motivo alcune volte il lavoratore diventa il capro espiatorio per lo smarrimento di oggetti da parte del proprietario.

In generale, è importante curare fin da subito il rapporto di fiducia tra lavoratore e datore di lavoro, improntandolo sulla trasparenza e sulla lealtà.

Inoltre, come detto, la rete familiare svolge un ruolo di prevenzione molto importante.

Allo stesso modo, il supporto da parte di associazioni e consulenti può aiutare nella gestione dei singoli casi, condividendo esperienze altrui e mettendo in comune le proprie necessità.

 

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Roma, la Badante Sposa Viene Perseguitata

Anche a Roma raccontiamo questa storia  che è tratta da quotidiani locali dell’Emilia Romagna e vede due fratelli denunciati dalla seconda moglie del padre, una 74enne originaria dell’Est Europa, che prima aveva operato come badante presso l’anziano, conosciuto nel 2004, per poi sposarlo con rito civile nel 2016, quando lui era un 89enne, un anno prima della sua morte, avvenuta nel 2017.

Per il figlio è arrivata così condanna in primo grado per tre capi di imputazione riguardanti i reati di lesioni personali e violenza privata, ma anche otto assoluzioni, perché il fatto non sussiste, per altri reati: estorsione, atti persecutori, sequestro di persona, calunnia.

La tensione esplose nel 2015 quando la badante, lamentando di non essere stata pagata, presentò un conto di 100.000 euro ai figli, residenti all’estero.

La famiglia contestò la richiesta perché, a loro dire, lei non aveva svolto mansioni regolari da badante, ma era stata sostanzialmente ospitata dal loro genitore.

L’anziano allora la nominò erede testamentaria, presentando un certificato medico in cui si attestava la sua piena capacità di intendere e di volere, fatto contestato dai figli, vista la demenza senile di cui soffriva, diagnosticata e certificata.

Tuttavia, a far salire ulteriormente la tensione fu quanto avvenuto nel 2016: la badante e l’anziano convolarono a nozze con rito civile, all’insaputa dei figli e quando quest’ultimi tornarono a trovare il padre, in occasione delle festività di Pasqua, vennero a sapere del matrimonio dalla matrigna che si rifiutò di farli entrare in casa, tanto più che dovettero intervenire i Carabinieri.

I figli scoprirono che il padre aveva cointestato il conto corrente alla donna e quest’ultima aveva prelevato 85.000 mila euro sui 144.000 depositati: le chiesero di restituirli, fatto che la donna ha denunciato, portando al capo di imputazione per estorsione, dal quale il figlio è stato assolto.

Alla morte dell’anziano capofamiglia ci fu un altro momento di conflittualità tra le parti: l’inventario dei beni in casa.

La disputa giudiziaria non è però ancora finita.

L’ex badante è a processo per lesioni, appropriazione indebita e circonvenzione di incapace: i fratelli infatti hanno voluto vederci chiaro sul testamento e accusano la donna di aver messo le mani su ogni bene del loro genitore.

“Non c’è rimasta neanche una foto”, lamentarono.

I figli hanno denunciato la badante/ moglie anche per omicidio colposo, sostenendo che il padre soffrisse di denutrizione e che la sua alimentazione fosse trascurata.

Anche qui la controparte ha dato versione diametralmente opposta: era l’anziano marito a mangiare poco.

 

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Regolarizziamo la Badante a Roma! Esiste il Contratto Nazionale

Ricordiamo sempre anche a Roma che fare la badante è fare uno dei tanti lavori: non è niente di diverso e per questo motivo esiste un contratto nazionale che permette di assumere la badante in regola.

La famiglia è il datore di lavoro.

Bisogna considerare è che la percentuale di disoccupazione del personale qualificato nel settore dell’assistenza agli anziani e ai disabili è prossima allo 0.

Questo significa che se una persona ha:

  • buone referenze
  • carichi pendenti e casellario giudiziale pulito
  • manualità
  • documenti in regola
  • padronanza della lingua

può andare in qualsiasi associazione e trovare un impiego “in regola” in massimo 2 settimane.

Per impegno in regola si intende:

  • contratto con 13 mensilità + TFR
  • regolarità nella gestione della parte contributiva
  • orario di lavoro definito e gestione straordinari
  • diritto al riposo e alle ferie

Questo significa che il pubblico di operatori che rappresenta la “prima scelta” è accessibile solo tramite canale ufficiale. E meno male!

Da qui si capisce come la persona che diventa badante per lavorare ha tutti i diritti di ogni lavoratore.

Ma la famiglia può aver paura a sentirsi datore di lavoro, e per questo e perché vi è ancora poca conoscenza in merito, tengono le badanti in nero.

Attenzione però, non c’è niente di peggio, è come se voi siete assunti in nero nell’azienda dove lavorate!

Le famiglie che tengono il personale non in regola si auto-rassicurano pensando che le badanti che lavorano a nero non dispongano della cifra necessaria per poter affrontare una causa legale.

La verità è che per la badante è sufficiente recarsi a qualsiasi sportello badante o sindacato per poter avviare un dialogo con un avvocato specializzato nel settore, che per prima cosa valuterà quanto si potrà richiedere, poi se la famiglia dove ha lavorato è solvibile (immobili di proprietà, risparmi in banca, tipologia di reddito) ed alla fine andrà ad introdurre un giudizio per ottenere l’importo massimo da richiedere sulla base delle violazioni che ha constatato.

AesDomicilio ha ovviamente la soluzione per assumere una badante, che è quella di stipulare un regolare contratto di assunzione per badanti.

Il lavoro delle badanti è, infatti, disciplinato da apposito Ccnl badanti 2022 che è stato tra l’altro oggetto di recente rinnovo e che prevede norme specifiche relative a Livelli di inquadramento delle lavoratrici, mansioni, ruoli e relativi stipendi per maturazione di ferie e permessi, riposi, malattia e infortunio, dimissioni e licenziamento, maturazione del Tfr, nuove indennità.

 

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Il Rischio nel Trovarsi la Badante da Soli a Roma

Le badanti che prestano servizio presso le famiglie di Roma sono persone con un vissuto, con delle emozioni, con delle vite.

La famiglia dell’assistito, l’anziano e la badante hanno lo stesso bagaglio, si certo diverso per via delle diversità di paesi e cultura, ma sono tutti uguali.

È perciò difficile sapere se la badante andrà poi bene nella situazione familiare, non tanto per le competenze, ma per il carattere, per la compatibilità con la persona da assistere.

Nessuno, nemmeno Aes Domicilio può mettere la mano sul fuoco per garantire la perfezione nella badante, insomma il rischio che non possa andar bene c’è. Ma c’è anche la associazione con il suo personale a disposizione per qualsiasi situazione che si viene a creare e quindi aiutare la famiglia in altre selezioni.

Se siete da soli invece il rischio è più alto.

Ecco cosa può capitare.

Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, sembra che una donna 36enne di origini georgiane fosse stata assunta dai familiari dell’anziana, un’88enne con problemi di salute, come collaboratrice domestica: secondo gli accordi la donna avrebbe potuto occupare una stanza della casa dell’assistita e trasferirvi il proprio domicilio, oltre a ricevere un compenso, in cambio di aiuto.

Ma le condizioni di salute dell’anziana, dopo il suo arrivo, sarebbero peggiorate repentinamente, tanto da portare i suoi familiari ad installare dei sistemi di video-sorveglianza all’interno dell’abitazione per capire cosa succedesse in casa.

I filmati hanno permesso loro di scoprire che la donna, in diverse occasioni, avrebbe abbandonato l’anziana in casa di sera, per fare rientro solo nella tarda mattinata successiva, lasciandola senza cibo e acqua, visto che non poteva muoversi.

Ma non è tutto: sembra infatti che la badante abbia anche maltrattato fisicamente l’88enne impossibilitata a reagire.

Sarebbe stata così allontanata dall’abitazione e denunciata.

Al termine delle attività investigative svolte dai carabinieri della compagnia di Gioia Tauro (Reggio Calabria), sarebbe ora stata arrestata a Pordenone – dove, nel frattempo, era stata assunta regolarmente da un’altra famiglia – in esecuzione di un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palmi.

Dovrà rispondere dell’accusa di maltrattamenti in famiglia e abbandono di persona incapace.

Per “maltrattamenti in famiglia” si intende la fattispecie delittuosa commessa da “chiunque […] maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte”.

Non si riferisce, dunque, ai soli familiari della vittima, ma anche ad eventuali collaboratori domestici, qualora vi sia, da parte loro, l’omissione delle cure richieste dalla propria figura professionale.

 

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Roma: la Badante In Regola 2023, perché è Fondamentale

Purtroppo il lavoro della badante è uno dei pochi a essere ancora parzialmente riconosciuto come serio e quindi associabile ad un altro qualsiasi lavoro con regolare contratto.

Anche a Roma bisogna sdoganare questa cosa, bisogna far conoscere il contratto di lavoro della badante e anche che la famiglia, che non fa fatica a vedersi come datore di lavoro, deve obbligatoriamente assumere.

L’assunzione non è una libera scelta delle parti, né è rimessa alla volontà della colf o della badante: è invece obbligatoria per legge.

L’omessa regolarizzazione della lavoratrice domestica costituisce tuttavia un illecito amministrativo punito solo in capo al datore di lavoro e non della lavoratrice.

Le sanzioni sono di carattere amministrativo e non penale.

I rischi per il datore di lavoro che prende presso di sé una lavoratrice domestica in nero sono innanzitutto legati alle sanzioni che lo Stato può irrogare, sanzioni che – come detto al precedente paragrafo – sono però solo di carattere amministrativo.

In particolare:

  • se la badante ha svolto attività in nero per non oltre 30 giorni, c’è una sanzione da un minimo 1.800 euro a un massimo 10.800 euro
  • se la badante ha svolto attività in nero per non oltre 60 giorni, la sanzione parte da un minimo di 3.600 euro e arriva ad un massimo di 21.600 euro
  • se la badante ha svolto lavoro in nero per oltre 60 giorni, la sanzione oscilla tra un minimo di 7.200 euro e un massimo di 43.200

Ci sono poi altri rischi per chi fa lavorare una colf o una badante in nero.

Il primo scatta in caso di infortunio sul lavoro: se la lavoratrice infatti non è assicurata, il datore di lavoro deve rispondere del danno fisico patito dall’interessata risarcendone tutte le conseguenze.

La cifra per una banale frattura può raggiungere diverse migliaia di euro.

Il secondo rischio invece è collegato alla possibilità di contestazioni da parte della dipendente.

Se questa, infatti, un giorno dovesse chiedere il pagamento di tutti i contributi che mai le sono stati versati, le differenze retributive, le straordinarie, le ferie e soprattutto il Tfr – il trattamento di fine rapporto di lavoro – il datore non avrebbe come difendersi.

Dinanzi a un’ipotesi del genere c’è il rischio di vedersi pignorare la stessa casa, attesa l’entità delle cifre in ballo.

A regolare l’orario di lavoro dei contratti per badanti è l’articolo 14 del ccnl per lavoro domestico, il quale rimanda all’accordo tra le parti.

Tuttavia, il medesimo articolo non stabilisce un minimo di ore ma solo un massimo di ore giornaliere differenti a seconda che si tratti di badanti conviventi con vitto e alloggio o di badanti non conviventi:

  • il contratto badanti conviventi può prevedere fino a 10 ore giornaliere non consecutive, per un totale di 54 ore settimanali
  • il contratto badanti non conviventi può prevedere 8 ore giornaliere non consecutive, per un totale di 40 ore settimanali distribuite su 5 oppure 6 giorni
  • in caso di lavoro esclusivamente notturno, il massimo di ore per contratti badanti 54 ore, solitamente 9 dal lunedì al sabato con la domenica libera.

 

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